sabato 1 novembre 2014

Renzi sta con Leon o con Magazzino?, di Giuseppe Pennisi

Renzi sta con Leon o con Magazzino?























Non ho mai avuto il piacere di viaggiare in un’automobile guidata dal presidente del Consiglio Matteo Renzi. Se fossi stato in auto con lui (e non ci fossero state altre persone), il conducente sarebbe stato indubbiamente l’inquilino di Palazzo Chigi. Dato che io non ho, e non ho mai avuto, una patente di guida e non conosco la differenza tra il pedale del freno e quello dell’acceleratore, probabilmente, ad onta dell’impressione che i suoi interventi trasmettono al pubblico, alla guida Matteo Renzi è molto prudente e cauto. Quindi, sa come effettuare una svolta a “U”, anche quando si tratta di una “svolta a U invertita”, come viene chiamata colloquialmente dagli economisti.

Perché me ne occupo? Ho letto un saggio di un giovane professore aggregato della Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Roma III, quella a San Paolo in gran parte nei locali degli ex-magazzini generali. Si chiama Cosimo Magazzino. Si è dato un compito difficile: studiare, non a chiacchiere, ma sulla base di dati quantitativi, il nesso tra le dimensioni della macchina pubblica e la crescita dell’economia italiana dalla nascita del Regno d’Italia alla vigilia della crisi più recente. Il lavoro, “Government Size and Economic Growth in Italy: an Empirical Analysis Based on new Data (1861-2008)”, è apparso sull’ultimo fascicolo dell’International Journal of Empirical Finance (pp. 38-54) e ha suscitato notevole interesse presso la Commissione Europea, la Banca centrale europea, l’OCSE ed il Fondo monetario; ossia coloro che, per dovere più che per diletto studiano le nostre politiche ed i nostri conti.

La conclusione è che in Italia non c’è una relazione lineare tra la dimensione del settore pubblico (misurata in termini di spesa pubblica in percentuale del Pil) e la crescita economica. In generale, negli ultimi vent’anni dell’analisi il nesso è una “curva a U invertita”: ciò vuol dire, in parole povere, che “riduzioni delle spese possono sveltire la dinamica del Pil”. Dallo studio si evince anche che negli anni del Regno Sabaudo, il “pareggio di bilancio” raggiunto per breve periodo ha rallentato l’aumento del prodotto nazionale.

Vale la pena ricordarlo perché il 28 ottobre proprio, all’Università di Roma III, Antonella Palumbo, Marco Causi, Mario Pianta, Paolo Pini e Roberto Romano hanno presentato il libro di Paolo Leon, professore emerito, dal titolo “Il capitalismo e lo Stato. Crisi e trasformazione delle strutture economiche” (Castelvecchi Editore, 2014″). In linea con un approccio che Leon ha mantenuto con coerenza sin dal suo ‘Structural Change and Growth in Capitalism’ (Johns Hopkins Press, 1967), il libro argomenta non per “meno” ma per più Stato”, in effetti per politiche di programmazione per uscire dalla crisi italiana ed europea. Leon non parla di “svolte a U” e, alla presentazione, non era presente Cosimo Magazzino. In effetti, si è ascoltato un po’ “un coretto a cappella”.

Una proposta: Roma III organizzi un dibattito tra Leon e Magazzino. E Matteo Renzi ci partecipi
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