Una dedica a mia moglie, di Thomas Stearns Eliot
"Una dedica a mia moglie.
A cui devo la gioia palpitante
che tiene desti i miei sensi nella veglia,
e il ritmo che governa il riposo nel sonno.
Il respiro comune
di due che si amano, e i corpi profumano l’uno dell’altro,
che pensano uguali pensieri
e non hanno bisogno di parole
e si sussurrano uguali parole
che non hanno bisogno di significato.
L’irritabile vento dell’inverno non potrà gelare
il rude sole del tropico non potrà mai disseccare le rose,
nel giardino di rose che è nostro ed è nostro soltanto.
Ma questa dedica è scritta affinchè altri la leggano:
sono parole private che io ti dedico in pubblico."
Aspettami ed io tornerò, di Konstantin M. Simonov
Ah… si putesse dicere
Chell' c'o core dice
Quant' sarria felice.
Si t' o sapesse di'
E si putesse sentere
Chell' che 'o core sente
Dicisse eternamente
Voglio resta' cu te'.
'O core e' analfabeta
E' comm' a nu' pueta
Ca nun sape canta'
Se 'mbroglia, sposta e vvirgole
Nu punto ammirativo
Mette nu' cungiuntivo
Addo' nun 'nce adda' sta'.
E tu che o staje a sentere
Te 'mbruoglie appriesso a isso
Comme succede spisso, e addio felicita'.
Come ti amo?, di Elizabeth Barrett Browning
Come ti amo? Ora ne conto i modi.
Ti amo quanto profondo e ampio e alto
la mia anima può, quando oltre ogni sguardo
si volge all'Essenza, alla Grazia ideale.
Ti amo al livello del più quieto bisogno
di ogni giorno, al sole e a lume di candela.
Ti amo in libertà, come chi per giustizia lotta;
ti amo semplicemente, come chi evita la lode;
ti amo con la passione delle mie antiche pene
e con la fiducia che avevo da bambina.
Ti amo di un amore che credevo perduto
coi miei passati santi, ti amo col respiro,
i sorrisi e le lacrime di tutta la mia vita!
E, Iddio lo voglia, di più ti amerò dopo la morte.
Lasciami!, di Elizabeth Barrett Browning
Lasciami! Eppur resistere è ormai vano.
Vivrò nell'ombra tua. Sul limitare
dell'intima mia vita non piú stare
sola potrò, né il cuor di sé sovrano
sarà, né, come prima, al sol la mano
potrò serenamente sollevare,
senza sentir quel che schivai, le care
tue mani sulle palme. Per lontano
spazio che tra noi metta il destino,
batte il tuo cuor nel mio, sempre. Tu sei
in ciò ch'io sogno, e fo, come presente
la fragranza dell'uva è dentro il vino.
Se imploro Iddio per me, il tuo nome Ei sente,
vede i pianti di due negli occhi miei.
Se, di Joseph Rudyard Kipling
Solo che un qualche iddio vendicativo mi chiamasse
Dall'alto cielo, e irridesse: "Tu, creatura che soffre,
Sappi che il tuo dolore è il mio diletto,
Che del tuo amore frustrato profitta il mio odio!".
Allora sopporterei, tenderei i nervi e morrei,
Rafforzato dal senso d'un ira immeritata;
Mezzo racconsolato dal pensiero, che un più potente di me
Avesse voluto e assegnato le lacrime ch'io piango.
Ma non così. Come accade che la gioia venga uccisa,
E perché avvizzisce la più dolce speranza mai seminata?
Il caso balordo s'oppone al sole e alla pioggia,
E il tempo biscazziere getta per allegria il dado d'un lamento...
Per questi giudici ciechi tanto valeva cospargere
Gioie lungo il mio cammino così come il dolore.
Ricordami, di Christina Georgina Rossetti
Tu ricordami quando sarò andata
Alla mia morte, amore,
La spiaggia di Dover, di Matthew Arnold
Il mare è calmo, stanotte.
Alta marea. La luna bianca giace
sopra lo stretto; sulla costa francese il chiarore
brilla e svanisce; le scogliere d’Inghilterra si ergono
scintillanti e vaste nella baia tranquilla.
Vieni alla finestra, dolce è l’aria della notte!
Soltanto, dalla linea lunga di schiuma
Dove il mare incontra la terra sbiancata dalla luna,
Ascolta! senti il fragore stridente
Dei ciottoli, che le onde trascinano, e gettano,
Tornando, sulla riva alta del mare,
Inizia e cessa, e poi di nuovo inizia,
Con lenta cadenza tremula, e porta
Con sé l’eterna nota della tristezza.
Sofocle, nel tempo antico
la udì sull’Egeo, e gli riportò
in mente la torbida marea
dell’umana miseria; e noi troviamo
ugualmente in quel suono un pensiero,
udendola su questo remoto mare boreale.
Il Mare della Fede,
era pure, un tempo, in marea alta; e attorno
alle rive della Terra giaceva, racchiuso
come le pieghe di una cintura risplendente.
Ma adesso altro non sento
che la sua malinconia, un lungo ruggito
che si ritira al respiro del vento della notte,
giù per i vasti e spaventosi bordi
e per i nudi ciottoli del mondo.
Ah, amore mio, restiamo fedeli
l’uno all’altra! perché il mondo, che pare
stendersi dinanzi a noi come una terra di sogni,
così vario, così splendido, così nuovo,
non possiede in realtà né gioia, né amore, né luce,
né certezza, né pace, né sollievo nel dolore;
E siamo qui, come in una piana che s’oscura
sbattuti tra confusi e allarmi di lotte e fughe,
dove eserciti ignoranti si scontrano di notte.
All'amato me stesso, di Vladimir Majakovskij
Quattro. Pesanti come un colpo.
Dove mi si è apprestata una tana?
S'io fossi piccolo come il grande oceano,
mi leverei sulla punta dei piedi delle onde con l'alta marea,
accarezzando la luna.
Dove trovare un'amata uguale a me?
Angusto sarebbe il cielo per contenerla!
O s'io fossi povero come un miliardario... Che cos'è il denaro per l'anima?
Un ladro insaziabile s'annida in essa:
all'orda sfrenata di tutti i miei desideri
non basta l'oro di tutte le Californie!
S'io fossi balbuziente come Dante o Petrarca...
Accendere l'anima per una sola, ordinarle coi versi...
Struggersi in cenere.
E le parole e il mio amore sarebbero un arco di trionfo:
pomposamente senza lasciar traccia vi passerebbero sotto
le amanti di tutti i secoli.
O s'io fossi silenzioso, umil tuono... Gemerei stringendo
con un brivido l'intrepido eremo della terra...
Seguiterò a squarciagola con la mia voce immensa.
Le comete torceranno le braccia fiammeggianti,
gettandosi a capofitto dalla malinconia.
Coi raggi degli occhi rosicchierei le notti
s'io fossi appannato come il sole...
Che bisogno ho io d'abbeverare col mio splendore
il grembo dimagrato della terra?
Passerò trascinando il mio enorme amore
in quale notte delirante e malaticcia?
Da quali Golia fui concepito
così grande,
e così inutile?
La Tigre, di William Blake
Tigre! Tigre! Divampante fulgore
Nelle foreste della notte,
Quale fu l'immortale mano o l'occhio
Ch'ebbe la forza di formare la tua agghiacciante simmetria?
In quali abissi o in quali cieli
Accese il fuoco dei tuoi occhi?
Sopra quali ali osa slanciarsi?
E quale mano afferra il fuoco?
