mercoledì 8 gennaio 2014

Osborne scommette sull’austerità per vincere le elezioni nel 2015, di Paola Peduzzi

“The plan” nel Regno Unito


Si può restare al governo con altri tagli al welfare? Il cancelliere dello Scacchiere pensa di sì, molti Tory non gradiscono

Vincere le elezioni nel 2015 annunciando un’altra dose di austerità. E’ questo il “plan” dei conservatori britannici, la loro scommessa elettorale. Come ha confidato un ministro dei tempi della Thatcher al Financial Times, “mi pare una mossa senza precedenti, per trovare qualcosa di simile bisogna tornare a quel che i Tory fecero nel 1979”, all’alba della rivoluzione thatcheriana, per l’appunto. Nel discorso di fine 2013, il premier David Cameron ha detto che questo è l’anno della rinascita del Regno Unito (con la speranza che dopo il referendum scozzese, a settembre, il regno lo sia ancora, unito), ma per crescere bisogna rispettare “the plan”, votarsi all’austerità permanente. Il 6 gennaio, il cancelliere dello Scacchiere George Osborne, che da qualche settimana, forte dei dati economici rassicuranti, ha assunto toni da uno che si sente infine vendicato dalla storia, ha dato forma al “plan”: bisogna risparmiare 25 miliardi di sterline entro il 2018 (circa 30 miliardi di euro), e se i Tory saranno ancora al governo dopo le elezioni previste per il prossimo anno il risparmio sarà fatto con i tagli alle spese, non alzando le tasse. Solo così si può ridurre il deficit, ha detto Osborne nel discorso “della dura verità”, e i fondi andranno trovati tagliando il “budget enorme del welfare”, per un valore pari a 12 miliardi di sterline. Quanto basta per far imbestialire il vicepremier, il leader dei liberaldemocratici Nick Clegg, partner della coalizione di governo, che ha definito la strategia di Osborne “un errore monumentale”. Ma si sa che i conservatori al governo non si preoccupano granché delle proteste dei Lib-Dem – sono innocue. Il problema semmai è che dall’entourage del ministro del Lavoro e delle Pensioni, Iain Duncan Smith, sono filtrate critiche nervose. Il ministro è da sempre il rappresentante dell’ala più “compassionevole” dei Tory: Duncan Smith sa che i tagli ci vogliono, ma c’è modo e modo per rendere gli inglesi meno dipendenti dallo stato sociale, fanno sapere alcune fonti anonime vicine al ministro. Tagliare le pensioni non è quello più efficace.
Il mondo conservatore inglese è destinato a spaccarsi sulla questione dell’austerità permanente (copyright Cameron) e dello stato “permanently smaller” (copyright Osborne): lo dimostra la ribellione del ministro del Lavoro, ma ancor più la reazione del sindaco di Londra, Boris Johnson, il re dei conservatori thatcheriani che ambisce a una carriera nazionale, che ha definito il “povero” Clegg “una difesa profilattica” usata da Cameron quando fa annunci che non troveranno il consenso dei cittadini – “un condom”, titolavano i tabloid online ieri. Johnson sa che i tagli sono necessari, ma ha idee diverse su quali siano le aree di spesa da prendere in considerazione, in particolare i soldi che il Regno Unito spende per sovvenzionare altri paesi europei che non ne hanno alcun bisogno. Anche il Times e il Financial Times hanno elogiato il coraggio del governo, ma hanno avuto da ridire sui tagli. Fraser Nelson, direttore del magazine conservatore Spectator, ha sezionato in dodici punti il discorso di Osborne, l’ha analizzato con grafici e tabelle (lo si trova sul sito del magazine, è molto ben fatto) ed è giunto alla conclusione che si sia trattato di un “cheesy speech”, tattico e non del tutto sincero. Il cancelliere dello Scacchiere ha spostato in avanti gli obiettivi che si era posto per questo mandato: quando parla di “small government”, facendo infuriare gli editorialisti del Guardian che dicono che non c’è mai stato welfare tanto rachitico come quello che vorrebbe questo governo, in realtà parla dei livelli di spesa del 2007, prima della crisi ma dopo la cura spendacciona di Gordon Brown.

La prima vittima è Ed Balls
Il Labour è l’obiettivo di Osborne. Il suo contraltare, Ed Balls, è in crisi piena, si parla da settimane di un suo allontanamento dal governo ombra, e ora è in ulteriore difficoltà: Balls sbraita e ingaggia confronti diretti (molto divertenti) con i Tory, ma sa che per rimettere a posto i conti i tagli dovranno esserci, non ci sono alternative. Osborne ha giocato d’anticipo, mettendo in relazione la crescita del paese – che secondo una ricerca di Citi sarà ancora più alta di quella prevista dal governo, almeno al 3 per cento – con ulteriori, ma sani, sacrifici. E’ una scommessa molto calcolata, commentano George Parker e Kiran Stacey sul Financial Times, oltre che “un ribaltamento radicale dell’ortodossia politica” adottata finora: nel 2010 nessuno era stato tanto aggressivo. E i rischi sono alti: nei sondaggi, i laburisti viaggiano attorno al 40 per cento dei consensi, i Tory sono fermi al 32.

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