sabato 9 gennaio 2016

Effetti della manovra finanziaria correttiva 2010 sullo stipendio dei docenti universitari

47 mozioni in 19 atenei. Renzi non ci ascolta? E allora noi congeliamo la nuova VQR

FINANZIAMENTO
Diritto allo studio calpestato, FFO severamente ridimensionato, turn-over strangolato, finanziamento per la ricerca di base azzerato, premialità che sancisce l’irrilevanza del lavoro didattico, scatti bloccati: che senso ha sottoporsi ad una nuova valutazione della ricerca, condotta con metodologie parascientifiche, che verrà usata per ripartire risorse esigue senza attribuire premi degni di questo nome, ma solo punizioni destinate ad accelerare il collasso dei più deboli, atenei del sud in testaFin dal luglio scorso la CRUI aveva avvertito “Miur e Anvur che solo a condizione di recupero delle risorse tagliate sarà possibile garantire la collaborazione del sistema universitario allo svolgimento del nuovo esercizio Vqr 2011-2014″. Dalle pagine di Roars, era stato Stefano Semplici a proporre una forma di disobbedienza civile che non vuole mettere in questione il principio della valutazione («noi VOGLIAMO essere valutati e dare così anche in questo modo ai cittadini la certezza che i loro soldi sono spesi bene») e che può avere successo solo se sarà una scelta collettiva e condivisa. Ed è in questa direzione che cominciano a registrarsi prese di posizione istituzionali  con interi dipartimenti che annunciano il congelamento della propria partecipazione alla VQR. Una disobbedienza civile destinata ad allargarsi a macchia d’olio?
Mappa aggiornata al 29.10.2015 delle mozioni approvate per il congelamento della VQR 2011-2014
Figura_Mappa_mozioni_06112015
Per chi volesse seguire in tempo reale l’evoluzione della situazione, una tabella aggiornata in tempo reale è consultabile sul sito della Rete 29 Aprile

1. I dati di fatto e le risposte

In questo quadro, che senso ha sottoporsi ad una nuova valutazione della ricerca, condotta con metodologie parascientifiche, che verrà usata per ripartire risorse esigue senza attribuire premi degni di questo nome, ma solo punizioni destinate ad accelerare il collasso dei più deboli, atenei del sud in testa?

2. Niente valutazione senza valorizzazione

2.1 La protesta guidata da Carlo Ferraro

A fronte di questa situazione, 14.000 tra professori e ricercatori hanno sottoscritto una richiesta di sblocco degli scatti, scritta da Carlo Ferraro e indirizzata al Presidente della Repubblica. Da ben più di un anno, lo stesso Ferraro,  aveva indicato il boicottaggio VQR come una delle forme di lotta per ottenere il ripristino delle normali progressioni economiche.
Niente ripristino degli scatti stipendiali, niente collaborazione alla VQR: questo il senso della dichiarazione da lui riportata nella “Bozza di motivazione“:
non mi doto del codice ORCID necessario per la VQR 2011-2014, e quindi non invio (oppure: Pur essendomi dotato del codice ORCID, non invio) l’elenco delle pubblicazioni in quanto aderisco all’azione nazionale per lo sblocco delle classi e degli scatti stipendiali a partire dal 1° gennaio 2015.
Ferraro propone anche una bozza di delibera dipartimentale, che riconosce legittimità alla protesta nazionale, lasciando ai singoli docenti la decisione se aderire o meno:
Il Dipartimento, unanime, riconosce la legittimità della protesta nazionale  contro il perdurare del blocco delle classi e degli scatti stipendiali della Docenza Universitaria e delle richieste avanzate e lascia ai singoli docenti afferenti la decisione di aderire o meno all’astensione dalla procedura VQR 2011-2014.
I governi di alcuni atenei stanno manifestando preoccupazione per questa forma di protesta al punto da minacciare sanzioni severe nei confronti di chi, per esempio, non vorrà munirsi del codice ORCID (senza il quale il soggetto non risulterà valutabile nella VQR 2011-2014). È evidente che queste reazioni, anche fuori misura, denunciano il timore che la protesta a macchia di leopardo possa trasformare la VQR da una “competizione scientifica” in una competizione tra chi saprà meglio serrare le fila, riportando all’ordine i riottosi, con le buone o – se serve – con le cattive.
Che poi il “muro contro muro” sortisca gli effetti desiderati è tutto da vedere.

