Il governo piuma è così leggero che non è caduto. Tuttavia esso, il Pd e i diversamente berlusconiani non hanno fatto una bella figura. Non l’ha fatta neppure Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria, con la sua richiesta di “un paese normale”, frase che andrebbe qualificata in un paese con debito/pil oltre il 130 per cento, disoccupazione al 12,2 e il ristagno più che decennale della produttività dovuto al fatto che il mercato del lavoro è rigido, in modo tale da collocarci al 137esimo posto su 144 paesi esaminati dal Forum della competitività di Ginevra. La richiesta, quindi, dovrebbe essere rivolta a lui, come presidente della Confindustria: dateci un paese normale dal punto di vista dei contratti di lavoro. E se avete difficoltà coi sindacati, chiedete aiuto al governo per convincerli, al fine di incrementare la produttività e l’occupazione. La riduzione del cuneo fiscale sarà il premio per aver realizzato il mercato del lavoro normale, non una via traversa per non realizzarlo.
Ma al presidente della Confindustria vorrei anche domandare se gli pare normale un paese in cui non si può attuare la banda larga perché la rete telefonica in cui dovrebbe essere realizzata è monopolio di una società privata, che sino ad ora non ha trovato i mezzi per realizzarla e non l’ha scorporata dalla società che la utilizza, in contrasto con la legislazione europea?
E’ normale un paese in cui è possibile che un magistrato faccia il sequestro conservativo di tutti i beni dell’azionista di controllo di una singola impresa del suo gruppo, danneggiando gravemente la sua stessa solvibilità e creando un danno enorme all’economia nazionale? Ciò non nell’esercizio dell’azione penale, ma in quello della facoltà di erogare sanzioni amministrative.
E’ normale che per far decadere Berlusconi dal Senato si utilizzi l’argomento che le sanzioni amministrative possono avere efficacia retroattiva in materia tributaria, mentre il codice del contribuente stabilisce, come regola generale, che le leggi di contenuto tributario non sono retroattive? Il tema del concetto dello stato di diritto, in regime di economia di concorrenza, non pare interessi alla classe politica che fa il tifo per il governo piuma. Infatti né il presidente del Consiglio, Enrico Letta, l’ha trattato, né l’ha fatto il Partito democratico, ma neppure l’hanno fatto i diversamente berlusconiani. Nessuno di loro ha giustificato “stabilità” e “legalità” alla luce di princìpi. Ma queste sono due parole vuote se non si fanno precisazioni come quelle di cui ho fatto alcuni esempi. Per quali obiettivi si vuole la stabilità, oltre che per campare alla giornata? Legalità, da sola, è un termine che dovrebbe fare paura. Gli ebrei sono stati sterminati in base alle leggi razziali, che erano vere leggi. E Mussolini ha stabilito legalmente l’economia corporativa, con la “carta del lavoro”. Ma la cosa più beffarda è che il governo aveva dichiarato che l’aumento dell’Iva era inevitabile, dato che esso non aveva più una maggioranza certa. Ora che ce l’ha, molto ampia, l’aumento è ancora inevitabile? E non si è neppure capito che cosa il governo intenda fare per la seconda rata dell’Imu sulla prima casa. Anche questi due temi sono importanti per la crescita, quantomeno nel breve termine, quello a cui al minimo si dovrebbe guardare, se non si vuol dare l’impressione che la cosa che interessa è evitare le elezioni soltanto per non perdere la poltrona di governo o il seggio nel Parlamento e la pensione. Lo si vuole ascoltare Silvio Berlusconi almeno su Iva e Imu che toccano, in modo diretto e tangibile, la gente? Scendete dal pero, quantomeno per rendervi conto di ciò che serve adesso al cittadino normale.
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