Come si è arrivati a una scuola che propone una visione dell’amore solo come rischio di gravidanza indesiderata
Una ragazza di sedici anni,
a Trento, è stata indotta ad abortire su pressione dei genitori, che si
erano addirittura rivolti al giudice per costringerla a farlo. Più che
chiedersi come si sia giunti a tale sordità morale nei confronti
dell’aborto e alla riduzione della gravidanza a una via di mezzo tra un
incidente e una malattia, occorre chiedersi quali sono i meccanismi che
alimentano questa tendenza.
Ecco un piccolo esempio segnalatomi da una lettrice.
Nel “Corso di Scienze per la scuola secondaria di primo grado” (autori
Bruna Negrino e Daniela Rondano, edizioni il Capitello) nel capitolo
sull’“educazione all’affettività” un paragrafo spiega: “Sin
dall’antichità l’uomo e la donna si sono posti il problema di evitare le
gravidanze non desiderate; un tempo si cercavano soluzioni a ciò
ricorrendo a metodi rudimentali di scarso valore scientifico e spesso di
altrettanto scarsa efficacia. Al giorno d’oggi, grazie alle conoscenze
anatomiche e funzionali dell’apparato riproduttore e alle scoperte in
campo chimico-farmaceutico, è possibile esercitare un controllo sulle
nascite con metodi efficaci e sicuri”.
Il paragrafo è intitolato: “I molti motivi per non
iniziare una gravidanza” e questi motivi sono riportati entro tanti
dischetti azzurri che galleggiano attorno al titolo. Vale la pena
leggerli: “Non voglio figli”, “Non ho l’età”, “Ho paura dei miei”, “E’
un passo molto importante”, “Non me la sento”, “Sarà vero amore?”, “Non
so…”, “Sono troppo giovane”, “Prima finisco gli studi”, “Boh!”, “Il
pianeta è già troppo pieno”.
Ammetto di trovare superfluo ogni commento. Mi
sorprenderei piuttosto che qualcuno lo possa ritenere necessario. Né me
la sento di prendermela in particolare con questo libro: ve ne sono
tanti così; anzi, sono quasi tutti così. E perché? Perché si è imposto
il principio che l’affettività debba essere appresa a scuola al pari del
teorema di Pitagora. Con una differenza, si dirà: nessuno si sogna di
affermare che il quadrato costruito sull’ipotenusa sia metà della somma
dei quadrati costruiti sui cateti, ma l’affettività sarà tema delle
opinioni più disparate. Fosse solo questo il problema…Dietro
l’affettività, l’amore, la sessualità vi è la morale. Quindi, se si
pretende di fare dell’affettività una materia curricolare e di
insegnarla come le leggi della chimica, l’esito è inevitabile: la
materia diventerà “scientifica” e non sarà tanto l’esposizione di vedute
differenti quanto l’educazione alle tecniche per conseguire il massimo
“benessere”, con relativa sparizione della questione morale.
Consideriamo, per esempio, le indicazioni nazionali
della legge Moratti per i licei. Nella sezione dedicata all’educazione
all’affettività, uno degli obiettivi è l’acquisizione del linguaggio dei
sentimenti e delle emozioni, per affrontare i temi dell’innamoramento,
dell’amore, del matrimonio e della famiglia. E come si realizzerà questo
obiettivo? “Analizzando le mappe linguistiche relative alla vita
affettiva”; facendo ricerche e documentandosi “sull’evoluzione della
famiglia nella società italiana e nel proprio contesto di riferimento”.
Altro tema di apprendimento: “La vita affettiva e sessuale secondo
diverse scuole di pensiero, le caratteristiche di una sessualità
responsabile, le relazioni affettive e sessuali nell’adolescenza e
nell’età adulta”.
Esso dovrà condurre alla capacità di “distinguere
nella discussione sulle problematiche sessuali tra dati di costume di
tipo antropologico e sociologico, norme e suggerimenti di tipo igienico e
norme giuridiche”. Ancora: “Riconoscere il rapporto tra affettività,
sessualità e moralità in diverse situazioni sociali. Fecondazione,
gestazione e nascita. Regolazione della fertilità e metodi
contraccettivi”. Qui si tratterà di acquisire la “competenza” di
“distinguere fra metodi naturali di regolazione della fertilità,
contraccettivi chimici e meccanici, e riconoscere di ciascuno, efficacia
e limiti”.
Questa riduzione dell’autentica dimensione
dell’affettività a una miscela di tecnica sanitaria e di sociologismo è
il prodotto del connubio di ideologie pedagogiche diffuse non solo in
ambito laico ma anche, e largamente, nel mondo cattolico e, più in
generale, religioso. Ci si chiede che senso abbia proclamare
l’intoccabilità dei valori non negoziabili (in primis, la vita), il
valore della morale, della famiglia, dell’educazione libera, e poi
chiudere gli occhi di fronte a forme di costruttivismo degne di uno
stato totalitario, alla riduzione dell’affettività a disciplina di
stato.
Sono stato talora accusato di intervenire troppo sul
tema dell’istruzione, quando ben altri mali affliggono la nostra epoca.
Ma è qui che questi mali si alimentano. E’ qui che stiamo educando
generazioni di giovani a una sordità morale che equipara il levarsi un
figlio dal seno al taglio di un’unghia incarnita, a considerare ogni
“dovere” come impaccio alla “libertà”. Ed è il terreno su cui si misura
il fallimento di un certo mondo religioso che crede di salvare la
propria ragione di esistere riducendo la morale a tecniche
socio-pedagogico-sanitarie.
http://www.ilfoglio.it/soloqui/11522
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