2.2 Dalla “non collaborazione” della CRUI al “noi disobbediamo”

Fin dal luglio scorso la CRUI aveva avvertito “Miur e Anvur che solo a condizione di recupero delle risorse tagliate sarà possibile garantire la collaborazione del sistema universitario allo svolgimento del nuovo esercizio Vqr 2011-2014″.
Un avvertimento che, se non è stato ascoltato dal governo,  non è però caduto nel vuoto. Dalle pagine di Roars, era stato Stefano Semplici a proporre una forma di disobbedienza civile che non vuole mettere in questione il principio della valutazione («noi VOGLIAMO essere valutati e dare così anche in questo modo ai cittadini la certezza che i loro soldi sono spesi bene» scrive Semplici) e che può avere successo solo se sarà una scelta collettiva condivisa.
A partire dalla lettera aperta di Semplici, è stata elaborata una bozza di mozione dipartimentale (scaricabile quioppure vedi Appendice 1), con i seguenti tratti distintivi.
  1. Pur non scordando il blocco degli scatti, il problema dell’università è proposto in modo più completo, anche per dissipare il sospetto che si possa essere soddisfatti del recupero del dovuto, se rimanesse immutato il quadro di disinvestimento complessivo, che colpisce soprattutto studenti e precari. In questi termini, si giustifica anche la richiesta di appoggio rivolta agli studenti
    Chiediamo infine ai nostri studenti di non considerare questo problema come “un affare dei professori” e di dare la loro risposta sui tre punti che abbiamo sollevato. Per noi è importante sapere se sono d’accordo
  2. Viene chiarito fin dalle prime righe che la mobilitazione non è un alibi agitato strumentalmente da chi non vuole o teme la valutazione:
    Sono i soldi dei cittadini a mantenere la libertà della scienza e del suo insegnamento come un bene di tutti e per tutti. Per questo le università e i loro docenti devono essere valutati in modo rigoroso e devono essere introdotte tutte le procedure che consentano di valorizzare i migliori, eliminare i privilegi, ridurre le inefficienze.
  3.  Non ci si rifiuta di chiedere il codice ORCID.
  4. Il blocco avviene più a valle, in quanto si anticipa la propria indisponibilità a ordinare i propri prodotti per la VQR
    Almeno fino a quando ciò non venisse imposto come condizione imprescindibile per l’invio degli stessi da parte delle rispettive istituzioni.
  5. Si evita in tal modo di mettere a rischio la valutazione del proprio dipartimento. Se l’ordinamento dei prodotti verrà imposto come condizione imprescindibile, si collaborerà e nessun danno verrà inflitto ai singoli o ai dipartimenti.
  6. Lo scopo è quello di avere una formulazione che ottenga con relativa facilità l’adesione di interi dipartimenti e, sperabilmente, anche di interi atenei, evitando tra il “muro contro muro” innescato dalle  sanzioni e dalla conseguente radicalizzazione delle posizioni. Una lista sempre più lunga di dipartimenti (oppure atenei) che hanno votato il blocco della VQR potrebbe avere più effetto su MIUR, CUN e CRUI di quello ottenibile da un’adesione a macchia di leopardo, la cui tenuta sarà messa a dura prova dal timore di danneggiare se stessi o il proprio SSD/dipartimento/ateneo.