Quali spalle, quale arte
Poté torcerti i tendini del cuore?
E quando il tuo cuore ebbe il primo palpito,
Quale tremenda mano? Quale tremendo piede?
Quale mazza e quale catena?
Il tuo cervello fu in quale fornace?
E quale incudine?
Quale morsa robusta osò serrarne i terrori funesti?
Mentre gli astri perdevano le lance tirandole alla terra
e il paradiso empivano di pianti?
Fu nel sorriso che ebbe osservando compiuto il suo lavoro,
Chi l'Agnello creò, creò anche te?
Tigre! Tigre! Divampante fulgore
Nelle foreste della notte,
Quale mano, quale immortale spia
Osa formare la tua agghiacciante simmetria?
L'uomo si distrugge, del Mahatma Gandhi
"Una dedica a mia moglie.
A cui devo la gioia palpitante
che tiene desti i miei sensi nella veglia,
e il ritmo che governa il riposo nel sonno.
Il respiro comune
di due che si amano, e i corpi profumano l’uno dell’altro,
che pensano uguali pensieri
e non hanno bisogno di parole
e si sussurrano uguali parole
che non hanno bisogno di significato.
L’irritabile vento dell’inverno non potrà gelare
il rude sole del tropico non potrà mai disseccare le rose,
nel giardino di rose che è nostro ed è nostro soltanto.
Ma questa dedica è scritta affinchè altri la leggano:
sono parole private che io ti dedico in pubblico."
Aspettami ed io tornerò, di Konstantin M. Simonov
Aspettami
ed io tornerò.
Aspettami
ed io tornerò,
ma
aspettami con tutte le tue forze.
Aspettami
quando le gialle piogge
ti
ispirano tristezza,
aspettami
quando infuria la tormenta,
aspettami
quando c'è caldo,
quando
più non si aspettano gli altri,
obliando
tutto ciò che accadde ieri.
Aspettami
quando da luoghi lontani
non
giungeranno mie lettere,
aspettami
quando ne avranno abbastanza
tutti
quelli che aspettano con te.
Aspettami
ed io tornerò,
non
augurare del bene
a
tutti coloro che sanno a memoria
che
è tempo di dimenticare.
Credano
pure mio figlio e mia madre
che
io non sono più,
gli
amici si stanchino di aspettare
e,
stretti intorno al fuoco,
bevano
vino amaro
in
memoria dell'anima mia...
Aspettami.
E non t'affrettare
a
bere insieme con loro.
Aspettami
ed io tornerò
ad
onta di tutte le morti.
E
colui che ormai non mi aspettava,
dica
che ho avuto fortuna.
Chi
non aspettò non può capire
come
tu mi abbia salvato
in
mezzo al fuoco
con
la tua attesa.
Solo
noi due conosceremo
come
io sia sopravvissuto:
tu
hai saputo aspettare semplicemente
come
nessun altro.
A Senia, di Carlo Michaelstaedter
Ti son vicino e tu mi sei lontana,
mi guardi e non mi vedi, o s'io ti
parlo,
pur amando ascolti, non però
m'intendi;
ti sono questo corpo e questi suoni,
ti sono un nome, ti son un dei tanti,
come un altro sarebbe
che per nome e per vista conoscessi.
Io non sono per te «io», la mia vita,
io, questa mia volontà più forte,
Il mio sogno, il mio mondo, il mio
destino.
Io non sono per te: questo mio amore
disperato e lontano e doloroso
- gli passi accanto e non lo senti amare.
Ma ancor fra gli altri uomini
t'aggiri,
con questo parli ed a quello t'affidi,
fra lor vivi e per lor, s'anco a
nessuno
dai la tua speme intera e la fiducia.
Ma fra l'oggi e il domani e questo e
quello
ti dissolvi, e trapassi senza sole
la tua selvaggia e forte giovinezza,
e la tua speme consumando ignara
sei di te stessa - ed io mi struggo
invano.
Mentre mi vince gelosia crudele
non pur di questo giovane e di quello
cui lo sguardo concedi o la parola,
ma d'ogni cosa che ti sia vicina,
ma del sole, dell'aria, ma del pane,
ché di loro ti nutri e a me sei tolta;
gelosia d'ogni giorno, d'ogni istante,
che vivi, che non vivi di me solo,
che l'aria e il pane e il sole, che
ogni cosa,
che il mondo intero, che la vita
stessa
vorrei esser per te - ma tu l'ignori.
Si T'o Sapesse Dicere, di Eduardo De Filippo
Ah… si putesse dicere
Chell' c'o core dice
Quant' sarria felice.
Si t' o sapesse di'
E si putesse sentere
Chell' che 'o core sente
Dicisse eternamente
Voglio resta' cu te'.
Ma 'o core sape scrivere,
'O core e' analfabeta
E' comm' a nu' pueta
Ca nun sape canta'
Se 'mbroglia, sposta e vvirgole
Nu punto ammirativo
Mette nu' cungiuntivo
Addo' nun 'nce adda' sta'.
E tu che o staje a sentere
Te 'mbruoglie appriesso a isso
Comme succede spisso, e addio felicita'.
Come ti amo?, di Elizabeth Barrett Browning
Come ti amo? Ora ne conto i modi.
Ti amo quanto profondo e ampio e alto
la mia anima può, quando oltre ogni sguardo
si volge all'Essenza, alla Grazia ideale.
Ti amo al livello del più quieto bisogno
di ogni giorno, al sole e a lume di candela.
Ti amo in libertà, come chi per giustizia lotta;
ti amo semplicemente, come chi evita la lode;
ti amo con la passione delle mie antiche pene
e con la fiducia che avevo da bambina.
Ti amo di un amore che credevo perduto
coi miei passati santi, ti amo col respiro,
i sorrisi e le lacrime di tutta la mia vita!
E, Iddio lo voglia, di più ti amerò dopo la morte.
Lasciami!, di Elizabeth Barrett Browning
Lasciami! Eppur resistere è ormai vano.
Vivrò nell'ombra tua. Sul limitare
dell'intima mia vita non piú stare
sola potrò, né il cuor di sé sovrano
sarà, né, come prima, al sol la mano
potrò serenamente sollevare,
senza sentir quel che schivai, le care
tue mani sulle palme. Per lontano
spazio che tra noi metta il destino,
batte il tuo cuor nel mio, sempre. Tu sei
in ciò ch'io sogno, e fo, come presente
la fragranza dell'uva è dentro il vino.
Se imploro Iddio per me, il tuo nome Ei sente,
vede i pianti di due negli occhi miei.
Non ti ricordi quando mi dicevi, di Leonardo Giustinian
Non
ti ricordi quando mi dicevi
Che
tu m’amavi sì perfettamente?
Se
stavi un giorno che non me vedevi,
con
gli occhi mi cercavi fra la gente,
e
risguardando s’ tu non mi vedevi,
dentro
de lo tuo cuor stavi dolente.
E
mo’ mi vedi, e par non mi cognosci,
come
tuo servo stato mai non fossi.
Non dire, non nominare, di Adonis
Non
dire, non nominare: la creazione o l’amore,
i
suoi oggetti e i suoi atti
sono
immagini del libro del dubbio. Prendimi, fa’ che io viaggi nell’illusione,
in
ciò che ho immaginato o immagino,
che
ecceda, che alletti il dubbio in me stesso, che strappi
ciò
che le parole han tessuto e ciò che vi leggo
ciò
che desidero e penso
che
offra il mio corpo alla sua ascesa,
fa’
che io sia la via per l’infinito.
