venerdì 2 dicembre 2011

Rifondare l’Europa – reloaded


Sarkozy vuol fare l’artigiano del cambiamento assieme a Merkel

“La Francia milita con la Germaniaper un nuovo trattato europeo che rifondi l’organizzazione dell’Europa”, ha detto ieri Nicolas Sarkozy, in un discorso a Tolone che aveva l’obiettivo di tratteggiare le idee del presidente francese per uscire dalla crisi della zona euro. Il Consiglio europeo dell’8 e 9 dicembre è considerato decisivo. La cancelliera tedesca, Angela Merkel, sarà a Parigi lunedì e “insieme faremo proposte franco-tedesche per garantire il futuro dell’Europa”, ha annunciato il presidente francese. Perché “la crisi dell’euro può portare via tutto” e “l’Europa rischia di essere spazzata via se non cambia”. Secondo Sarkozy, “il solo modo per proteggerci è essere artigiani di un cambiamento con gli altri, invece di iniziare un’avventura solitaria senza uscita”. E se Germania e Francia sono unite, allora “tutta l’Europa è unita e forte”.

Nel suo discorso di un’ora, solenne,
 grave, drammatico, Sarkozy si è prodotto in un esercizio di equilibrismo quasi impossibile: convincere i francesi a cedere la sovranità economica e fiscale come chiede Berlino, senza dare l’impressione di essersi messo a rimorchio di Merkel. “La sovranità si esercita soltanto con gli altri”, ha detto il presidente francese: “L’Europa non è meno sovranità, ma più sovranità. Si difende meglio la sovranità con degli alleati che da soli”. E l’alleato scelto da Sarkozy è la Germania, l’unico che ha le casse sufficientemente piene da salvare l’Eurozona e la Francia. Con la fine della moneta unica o “l’uscita dall’euro, il nostro debito raddoppierebbe”, perché la Francia si troverebbe a pagare obbligazioni in moneta forte con una moneta debole. L’obiettivo di Sarkozy era anche di riconciliare la Francia del “sì” con la Francia del “no” al Trattato costituzionale europeo. Così il progetto europeo sarkozista è pieno di linee rosse invalicabili: “Difenderemo la nostra identità, cultura, lingua, modello sociale. Non accetteremo un’immigrazione incontrollata. Non tollereremo i dumping, la concorrenza sleale”.

A sei mesi dalle presidenziali, per non contraddire i temi forti che lo avevano portato all’Eliseo, in alcuni momenti è sembrato quello del 2007. E’ necessario lavorare di più e più a lungo, perché “le pensioni a 60 anni e le 35 ore sono stati errori gravi di cui paghiamo oggi le conseguenze”. Si annuncia l’era “del disindebitamento”. Non si può continuare con la vecchia abitudine di fare dello stato “uno sportello per dare a quelli che protestano e bloccano” con gli scioperi a oltranza. Ma i pochi accenni di liberalismo sono stati conditi dagli attacchi alla “ideologia del laissez-faire”, a un’economia “dominata dalla logica speculativa e dall’ossessione del breve termine”, alla “sofisticazione della finanza globale”. Per Sarkozy, la causa della crisi è “l’instaurazione a partire dagli anni 70 di una globalizzazione senza regole”.

Rimane il fatto che, con la tripla A 
sempre più in dubbio, per Sarkozy “non c’è differenza tra politica nazionale e politica europea. L’isolamento non è una soluzione. La chiusura sarebbe mortale per la nostra economia”. Alle esigenze poste dalla Germania per salvare l’euro, Sarkozy ha detto qualche “sì”, come su un Fondo monetario europeo, una disciplina più stretta e “sanzioni più automatiche e severe”. Ma il presidente chiede anche una “solidarietà senza falle” che va contro le posizioni tedesche. “Deve essere chiaro che tutti i paesi della zona euro saranno solidali gli uni con gli altri” e che “la Grecia non si ripeterà”. Contrariamente a ciò che pensa Merkel, “la Bce ha un ruolo determinante da giocare”, ha detto Sarkozy: “Sono convinto che agirà di fronte ai rischi deflazionisti. Nessuno deve dubitare che si assumerà le sue responsabilità”. Soprattutto, per Sarkozy, “l’Europa in pilotaggio automatico, non può far fronte alle crisi. E’ condannata a subire. Non la vogliamo. Ha bisogno di politica”. Insomma, la sua visione intergovernativa non combacia con quella di Merkel, che risponderà oggi davanti al Bundestag.

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