Adesso, naturalmente, ci si potrebbe chiedere quanto tempo è stato perso invano: e soprattutto quanto è costato, questo tempo, in termini economici e di credibilità politica. Di fronte a una situazione che appariva compromessa da un paio di mesi almeno, sono state fatte trascorrere inutilmente settimane e settimane, in attesa di un miracolo che non era ormai più possibile e che infatti non è arrivato. Dopo la Spagna e perfino dopo la Grecia, il governo italiano buon ultimo - si è dunque arreso di fronte ad un dato che gli stessi mercati, negli ultimi giorni, avevano evidenziato in maniera perfino impietosa.
Il nostro Paese ha certo problemi - e non tutti recenti - di conti e di crescita, ma ha anche (se non soprattutto) un gap di autorevolezza e credibilità politica, accentuato dall’attuale esecutivo e dal suo premier in particolare.
Silvio Berlusconi ha testardamente negato fino all’ultimo che fosse così. Lo ha negato di fronte ai richiami ripetuti e severi dell’Unione europea, di fronte agli allarmi di Mario Draghi e perfino dopo aver osservato in tv gli offensivi sorrisetti della Merkel e di Sarkozy. Ha sperato troppo a lungo di poter sopravvivere grazie a un qualche nuovo Scilipoti o inscenando, magari, processi preventivi al Pd, ai suoi alleati e alle loro divisioni (del tutto irrilevanti, nel caso in questione). Alla fine, ma solo alla fine, ha dovuto arrendersi di fronte all’intransigenza del Presidente della Repubblica ed alla scelta delle opposizioni, capaci di far emergere in Parlamento - grazie ad una giusta scelta tecnica - l’inesistenza di una maggioranza di governo. Meglio tardi che mai, verrebbe da dire...
Ciò nonostante, non siamo ancora di fronte alle dimissioni dell’esecutivo (anche se il capo dello Stato considera tale la comunicazione ricevuta ieri al Quirinale dal premier) ma solo all’annuncio che esse arriveranno una volta approvata la legge di stabilità: presumibilmente, dunque, entro la fine del mese. Queste dimissioni «postdatate» non sono in assoluto una novità per il nostro Paese (la storia repubblicana segnala qualche precedente) ma sono accompagnate - stavolta - da un grande rischio: che di qui al giorno dell’abbandono ufficiale si tenti ancora di cambiare le carte in tavola, si provi l’ennesimo gioco di prestigio, si avvelenino i pozzi, rendendo irresponsabilmente teso - ed in una situazione economica così drammatica - il clima politico nel Paese.
Silvio Berlusconi, del resto, ha già fatto sapere di non considerare percorribile l’idea di un governo diverso rispetto al suo, e che l’unica via che ritiene praticabile sia quella che porta alle elezioni anticipate. Al contrario, molti (anche nel Pdl) continuano ad insistere per la formazione di un governo di transizione e larghe intese che traghetti il Paese al voto, fronteggiando la fase più acuta dell’emergenza e riformando - magari - l’attuale legge elettorale. Entrambe le ipotesi, naturalmente, hanno un fondamento ed una loro legittimità democratica. Quel che però va reclamato, dopo tanti mesi di confusione e patti oscuri, è che la via maestra dei giorni che ci attendono sia la più assoluta chiarezza.
E’ possibile affidare la formazione di un nuovo esecutivo ad una personalità dall’indiscusso prestigio interno e internazionale? Se ne discuta con trasparenza, senza frapporre ostacoli preventivi: e se la possibilità esiste, si provi a tradurla in intese politiche con rapidità. Al contrario: non c’è una maggioranza parlamentare disposta a sostenere un tale governo? Bene, se ne traggano le conseguenze e si permetta al Paese di rieleggere Parlamento e governo. Quel che non sarebbe accettabile, è menare ancora troppo a lungo il can per l’aia, confondere le acque, perdere tempo prezioso mentre i mercati continuano a fare, in modo impietoso, il loro lavoro. Non è questo, in tutta evidenza, quel che a Bruxelles ora attendono dall’Italia. Ma soprattutto non è questo quel che chiedono a maggioranza e opposizione i cittadini di un Paese stremato dalla crisi, dall’arroganza e da troppi bizantinismi.
http://lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/gEditoriali.asp?ID_blog=25&ID_articolo=9414
"Après Nous le déluge!" LUIGI XV; http://ideas.repec.org/f/pma1570.html; http://papers.ssrn.com/sol3/cf_dev/AbsByAuth.cfm?per_id=1590874; https://www.researchgate.net/profile/Cosimo_Magazzino/; uniroma3.academia.edu/CosimoMagazzino; http://scienzepolitiche.uniroma3.it/cmagazzino/
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