Non cercare di dire il tuo amore, di William Blake
Non
cercare di dire il tuo amore
amore
che mai non si può dire;
perché
il soffio gentile si muove
silente,
invisibile.
Dissi
il mio amore, dissi il mio amore,
le
aprii tutto il mio cuore;
tremando,
gelando, in orrendo timore -
ah,
ella se ne andò.
Non
appena mi ebbe lasciato
uno
straniero passò per caso;
silente,
invisibile -
oh,
ella non si negò.
Quando forti e diritte le nostre anime, di Elizabeth Barrett Browning
Quando forti e diritte le nostre anime
si stringono in silenzio sempre più vicine,
finché le punte ricurve delle loro ali
aperte prendono fuoco, quale amaro
torto può farci la terra per impedirci
d’essere a lungo felici? Pensa! Mentre
saliamo in alto, gli angeli, incalzandoci,
sfere d’oro di canto perfetto vorrebbero
far cadere nel nostro profondo e caro
silenzio. Ma, amore, restiamo sulla terra
dove l’avverso, indegno umore degli umani
fugge gli spiriti puri, li isola e consente
un luogo dove stare, amare per un giorno,
con l’ombra e l’ora della morte intorno.
Quando forti e diritte le nostre anime
si stringono in silenzio sempre più vicine,
finché le punte ricurve delle loro ali
aperte prendono fuoco, quale amaro
torto può farci la terra per impedirci
d’essere a lungo felici? Pensa! Mentre
saliamo in alto, gli angeli, incalzandoci,
sfere d’oro di canto perfetto vorrebbero
far cadere nel nostro profondo e caro
silenzio. Ma, amore, restiamo sulla terra
dove l’avverso, indegno umore degli umani
fugge gli spiriti puri, li isola e consente
un luogo dove stare, amare per un giorno,
con l’ombra e l’ora della morte intorno.
Filosofia dell’amore, di Percy Bysshe Shelley
Le
fonti si confondono col fiume
i
fiumi con l'Oceano
i
venti del Cielo sempre
in
dolci moti si uniscono
niente
al mondo è celibe
e
tutto per divina legge
in
una forza si incontra e si confonde.
Perché
non io con te?
Vedi
che le montagne baciano l'alto
del
Cielo, e che le onde una per una
si
abbracciano. Nessun fiore-sorella
vivrebbe
più ritroso verso il fratello-fiore.
E
il chiarore del sole abbraccia la terra
e
i raggi della luna baciano il mare.
Per
che cosa tutto questo lavoro tenero
se
tu non vuoi baciarmi?
Preghiera, di James Joyce
Ancora!
Vieni, dona, cedi tutta la tua forza a me!
Da
lungi una bassa parola alita sul cervello scoppiante
la
sua calma crudele, angoscia della sommissione,
addolcendo
il suo terrore come ad anima predestinata.
Cessa,
silenzioso amore! Mio fato!
Accecami
con la tua cupa vicinanza, oh abbi pietà, adorato nemico del mio volere!
Resistere
non oso al freddo tocco che mi spaura.
Trai
da me ancora
la
mia torpida vita! Su me più basso chinati, minacciosa testa,
tu
del mio crollo fiera, rammemorante, pietosa,
colui
che è, colui che fu!
Ancora!
Insieme,
avviluppati dalla notte, sulla terra giacciono. lo odo
da
lungi la sua bassa parola alitare sul mio cervello scoppiante.
Vieni!
lo cedo. Su me più basso chinati. Son qui.
Soggiogatore,
non mi abbandonare! Sola gioia, sola angoscia,
prendimi,
salvami, calmami, oh risparmiami!
Appuntamento mancato, di Thomas Hardy
Tu
non venisti,
E
il tempo in cammino trascorse e m'invase torpore.
Pure,
non tanto per il vuoto della tua cara presenza laggiù,
Quanto
perché trovai così mancare nella tua natura
Quell'alta
compassione che sa superare
Riluttanza
per mero impulso di pietà
lo
mi dolsi, quando, come l'ora della speranza batté la sua somma,
Tu
non venisti.
Tu
non mi ami,
E,
soltanto l'amore potrebbe donarti lealtà;
Lo
so e l'ho sempre saputo. Ma al grande tesoro
Degli
atti umani, divini in tutto fuor che nel nome,
Non
valeva una piccola ora o poco più
Aggiungere
anche questo: che una volta tu, donna, venisti
A
lenire un uomo lacero di tempo, sebbene in verità
Tu
non mi ami?
Sonetto XIV, di Elizabeth Barrett Browning
Se
devi amarmi, per null'altro sia
se
non che per amore; non dire mai:
"L'amo
per il sorriso, per lo sguardo,
la
gentilezza del parlare, il modo
di
pensare conforme al mio,
che
mi rese sereno un giorno".
Queste
son tutte cose che posson mutare,
Amato,
in sé o per te, e un amore
così
sorto potrebbe poi morire.
E
non amarmi per pietà di lacrime
che
bagnino il mio volto. Può scordare
il
pianto chi ebbe a lungo il tuo conforto,
e
perderti. Soltanto per amore
amami
- e sempre, per l'eternità.
Vorrei poter soffocare, di Cesare Pavese
Vorrei
poter soffocare
nella
stretta delle tue braccia
nell'amore
ardente del tuo corpo
sul
tuo volto, sulle tue membra struggenti
nel
deliquio dei tuoi occhi profondi
perduti
nel mio amore,
quest'acredine
arida
che
mi tormenta.
Ardere
confuso in te disperatamente
quest'insaziabilità
della mia anima
già
stanca di tutte le coose
prima
ancor di conoscerle
ed
ora tanto esasperata
dal
mutismo del mondo
implacabile
a tutti i miei sogni
e
dalla sua atrocità tranquilla
che
mi grava terribile
e
noncurante
e
nemmeno più mi concede
la
pacatezza del tedio
ma
mi strazia tormentosamente
e
mi pùngola atroce,
senza
lasciarmi urlare,
sconvolgendomi
il sangue
soffocandomi
atroce
in
un silenzio che è uno spasimo
in
un silenzio fremente.
Nell'ebrezza
disperata
dell'amore
di tutto il tuo corpo
e
della tua anima perduta
vorrei
sconvolgere e bruciarmi l'anima
spardere
quest'orrore
che
mi strappa gli urli
e
me li soffoca in gola
bruciarlo
annichilirlo in un attimo
e
stringermi stringermi a te
senza
ritegno più
ciecamente,
febbrile,
schiantandoti,
d'amore.
Poi
morire, morire,
con
te.
Il
giorno tetro
in
cui dovrò soliatrio
morire
(e verrà, senza scampo)
quel
giorno piangerò
pensando
che potevo
morire
così nell'ebbrezza
di
una passione ardente.
Ma
per pietà d'amore
non
l'ho voluto mai.
Per
pietà del tuo povero amore
ho
scelto, anima mia,
la
via del più lungo dolore.
San Martino del Carso, di Giuseppe Ungaretti
Di queste case
Non è rimasto
Che qualche
Brandello di muro.
Di tanti
Che mi corrispondevano
Non è rimasto
Neppure tanto.
Ma nel cuore
Nessuna croce manca.
E' il mio cuore
Il paese più straziato.
San Martino del Carso, di Giuseppe Ungaretti
Di queste case
Non è rimasto
Che qualche
Brandello di muro.
Di tanti
Che mi corrispondevano
Non è rimasto
Neppure tanto.