2.3 Insieme si può?

La “mozione Semplici” funge anche da base della “mozione intersindacale” siglato da ADI, ANDU, CISL-Università, CNU,CONFSAL-CISAPUNI-SNALS, CoNPAss, Federazione UGL Università, FLC CGIL, LINK, RETE29Aprile, SNALS-Docenti, UDU, UIL RUA, intitolato
e lo stesso approccio “inclusivo” è riconoscibile anche nel documento di CIPUR e CNRU
In particolare, Rete 29 Aprile, ha intrapreso un monitoraggio delle discussioni in corso negli atenei, per tener conto delle adesioni, in particolare quelle di natura istituzionale:
Fino all’altro ieri questa era la situazione (la versione aggiornata è consultabile in testa al post):
MappaMozioni19102015
Come si può vedere la mozione intersindacale è stata approvata da:
  • Dip.  SIMAU (Sc. Ing. Materia. Amb. ed Urban.) dell’Università Politecnica delle Marche;
  • assemblea di docenti e ricercatori dell’Università di Bari.
Il Senato Accademico dell’Università di Padova ha invece approvato una mozione relativa agli scatti, riservandosi ulteriori interventi sugli altri aspetti.
Nella giornata di martedì 20 ottobre, la mozione Semplici – o sue varianti – ha ottenuto l’approvazione di altri tre dipartimenti:
  • Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali – Università di Pavia
  • Dipartimento di Scienze Umanistiche – Università di Pavia
  • Dipartimento di Ingegneria Civile e Architettura – Università di Pavia
È inoltre giunta notizia dell’approvazione di una mozione (vedi Appendice) presso l’università di Genova:
  • Dipartimento di Scienze della Formazione (DISFOR) – Università di Genova
Al meglio delle informazioni disponibili, la situazione nazionale è riassunta dalla seguente infografica, che sarà nostra cura tenere aggiornata a mano a mano che pervengono nuove informazioni (la versione aggiornata è consultabile in testa al post).
MappaMozioni

3. La Crui batta un colpo

Ora che cominciano a registrarsi prese di posizione istituzionali  con interi dipartimenti che annunciano il congelamento della propria partecipazione alla VQR, è quanto mai opportuno che la Crui batta un colpo. È di pochi giorni fa la lettera indirizzata da Stefano Semplici al neo-presidente Gaetano Manfredi, che si chiude con queste parole:
È arrivato il momento, per il Presidente e la Giunta della CRUI, di far sentire la loro voce. Venendo “dall’alto”, questa voce sarebbe certamente più efficace ed eviterebbe il dilagare del caos e delle iniziative “fai da te” di singoli rettori, senati accademici e altri zelanti difensori della VQR. Se dobbiamo essere puniti, dobbiamo esserlo almeno nello stesso modo e dovete assumervi fino in fondo la relativa responsabilità. Questa sarebbe però una brusca inversione di rotta rispetto a ciò che la stessa CRUI ha detto solo pochi mesi fa e spero dunque di ascoltare da voi parole diverse. E soprattutto parole che aiutino l’intera opinione pubblica a comprendere che quel che stiamo difendendo non sono i nostri stipendi, ma un’idea di università che riteniamo più coerente con la nostra Costituzione rispetto a quella che si è affermata in questi ultimi anni. Ed è di questo che occorre discutere.

Appendice 1: “mozione Semplici”