Ma nel cuore
Nessuna croce manca.
E' il mio cuore
Il paese più straziato.
Lentamente muore, di Martha Medeiros
Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni
giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marca, chi non
rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.
Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su
bianco e i puntini sulle "i" piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno
sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti
all'errore e ai sentimenti.
Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul
lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza, per inseguire un
sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai
consigli sensati. Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi
non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso. Muore lentamente
chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i
giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.
Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non
fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli
chiedono qualcosa che conosce.
Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo
richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di
respirare.
Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida
felicità.
Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni
giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marca, chi non
rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.
Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su
bianco e i puntini sulle "i" piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno
sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti
all'errore e ai sentimenti.
Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul
lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza, per inseguire un
sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai
consigli sensati. Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi
non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso. Muore lentamente
chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i
giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.
Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non
fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli
chiedono qualcosa che conosce.
Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo
richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di
respirare.
Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida
felicità.
La definizione di amore, di Andrew Marvell
Il mio amore è per nascita tanto raro
quanto strano ed elevato nel suo oggetto;
fu generato dalla Disperazione
congiunta con l’Impossibilità.
Solo la magnanima Disperazione
ha potuto svelarmi una cosa tanto divina,
laddove la flebile Speranza non riusciva a volare
ma batteva invano la sua ala appariscente.
E, tuttavia, io potrei velocemente arrivare
là dove la mia anima protesa in lei rimane fissa,
il Fato, però, incunea zeppe di ferro
e sempre si insinua in mezzo.
Perché il Fato, con occhio geloso, vede
due amori perfetti ma non li lascia congiungere;
la loro unione sarebbe la sua rovina
e invaliderebbe il suo potere tirannico.
E pertanto i suoi decreti d’acciaio
hanno posto noi come due poli lontani
(sebbene tutto l’universo amoroso ruoti intorno a noi)
destinati a non abbracciarsi mai per virtù propria
a meno che il vorticoso cielo non precipiti
e la terra non venga squarciata da una nuova convulsione;
e, perché noi possiamo congiungerci, il mondo intero dovrebbe
essere schiacciato in un planisfero.
Come le linee oblique anche gli amori imperfetti possono ben,
incontrarsi ad ogni angolo;
ma i nostri sentimenti d’amore, così perfettamente paralleli,
sebbene infiniti non potranno mai incontrarsi.
Perciò l’amore che così ci lega,
ma che il fato preclude con così tanta invidia,
è la congiunzione della mente
e l’opposizione delle stelle.
La verità, vi prego, sull'amore, di Wystan Hugh Auden
Dicono alcuni che amore è un bambino,
e alcuni che è un uccello,
alcuni che manda avanti il mondo,
e alcuni che è un'assurdità,
e quando ho domandato al mio vicino,
che aveva tutta l'aria di sapere,
sua moglie si è seccata e ha detto che
non era il caso, no.
Assomiglia a una coppia di pigiami,
o al salame dove non c'è da bere?
Per l'odore può ricordare i lama,
o avrà un profumo consolante?
E' pungente a toccarlo, come un pruno,
o lieve come morbido piumino?
E' tagliente o ben liscio lungo gli orli?
La verità, vi prego, sull'amore.
I manuali di storia ne parlano
in qualche noticina misteriosa,
ma è un argomento assai comune
a bordo delle navi da crociera;
ho trovato che vi si accenna nelle
cronache dei suicidi,
e l'ho visto persino scribacchiato
sul retro degli orari ferroviari.
Ha il latrato di un alsaziano a dieta,
o il bum-bum di una banda militare?
Si può farne una buona imitazione
su una sega o uno Steinway da concerto?
Quando canta alle feste, è un finimondo?
Apprezzerà soltanto roba classica?
Smetterà se si vuole un po' di pace?
La verità, vi prego, sull'amore.
Sono andato a guardare nel bersò;
lì non c'era mai stato;
ho esplorato il Tamigi a Maidenhead,
e poi l'aria balsamica di Brighton.
Non so che cosa mi cantasse il merlo,
o che cosa dicesse il tulipano,
ma non era nascosto nel pollaio,
e non era nemmeno sotto il letto.
Sa fare delle smorfie straordinarie?
Sull'altalena soffre di vertigini?
Passerà tutto il suo tempo alle corse,
o stimpellando corde sbrindellate?
Avrà idee personali sul denaro?
E' un buon patriota o mica tanto?
Ne racconta di allegre, anche se spinte?
La verità, vi prego, sull'amore.
Quando viene, verrà senza avvisare,
proprio mentre mi sto frugando il naso?
Busserà la mattina alla mia porta,
o là sul bus mi pesterà un piede?
Accadrà come quando cambia il tempo?
Sarà cortese o spiccio il suo saluto?
Darà una svolta a tutta la mia vita?
La verità, vi prego, sull'amore.
Dicono alcuni che amore è un bambino,
e alcuni che è un uccello,
alcuni che manda avanti il mondo,
e alcuni che è un'assurdità,
e quando ho domandato al mio vicino,
che aveva tutta l'aria di sapere,
sua moglie si è seccata e ha detto che
non era il caso, no.
Assomiglia a una coppia di pigiami,
o al salame dove non c'è da bere?
Per l'odore può ricordare i lama,
o avrà un profumo consolante?
E' pungente a toccarlo, come un pruno,
o lieve come morbido piumino?
E' tagliente o ben liscio lungo gli orli?
La verità, vi prego, sull'amore.
I manuali di storia ne parlano
in qualche noticina misteriosa,
ma è un argomento assai comune
a bordo delle navi da crociera;
ho trovato che vi si accenna nelle
cronache dei suicidi,
e l'ho visto persino scribacchiato
sul retro degli orari ferroviari.
Ha il latrato di un alsaziano a dieta,
o il bum-bum di una banda militare?
Si può farne una buona imitazione
su una sega o uno Steinway da concerto?
Quando canta alle feste, è un finimondo?
Apprezzerà soltanto roba classica?
Smetterà se si vuole un po' di pace?
La verità, vi prego, sull'amore.
Sono andato a guardare nel bersò;
lì non c'era mai stato;
ho esplorato il Tamigi a Maidenhead,
e poi l'aria balsamica di Brighton.
Non so che cosa mi cantasse il merlo,
o che cosa dicesse il tulipano,
ma non era nascosto nel pollaio,
e non era nemmeno sotto il letto.
Sa fare delle smorfie straordinarie?
Sull'altalena soffre di vertigini?
Passerà tutto il suo tempo alle corse,
o stimpellando corde sbrindellate?
Avrà idee personali sul denaro?
E' un buon patriota o mica tanto?
Ne racconta di allegre, anche se spinte?
La verità, vi prego, sull'amore.
Quando viene, verrà senza avvisare,
proprio mentre mi sto frugando il naso?
Busserà la mattina alla mia porta,
o là sul bus mi pesterà un piede?
Accadrà come quando cambia il tempo?
Sarà cortese o spiccio il suo saluto?
Darà una svolta a tutta la mia vita?
La verità, vi prego, sull'amore.
Se, di Joseph Rudyard Kipling
Se riesci a tenere la testa a posto quando tutti intorno a te
L'hanno persa e danno la colpa a te,
Se puoi avere fiducia in te stesso quando tutti dubitano di te,
Ma prendi in considerazione anche i loro dubbi.
Se sai aspettare senza stancarti dell'attesa,
O essendo calunniato, non ricambiare con calunnie,
O essendo odiato, non dare spazio all'odio,
Senza tuttavia sembrare troppo buono, né parlare troppo da saggio;
Se puoi sognare, senza fare dei sogni i tuoi padroni;
Se puoi pensare, senza fare dei pensieri il tuo scopo,
Se sai incontrarti con il Successo e la Sconfitta
E trattare questi due impostori allo stesso modo.
Se riesci a sopportare di sentire la verità che hai detto
Distorta da imbroglioni che ne fanno una trappola per gli ingenui,
O guardare le cose per le quali hai dato la vita, distrutte,
E piegarti a ricostruirle con strumenti usurati.
Se puoi fare un solo mucchio di tutte le tue fortune
E rischiarlo in un unico lancio di una monetina,
E perdere, e ricominciare daccapo
Senza mai fiatare una parola sulla tua perdita.
Se sai costringere il tuo cuore, nervi, e polsi
A sorreggerti anche quando sono esausti,
E così resistere quando in te non c'è più nulla
Tranne la Volontà che dice loro: "Resistete!"
Se riesci a parlare alle folle e conservare la tua virtù,
O passeggiare con i Re, senza perdere il contatto con la gente comune,
Se non possono ferirti né i nemici né gli amici affettuosi,
Se per te ogni persona conta, ma nessuno troppo.
Se riesci a riempire ogni inesorabile minuto
Dando valore a ognuno dei sessanta secondi,
Tua è la Terra e tutto ciò che contiene,
E — cosa più importante — sarai un Uomo, figlio mio!
L'hanno persa e danno la colpa a te,
Se puoi avere fiducia in te stesso quando tutti dubitano di te,
Ma prendi in considerazione anche i loro dubbi.
Se sai aspettare senza stancarti dell'attesa,
O essendo calunniato, non ricambiare con calunnie,
O essendo odiato, non dare spazio all'odio,
Senza tuttavia sembrare troppo buono, né parlare troppo da saggio;
Se puoi sognare, senza fare dei sogni i tuoi padroni;
Se puoi pensare, senza fare dei pensieri il tuo scopo,
Se sai incontrarti con il Successo e la Sconfitta
E trattare questi due impostori allo stesso modo.
Se riesci a sopportare di sentire la verità che hai detto
Distorta da imbroglioni che ne fanno una trappola per gli ingenui,
O guardare le cose per le quali hai dato la vita, distrutte,
E piegarti a ricostruirle con strumenti usurati.
Se puoi fare un solo mucchio di tutte le tue fortune
E rischiarlo in un unico lancio di una monetina,
E perdere, e ricominciare daccapo
Senza mai fiatare una parola sulla tua perdita.
Se sai costringere il tuo cuore, nervi, e polsi
A sorreggerti anche quando sono esausti,
E così resistere quando in te non c'è più nulla
Tranne la Volontà che dice loro: "Resistete!"
Se riesci a parlare alle folle e conservare la tua virtù,
O passeggiare con i Re, senza perdere il contatto con la gente comune,
Se non possono ferirti né i nemici né gli amici affettuosi,
Se per te ogni persona conta, ma nessuno troppo.
Se riesci a riempire ogni inesorabile minuto
Dando valore a ognuno dei sessanta secondi,
Tua è la Terra e tutto ciò che contiene,
E — cosa più importante — sarai un Uomo, figlio mio!
Quando tu sarai, di William Butler Yeats
Quando tu sarai vecchia e grigia,
col capo tentennante
ed accanto al fuoco starai assonnata,
prenderai questo libro.
E lentamente lo leggerai, ricorderai sognando
dello sguardo che i tuoi occhi ebbero allora,
delle loro profonde ombre.
Di quanti amarono la grazia felice
di quei tuoi momenti
e, d'amore falso o a volte sincero,
amarono la tua bellezza.
Ma uno solo di te amò l'anima irrequieta,
uno solo allora amò le pene del volto tuo che muta.
E tu, chinandoti verso le braci, sarai un poco triste,
in un mormorio d'amore dirai,
di come se ne volò via...
passò volando oltre il confine di questi alti monti
e per sempre poi il suo volto nascose
in una folla di stelle.
col capo tentennante
ed accanto al fuoco starai assonnata,
prenderai questo libro.
E lentamente lo leggerai, ricorderai sognando
dello sguardo che i tuoi occhi ebbero allora,
delle loro profonde ombre.
Di quanti amarono la grazia felice
di quei tuoi momenti
e, d'amore falso o a volte sincero,
amarono la tua bellezza.
Ma uno solo di te amò l'anima irrequieta,
uno solo allora amò le pene del volto tuo che muta.
E tu, chinandoti verso le braci, sarai un poco triste,
in un mormorio d'amore dirai,
di come se ne volò via...
passò volando oltre il confine di questi alti monti
e per sempre poi il suo volto nascose
in una folla di stelle.
Il mio amore è come una rosa rossa rossa, di Robert Burns
Il mio amore è come una rosa rossa rossa,
ch'è da poco sbocciata in giugno:
il mio amore è come una melodia
che è dolcemente e armoniosamente suonata.
Sì bella tu sei, mia leggiadra fanciulla,
che pazzamente innamorato io sono;
e sempre io t'amerò, mia cara,
finché non s'asciugheran tutti i mari;
finché non s'asciugheranno tutti i mari, mia cara,
e non si fonderanno le rocce al sole:
e sempre io t'amerò, mia cara,
finché scorrerà la sabbia della vita.
Addio, mio unico amore!
Addio per un poco!
Io ritornerò, mio amore,
anche se a dieci mila miglia.
ch'è da poco sbocciata in giugno:
il mio amore è come una melodia
che è dolcemente e armoniosamente suonata.
Sì bella tu sei, mia leggiadra fanciulla,
che pazzamente innamorato io sono;
e sempre io t'amerò, mia cara,
finché non s'asciugheran tutti i mari;
finché non s'asciugheranno tutti i mari, mia cara,
e non si fonderanno le rocce al sole:
e sempre io t'amerò, mia cara,
finché scorrerà la sabbia della vita.
Addio, mio unico amore!
Addio per un poco!
Io ritornerò, mio amore,
anche se a dieci mila miglia.
Io sono l’unica il cui destino, di Emily Brontë
Io sono l’unica il cui destino
lingua non indaga, occhio non piange;
non ho mai causato un cupo pensiero,
né un sorriso di gioia, da quando sono nata.
Tra piaceri segreti e lacrime segrete,
questa mutevole vita mi è sfuggita,
dopo diciott’anni ancora così solitaria
come nel giorno della mia nascita.
E vi furono tempi che non posso nascondere,
tempi in cui tutto ciò era terribile,
quando la mia triste anima perse il suo orgoglio
e desiderò qualcuno che l’amasse.
Ma ciò apparteneva ai primi ardori
di sentimenti poi repressi dal dolore;
e sono morti da così lungo tempo
che stento a credere siano mai esistiti.
Prima si dissolse la speranza giovanile,
poi svanì l’arcobaleno della fantasia;
infine l’esperienza mi insegnò che mai
crebbe in un cuore mortale la verità.
Era già amaro pensare che l’umanità
fosse insincera, sterile, servile;
ma peggio fu fidarmi della mia mente
e trovarvi la stessa corruzione.
Più felice sono quando più lontana, di Emily Brontë
Più felice sono quando più lontana
porto la mia anima dalla sua dimora d'argilla,
in una notte di vento quando la luna brilla
e l'occhio vaga attraverso mondi di luce
Quando mi annullo e niente mi è accanto
né terra, né mare, né cieli tersi
e sono tutta spirito, ampiamente errando
attraverso infinite immensità.