Il Prof. N.C. sottopone la seguente mozione al Consiglio di Dipartimento
Sono i soldi dei cittadini a mantenere la libertà della scienza e del suo insegnamento come un bene di tutti e per tutti. Per questo le università e i loro docenti devono essere valutati in modo rigoroso e devono essere introdotte tutte le procedure che consentano di valorizzare i migliori, eliminare i privilegi, ridurre le inefficienze.
La Valutazione della Qualità della Ricerca (VQR) è stata introdotta in Italia con la promessa che si sarebbe finalmente avviato un percorso virtuoso in questa direzione. Sono tuttavia inaccettabili e sotto gli occhi di tutti alcuni effetti prodotti non dalla valutazione in quanto tale, ma dalle modalità con le quali è stata realizzata e soprattutto dall’uso che è stato fatto dei suoi risultati:
  • La marginalizzazione della “missione” della didattica. Praticamente tutti gli incentivi sono stati concentrati sulla qualità dei prodotti della ricerca. Risultato: per i professori e per coloro che aspirano a “fare carriera” ogni ora trascorsa al servizio degli studenti rischia di apparire come un’ora di tempo perso.
  • La trasformazione delle nostre comunità di ricerca in falangi armate secondo la logica non più semplicemente del publish or perish, ma addirittura del publish and kill. Occorre scalare con ogni mezzo le “dettagliatissime” classifiche dell’ANVUR. Risultato: pochi sopravvivranno a questa guerra di tutti contro tutti e il sistema-paese ne risulterà alla fine impoverito.
  • La spregiudicata utilizzazione della parola d’ordine del “merito” per giustificare una brutale riduzione del finanziamento al sistema universitario, che era già ai livelli minimi fra i paesi più avanzati. Il blocco del turn over e quello degli scatti di anzianità sono gli elementi più evidenti di questa politica, ma gli effetti di lungo periodo saranno la progressiva desertificazione universitaria di intere aree del paese e una sostanziale riduzione del diritto allo studio, soprattutto per i giovani nati nel posto sbagliato.
La Conferenza dei Rettori delle Università Italiane, inviando all’ANVUR le sue osservazioni sul bando della nuova VQR, relativa ai “prodotti” degli anni 2011-2014, ha denunciato la gravità delle conseguenze del taglio delle risorse, avvertendo che “sarà possibile garantire la collaborazione del sistema universitario allo svolgimento del nuovo esercizio VQR 2011-2014” solo a condizione che vi sia il recupero delle risorse tagliate.
Chiediamo dunque alla CRUI di confermare la sua posizione e annunciare che le università italiane non parteciperanno alla VQR 2011-2014, almeno fino a quando Governo e Parlamento non avranno dato una risposta concreta e definitiva sul recupero delle risorse sufficienti a garantire: (i) livelli di garanzia del diritto allo studio coerenti con l’art. 34 della Costituzione, (ii) lo sblocco totale del turn-over, e (iii) la fine della incomprensibile discriminazione della quale sono vittime i docenti universitari a causa del prolungamento selettivo del blocco degli scatti di anzianità.
Chiediamo ai singoli docenti e ricercatori e ai loro Dipartimenti di aderire a una forma di protesta forte e che tuttavia non comprometta la loro attività di ricerca e il loro servizio agli studenti. Acquisiremo l’identificativo ORCID, come previsto tassativamente dal bando della nuova VQR, ma ci rifiuteremo di elencare in ordine di preferenza i prodotti di ricerca attraverso lo strumento informatico messo a disposizione dal CINECA. Almeno fino a quando ciò non venisse imposto come condizione imprescindibile per l’invio degli stessi da parte delle rispettive istituzioni.
In questo modo, si eviterà che la disobbedienza solo di pochi si traduca automaticamente in un danno non solo per loro ma anche per le comunità alle quali appartengono. Se saremo tanti, costringeremo Governo e Parlamento a cambiare rotta
Chiediamo infine ai nostri studenti di non considerare questo problema come “un affare dei professori” e di dare la loro risposta sui tre punti che abbiamo sollevato. Per noi è importante sapere se sono d’accordo.
La protesta senza la proposta è sterile. Offriamo tre obiettivi fondamentali alla riflessione delle nostre comunità universitarie e chiediamo:
1) la restituzione immediata di almeno il 50 per cento delle risorse complessive sottratte al sistema universitario in questi anni, da destinare al diritto allo studio, a nuove assunzioni e allo sblocco degli scatti di anzianità.
2) l’assegnazione dei fondi cosiddetti “premiali” in modo chiaramente distinto e aggiuntivo rispetto all’assegnazione di quelli necessari a garantire il normale e buon funzionamento delle università e l’assegnazione di fondi di importo equivalente per premiare i risultati e i miglioramenti ottenuti in aree meno favorite dalle condizioni socio-economiche complessive.
3) l’assegnazione, in base ad una seria valutazione della “missione didattica”, di una percentuale non inferiore al 30 per cento della cosiddetta “quota premiale”;
In relazione alla mozione letta dal Prof. N.C., il Consiglio di Dipartimento:
  • condivide la posizione espressa dalla Crui, in particolare per quanto riguarda la richiesta indirizzata a Governo e Parlamento in merito al recupero delle risorse sottratte;
  • sottolinea che tali risorse sono indispensabili per ripristinare i livelli di garanzia del diritto allo studio, il turn-over e gli scatti di anzianità;
  • ritiene altresì valide le motivazioni e le richieste della mozione, inclusa quella di assegnare i fondi “premiali” in modo chiaramente distinto e aggiuntivo rispetto a quelli necessari e di legarli, per una percentuale non inferiore al 30 per cento, alla “missione didattica”;
  • anticipa che, se venisse a mancare una risposta concreta, l’adesione alla protesta da parte di un largo numero di docenti e ricercatori del dipartimento metterebbe a rischio la partecipazione del dipartimento alla valutazione VQR 2011-2014;
  • Trasmette la presente delibera al Rettore, al Consiglio di Amministrazione e al Senato Accademico, invitandoli a farsi parte attiva nei confronti del Ministro, del CUN e della CRUI, affinché questi ultimi sollecitino una pronta risposta di Governo e Parlamento alle richieste in essa contenuta, in modo da rendere possibile un corretto svolgimento della VQR.