Senza, di Samuel Beckett
Rovine vero rifugio finalmente verso cui da tanto lontano dopo tanti
falsi. Spazi senza fine terra cielo confusi non un rumore tutto immobile.
Faccia grigia due azzurro pallido corpo minuto cuore che batte solo in piedi.
Spento aperto quattro pareti cadute all'indietro vero rifugio senza uscita.
|
Rovine sparse confuse con la sabbia grigio cenere vero rifugio. Cubo
tutto luce bianco assoluto facce senza tracce nessun ricordo. Sempre e
soltanto aria grigia senza tempo chimera la luce che passa. Grigio cenere
cielo riflesso della terra riflesso dei cielo. Sempre e soltanto questa
fissità immutabile sogno l'ora che passa.
|
Maledirà Dio come in quei giorni benedetti faccia verso il cielo
aperto l'acquazzone passeggero. Corpo minuto faccia grigia lineamenti fessura
e buchetti due azzurro pallido. Facce senza tracce bianco assoluto occhio
calmo finalmente nessun ricordo.
|
Chimera la luce sempre e soltanto aria grigia senza tempo non un
rumore. Facce senza tracce quasi raggiunte bianco assoluto nessun ricordo.
Corpo minuto saldato grigio cenere cuore che batte faccia fissa lontano. Lo
bagnerà la pioggia come nei giorni benedetti dell'azzurro la nuvola
passeggera. Cubo vero
rifugio finalmente quattro pareti all'indietro nessun rumore.
|
Cielo grigio nessuna nuvola non un rumore tutto immobile terra sabbia
grigio cenere. Corpo minuto come la terra il cielo le rovine solo in piedi. Grigio cenere tutt'intorno
terra cielo confusi spazi senza fine.
|
Si muoverà nelle sabbie movimento in cielo nell'aria le sabbie. Sempre
e soltanto in sogno bel sogno non avere che un tempo da scontare. Piccolo
corpo piccolo blocco cuore che batte grigio cenere solo in piedi. Terra cielo
confusi infinito nessun rilievo corpo minuto solo in piedi. Nelle sabbie
nessun appiglio ancora un passo verso spazi senza fine lo farà. Silenzio non
un alito stesso grigio dappertutto terra cielo corpo rovine.
|
Nero lento con rovina vero rifugio quattro pareti all'indietro nessun
rumore. Gambe blocco unico braccia incollate ai fianchi corpo minuto faccia fissa
lontano. Sempre e soltanto in sogno svanito il passare dell'ora lunga breve.
Solo in piedi corpo minuto grigio liscio niente di più di qualche buco. Un
passo tra le rovine le sabbie sulla schiena verso spazi senza fine lo farà.
Sempre e soltanto sogno notti e giorni fatti di sogni di altri giorni notti
migliori. Rivivrà il tempo di un passo albeggerà di nuovo cadrà la notte su
di lui gli spazi.
|
Spaccato in quattro all'indietro vero rifugio senza uscita rovine
sparse. Piccolo corpo piccolo blocco genitali invasi culo blocco unico solco
grigio invaso. Vero rifugio finalmente senza uscita in pezzi sparsi quattro
pareti all'inclietro nessun rumore. Spazi senza fine terra cielo confusi
tutto immobile non un alito. Facce bianche senza tracce occhio calmo testa
ragionante nessun ricordo. Rovine sparse grigio cenere tutt'intorno vero
rifugio finahnente senza uscita.
|
Grigio cenere corpo minuto solo in piedi cuore che batte faccia fissa
lontano. Tutto bello tutto nuovo come in quei giorni benedetti regnerà l'infelicità.
Terra sabbia grigia come l'aria il cielo il corpo le rovine sabbia fine
grigio cenere. Luce rifugio bianco assoluto facce senza tracce nessun
ricordo. Infinito nessun rilievo corpo minuto solo in piedi stesso grigio
dappertutto terra cielo corpo rovine. Faccia verso bianca calma quasi
raggiunta occhio calmo finalmente nessun ricordo. Ancora un passo uno solo da
solo nelle sabbie nessun appiglio lo farà.
|
Spento aperto vero rifugio senza uscita verso cui da tanto lontano
dopo tanti falsi. Sempre e soltanto silenzio così grande che in
innnaginazione quelle risate da pazza quelle grida. Testa attraverso l'occhio
calmo tutta luce bianca calma nessun ricordo. Chimera la luce l'aurora che
dissipa le chimere e l'altra chiamata crepuscolo.
|
Andrà sulla schiena faccia verso il cielo riaperto su di lui le rovine
le sabbie gli spazi. Aria grigia senza tempo terra cielo confusi grigi come
le rovine spazi senza fine. Albeggerà di nuovo cadrà la notte su di lui gli
spazi l'aria cuore batterà di nuovo. Vero rifugio finalmente rovine sparse grige come
le sabbie.
|
Faccia verso occhio calmo quasi raggiunto tutto bianco tutto calmo
nessun ricordo. Sempre e soltanto immaginato l'azzurro chiamato ceruleo in
poesia soltanto folle immaginazione. Piccolo vuoto grande luce cubo tutto
bianco facce senza tracce nessun ricordo. Sempre e soltanto aria grigia senza
tempo tutto immobile non un alito. Cuore che batte solo in piedi corpo minuto
faccia grigia lineamenti invasi due azzurro pallido. Luce bianco quasi
raggiunto testa attraverso l'occhio calmo ben ragionante nessun ricordo.
|
Corpo minuto grigio come la terra il cielo le rovine solo in piedi.
Silenzio non un alito stesso grigio dappertutto terra cielo corpo rovine. Spento aperto quattro pareti
all'indietro vero rifugio senza uscita.
|
Grigio cenere cielo riflesso della terra riflesso del cielo. Aria
grigia senza tempo terra cielo confusi grigi come le rovine spazi senza fme.
Nelle sabbie nessun appiglio ancora un passo verso spazi senza fìne lo farsa.
Albeggerà di nuovo cadrà la notte su di lui gli spazi l'aría cuore batterà di
nuovo.
|
Chimera la luce sempre e soltanto aria grigia senza tempo nessun
rumore. Spazi senza fìne terra cielo confusi tutto immobile non un rumore. Lo
bagnerà la pioggia come nei giorni benedetti dell'azzurro la nuvola
passeggera. Cielo grigio nessuna nuvola nessun rumore tutto immobile terra
sabbia grigio cenere.
|
Piccolo vuoto grande luce cubo tutto bianco facce senza tracce nessun
ricordo. Infinito senza rilievo corpo minuto solo in piedi stesso grigio
dappertutto terra cielo corpo rovine. Rovine sparse confuse colla sabbia
grigio cenere vero rifugio. Cubo vero rifugio finalmente quattro pareti
all'indietro nessun rumore. Sempre e soltanto questa fissità immutabile sogno
l'ora che passa. Sempre e soltanto aria grigia senza tempo chimera la luce
che passa.
|
Spaccato in quattro all'indietro vero rifugio senza uscita rovine
sparse. Rivivrà il ternpo di un passo al- begger@a di nuovo cadrà la notte su
di lui gli spazi sen- za fìne. Faccia verso calma luce bianca quasi raggiunta
occhio calmo finalmente nessun ricordo. Faccia grigia due azzurro pallido
corpo minuto cuore che batte solo in piedi. Andrà sulla schiena faccia verso
il cielo ria- perto su di lui le rovine le sabbie gli spazi. Terra sab- bia grigia
come l'aria il cielo il corpo le rovine sabbia fìne grigio cenere. Facce senza tracce quasi
raggiunte bianco assoluto nessun ricordo.
|
Cuore che batte solo in piedi corpo minuto faccia grigia lineamenti
invasi due azzurro pallido. Solo in piedi corpo minuto grigio liscio niente
più di qualche buco. Sempre e soltanto sogno notti e giorni fatti di sogni di
altre notti giorni migliori. Si muoverà tra le sabbie movimento in cielo
nell'aria le sabbie. Un passo tra le rovine le sabbie sulla schiena verso spazi
senza fine lo farà. Sempre e soltanto silenzio così grande che in
immaginazione queste risate da pazza queste grida.
|
Vero rifugio finalmente rovine sparse grige come le sabbie. Sempre e
soltanto aria grigia senza tempo tutto immobile non un alito. Facce bianche
senza tracce occhio calmo testa ragionante nessun ricordo. Sempre e soltanto
in sogno svanito il passare dell'ora lunga breve. Cubo tutto luce bianco
assoluto facce senza tracce nessun ricordo.
|
Spento aperto vero rifugio senza uscita verso cui da tanto lontano
dopo tanti falsi. Testa attraverso l'occhio calmo tutto bianco calma luce
nessun ricordo. Tutto bello tutto nuovo come in quei giorni benedetti regnerà
l'infelicità. Grigio cenere tutt'intorno terra cielo confusi spazi senza
fine. Rovine sparse grigio cenere tutt'intorno vero rifugio finalmente senza
uscita. Sempre e soltanto in sogno bel sogno non avere che un tempo da
scontare. Corpo minuto faccia grigia lineamenti fessura e buchetti due azzurro
pallido.
|
Rovine vero rifugio finalmente verso cui da tanto lontano dopo tanti
falsi. Sempre e soltanto immaginato l'azzurro chiamato ceruleo in poesia
immaginazione folle. Luce bianco quasi raggiunto testa attraverso l'occhio
calmo ragionante nessun ricordo.
|
Nero lento con rovina vero rifugio quattro pareti all'indietro senza
rumore. Terra cielo confusi infinito senza rilievo corpo minuto solo in
piedi. Ancora un passo uno solo da solo nelle sabbie nessun appiglio lo farà.
Grigio cenere corpo minuto solo in piedi cuore che batte faccia fissa
lontano. Luce rifugio bianco assoluto facce senza tracce nessun ricordo.
Spazi senza fine terra cielo confusi non un rumore tutto immobile.
|
Gambe blocco unico braccia incorate ai fianchi corpo minuto faccia fissa
lontano. Vero rifugio finalmente senza uscita in pezzi sparsi quattro pareti
cadute all'indietro nessun rumore. Facce senza tracce bianco assoluto occhio
calmo finalmente nessun ricordo. Maledirà Dio come in quei giorni benedetti
faccia verso il cielo aperto l'acquazzone passeggero. Faccia verso occhio
calmo quasi raggiunto tutto bianco tutto calmo nessun ricordo.
|
Piccolo corpo piccolo blocco cuore che batte grigio cenere solo in
piedi. Corpo minuto saldato grigio cenere cuore che batte faccia fissa lontano.
Piccolo corpo piccolo blocco genitali invasi culo blocco unico solco grigio
invaso. Chimera la luce l'aurora che dissipa le chimere e l'altra chiamata
crepuscolo.
Contro l'amore, di Marco Cortese |
Or basta rimar con cuore e amore
siamo stanchi di codeste mielosità
di codeste dolcezze esagerate da donnicciole
dell'amore vero che solo vive nella poesia
dei poveri poeti che s'inebriano
di versi romantici e inneggianti l'amore
come supremo Dio.
Poveri illusi! Nulla di più falso!
Noi vogliamo cantare del nostro io
della nostra vita meravigliosa
della nostra vita solitaria e libera
ebbra di narcisismo, di superiorità
inneggiamo al coraggio e alla velocità supremi
forze inumani che ci spingono avanti
nel cammino tortuoso della vita.
Per Dio! Brindate con noi al nostro futuro!
Come son pesanti i giorni, di Federico
Garcia Lorca
Come son pesanti i giorni;
a nessun fuoco posso riscaldarmi,
non mi ride ormai nessun sole,
tutto è vuoto,
tutto è freddo e senza pietà,
ed anche le care limpide stelle
mi guardano senza conforto,
da quando ho appreso nel mio cuore,
che anche l'amore può morire.
Nel mutar degli anni, di Algernon
Charles Swinburne
Nel mutar degli anni, nella spirale delle cose,
nel clamore, nel rumore della vita futura,
noi, bevendo amore alle più lontane fonti,
protetti dall'amore come da un albero,
saremmo divenuti simili agli angeli, lassù,
pieni d'amore dal cuore alle labbra,
stretti nella sua mano, nel calore delle sue ali,
o amore, mio amore, se tu mi avessi amato!
Fermi come le stelle saremmo stati,
e ci saremmo mossi come si muove la luna,
che ama il mondo; avremmo visto
il dolore sparire come cosa rifiutata,
e la morte consumarsi come una cosa triste.
Due metà di un cuore perfetto, un'anima
stretta all'altra dinanzi al cadere degli anni;
se una volta mi avessi amato, ma non mi hai amato;
se avessimo avuto fortuna, ma non l'abbiamo avuta.
Andrò per la mia strada, sul mio cammino,
riempirò i giorni del mio quotidiano respiro
con effimere cose di cui non far tesoro,
farò come fa il mondo, dirò quello che dice.
Ma se non ci fossimo amati...
Se tu avessi sentito sotto i tuoi piedi,
il mio cuore battere forte dal piacere
e calpestato farsi polvere e morire,
non avrei accettato la mia vita e dato
tutto quello che la vita e gli anni concedono,
il vino e il miele, il balsamo e il lievito,
i sogni elevati e le speranze cadute.
Vieni vita, vieni morte, e basta parole!
Dovrei perderti vivendo e morto tormentarti?
Non te lo dirò sulla terra, mai; e in cielo,
se allora griderò a te, tu sentirai o saprai?
noi, bevendo amore alle più lontane fonti,
protetti dall'amore come da un albero,
saremmo divenuti simili agli angeli, lassù,
pieni d'amore dal cuore alle labbra,
stretti nella sua mano, nel calore delle sue ali,
o amore, mio amore, se tu mi avessi amato!
Fermi come le stelle saremmo stati,
e ci saremmo mossi come si muove la luna,
che ama il mondo; avremmo visto
il dolore sparire come cosa rifiutata,
e la morte consumarsi come una cosa triste.
Due metà di un cuore perfetto, un'anima
stretta all'altra dinanzi al cadere degli anni;
se una volta mi avessi amato, ma non mi hai amato;
se avessimo avuto fortuna, ma non l'abbiamo avuta.
Andrò per la mia strada, sul mio cammino,
riempirò i giorni del mio quotidiano respiro
con effimere cose di cui non far tesoro,
farò come fa il mondo, dirò quello che dice.
Ma se non ci fossimo amati...
Se tu avessi sentito sotto i tuoi piedi,
il mio cuore battere forte dal piacere
e calpestato farsi polvere e morire,
non avrei accettato la mia vita e dato
tutto quello che la vita e gli anni concedono,
il vino e il miele, il balsamo e il lievito,
i sogni elevati e le speranze cadute.
Vieni vita, vieni morte, e basta parole!