Appendice 2: mozione approvata dal DISFOR – Università di Genova

MOZIONE
I sottoscritti, docenti del Dipartimento di Scienze della Formazione (DISFOR), riuniti in Consiglio di Dipartimento il 14 ottobre 2015, cui ha fatto seguito ulteriore votazione telematica, in considerazione
  1. delle gravi criticità segnalate da molta parte del mondo universitario e della cultura nell’impianto della VQR 2011-14, che non soltanto non ha recepito
    le osservazioni critiche rivolte al precedente esercizio, ma ne ha accentuato gli aspetti discutibili;
  2. delle profonde distorsioni nelle pratiche di ricerca e nelle politiche di finanziamento della stessa che ne sono conseguite e ne conseguiranno;
  3. degli usi impropri e scorretti degli esiti del precedente esercizio che nulla fa presagire possano cessare;
  4. della sempre maggiore marginalizzazione della didattica, derivante dall’attenzione prevalente ad un impianto di valutazione della ricerca che richiede risorse rilevanti e crescenti,
pur nella consapevolezza dell’importanza del processo di valutazione, dichiarano  la loro intenzione – per protestare contro il mancato ascolto da parte del MIUR e dell’ANVUR delle istanze critiche ricordate e per sottolineare con forza la gravità della situazione in cui versa in generale il mondo dell’Università, depauperato di  risorse e del suo ruolo sociale e civile – di astenersi dalla partecipazione alla VQR 2011-2014, non presentando i loro prodotti di ricerca.
La presente mozione è stata approvata, con voto telematico, a maggioranza [31 voti favorevoli, 6 astenuti, 6 contrari, 7 non si sono espressi].

Blocco scatti stipendiali dei docenti universitari: la protesta approda in Parlamento, di Roberto Tomei

Come molti lettori ricorderanno, Il Foglietto in più occasioni si è occupato dell’iniquo blocco degli scatti stipendiali dei docenti universitari, ritenendo ingiusto che ad essi fosse stato negato un diritto che veniva concesso, invece, ai “fratelli” dipendenti degli enti di ricerca.
Sono ormai passati diversi mesi da questa nostra presa di posizione, ma la questione è tutt’altro che risolta. Bene ha fatto, perciò, il prof. Enzo Borsellino dell’Università degli studi Roma Tre a portarla all’attenzione dell’on. Flavia Piccoli Nardelli, nella sua qualità di presidente della Commissione Istruzione e Cultura della Camera dei deputati.
Nella lettera, i docenti chiedono un’audizione da parte dei membri della Commissione, se possibile insieme ai componenti della Commissione Bilancio, per esporre più dettagliatamente i termini della questione, affinché sia possibile reperire, con la prossima legge di stabilità, i fondi necessari per ripristinare tali scatti a partire dal 2015, domandando per il quadriennio 2011-2014 soltanto il riconoscimento degli effetti giuridici.
Per protestare contro l’ingiusto permanere del blocco degli scatti - che risale ormai al 2011 e a danno dei soli docenti universitari, mentre agli altri dipendenti pubblici è stato tolto – il 40% del corpo docente, si legge nella lettera, è pronto a “bloccare le procedure per la Valutazione della Qualità della Ricerca negli atenei italiani e a non candidarsi per la valutazione della stessa VQR” e a non chiedere “il codice ORCID necessario per accreditare i propri titoli scientifici in vista della stessa  VQR”.
E’ ovvio che una mobilitazione siffatta senz’altro impedirebbe lo svolgimento della valutazione. Farebbe, perciò, bene “la politica” ad adoperarsi per scongiurare una tale eventualità, grave esito di una scelta estrema che i docenti – ne siamo certi - mai avrebbero voluto fare.
Un indimenticabile politico della prima repubblica diceva che “non basta aver ragione, perché ci vuole pure qualcuno che te la dà”. I professori ragione ce l’hanno. Non resta che dargliela, questa benedetta ragione. Pure senza fare tante storie.