Dovrei perderti vivendo e morto tormentarti?
Non te lo dirò sulla terra, mai; e in cielo,
se allora griderò a te, tu sentirai o saprai?
Il caso, di Thomas Hardy
Solo che un qualche iddio vendicativo mi chiamasse
Dall'alto cielo, e irridesse: "Tu, creatura che soffre,
Sappi che il tuo dolore è il mio diletto,
Che del tuo amore frustrato profitta il mio odio!".
Allora sopporterei, tenderei i nervi e morrei,
Rafforzato dal senso d'un ira immeritata;
Mezzo racconsolato dal pensiero, che un più potente di me
Avesse voluto e assegnato le lacrime ch'io piango.
Ma non così. Come accade che la gioia venga uccisa,
E perché avvizzisce la più dolce speranza mai seminata?
Il caso balordo s'oppone al sole e alla pioggia,
E il tempo biscazziere getta per allegria il dado d'un lamento...
Per questi giudici ciechi tanto valeva cospargere
Gioie lungo il mio cammino così come il dolore.
Ricordami, di Christina Georgina Rossetti
Tu ricordami quando sarò andata
lontano, nella terra del silenzio,
né più per mano mi potrai tenere,
né io potrò il saluto ricambiare.
Ricordami anche quando non potrai
giorno per giorno dirmi dei tuoi sogni:
ricorda e basta, perché a me, lo sai,
non giungerà parola né preghiera.
Pure se un po' dovessi tu scordarmi
e dopo ricordare, non dolerti:
perché se tenebra e rovina lasciano
tracce dei miei pensieri del passato,
meglio per te sorridere e scordare
che dal ricordo essere tormentato.
Alla mia morte, di Christina Georgina Rossetti
Alla mia morte, amore,
meste canzoni non cantare,
al mio capo non piantare rose
né cipresso ombroso.
Ma l’erba sopra di me
irrora di piogge e rugiade,
e se ti piace ricorda
e scorda se ti piace.
Io non vedrò le ombre,
e le piogge non sentirò
e non vedrò l’usignolo
cantare, in lungo pianto.
Ma nel crepuscolo sognando
che non tramonta né risorge,
io ricorderò forse
e forse scorderò.
La spiaggia di Dover, di Matthew Arnold
Il mare è calmo, stanotte.
Alta marea. La luna bianca giace
sopra lo stretto; sulla costa francese il chiarore
brilla e svanisce; le scogliere d’Inghilterra si ergono
scintillanti e vaste nella baia tranquilla.
Vieni alla finestra, dolce è l’aria della notte!
Soltanto, dalla linea lunga di schiuma
Dove il mare incontra la terra sbiancata dalla luna,
Ascolta! senti il fragore stridente
Dei ciottoli, che le onde trascinano, e gettano,
Tornando, sulla riva alta del mare,
Inizia e cessa, e poi di nuovo inizia,
Con lenta cadenza tremula, e porta
Con sé l’eterna nota della tristezza.
Sofocle, nel tempo antico
la udì sull’Egeo, e gli riportò
in mente la torbida marea
dell’umana miseria; e noi troviamo
ugualmente in quel suono un pensiero,
udendola su questo remoto mare boreale.
Il Mare della Fede,
era pure, un tempo, in marea alta; e attorno
alle rive della Terra giaceva, racchiuso
come le pieghe di una cintura risplendente.
Ma adesso altro non sento
che la sua malinconia, un lungo ruggito
che si ritira al respiro del vento della notte,
giù per i vasti e spaventosi bordi
e per i nudi ciottoli del mondo.
Ah, amore mio, restiamo fedeli
l’uno all’altra! perché il mondo, che pare
stendersi dinanzi a noi come una terra di sogni,
così vario, così splendido, così nuovo,
non possiede in realtà né gioia, né amore, né luce,
né certezza, né pace, né sollievo nel dolore;
E siamo qui, come in una piana che s’oscura
sbattuti tra confusi e allarmi di lotte e fughe,
dove eserciti ignoranti si scontrano di notte.
All'amato me stesso, di Vladimir Majakovskij
Quattro. Pesanti come un colpo.
"A Cesare quel che è di Cesare, a Dio quel che è di Dio".
Ma uno come me dove potrà ficcarsi?Dove mi si è apprestata una tana?
S'io fossi piccolo come il grande oceano,
mi leverei sulla punta dei piedi delle onde con l'alta marea,
accarezzando la luna.
Dove trovare un'amata uguale a me?
Angusto sarebbe il cielo per contenerla!
O s'io fossi povero come un miliardario... Che cos'è il denaro per l'anima?
Un ladro insaziabile s'annida in essa:
all'orda sfrenata di tutti i miei desideri
non basta l'oro di tutte le Californie!
S'io fossi balbuziente come Dante o Petrarca...
Accendere l'anima per una sola, ordinarle coi versi...
Struggersi in cenere.
E le parole e il mio amore sarebbero un arco di trionfo:
pomposamente senza lasciar traccia vi passerebbero sotto
le amanti di tutti i secoli.
O s'io fossi silenzioso, umil tuono... Gemerei stringendo
con un brivido l'intrepido eremo della terra...
Seguiterò a squarciagola con la mia voce immensa.
Le comete torceranno le braccia fiammeggianti,
gettandosi a capofitto dalla malinconia.
Coi raggi degli occhi rosicchierei le notti
s'io fossi appannato come il sole...
Che bisogno ho io d'abbeverare col mio splendore
il grembo dimagrato della terra?
Passerò trascinando il mio enorme amore
in quale notte delirante e malaticcia?
Da quali Golia fui concepito
così grande,
e così inutile?
La Tigre, di William Blake
Tigre! Tigre! Divampante fulgore
Nelle foreste della notte,
Quale fu l'immortale mano o l'occhio
Ch'ebbe la forza di formare la tua agghiacciante simmetria?
In quali abissi o in quali cieli
Accese il fuoco dei tuoi occhi?
Sopra quali ali osa slanciarsi?
E quale mano afferra il fuoco?
Quali spalle, quale arte
Poté torcerti i tendini del cuore?
E quando il tuo cuore ebbe il primo palpito,
Quale tremenda mano? Quale tremendo piede?
Quale mazza e quale catena?
Il tuo cervello fu in quale fornace?
E quale incudine?
Quale morsa robusta osò serrarne i terrori funesti?
Mentre gli astri perdevano le lance tirandole alla terra
e il paradiso empivano di pianti?
Fu nel sorriso che ebbe osservando compiuto il suo lavoro,
Chi l'Agnello creò, creò anche te?
Tigre! Tigre! Divampante fulgore
Nelle foreste della notte,
Quale mano, quale immortale spia
Osa formare la tua agghiacciante simmetria?
L'uomo si distrugge, del Mahatma Gandhi
L’uomo si distrugge con la politica senza principi.
L’uomo si distrugge con la ricchezza senza lavoro.
L’uomo si distrugge con l’intelligenza senza carattere.
L’uomo si distrugge con gli affari senza morale.
L’uomo si distrugge con la scienza senza umanità.
L’uomo si distrugge con la religione senza la fede.
L’uomo si distrugge con la carità senza il sacrificio di sé.
L’uomo si distrugge con la ricchezza senza lavoro.
L’uomo si distrugge con l’intelligenza senza carattere.
L’uomo si distrugge con gli affari senza morale.
L’uomo si distrugge con la scienza senza umanità.
L’uomo si distrugge con la religione senza la fede.
L’uomo si distrugge con la carità senza il sacrificio di sé.
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