lunedì 7 maggio 2012

Eliseo 2012, ritorno al passato


Il favorito Hollande e l’uscente Sarkozy hanno riportato la Francia agli anni Ottanta


Alle 20.00 di domenica si chiuderanno le urne francesi e il mondo saprà chi entrerà all’Eliseo da presidente. La campagna elettorale, dominata dalla crisi economica e sociale che sta attraversando l’occidente da qualche anno, è stata già definita la più triste dell’ultimo trentennio. Manifesti elettorali sbiaditi, sorrisi accennati, slogan prudenti e programmi confusi. Niente a che vedere con i sogni prospettati da François Mitterrand nel 1981 e da Nicolas Sarkozy nel 2007: “La forza tranquilla”, “Insieme, tutto diventa possibile”, si leggeva allora sui cartelloni che tappezzavano le città di Francia. Dopo decenni di sconfitte (anche umilianti, come quella del 2002, con Lionel Jospin fuori dal ballottaggio), la sinistra ha deciso di tornare indietro nel tempo, all’epoca d’oro dell’unico presidente socialista della Quinta repubblica. Non a caso, Hollande ha scelto di chiudere la campagna elettorale a Tolosa, come faceva sempre Mitterrand. Un discorso, quello del candidato socialista, aperto dalle note di “Bandiera Rossa”, con la folla che a tratti esibiva il pugno sinistro e cantava (in italiano) “viva il comunismo e la libertà” e chiuso dall’orchestra che suonava “Bella Ciao”. 


La sua idea di sinistra è vecchia, lontana anni luce da quella che negli anni Novanta ha vinto e convinto in buona parte d’Europa e negli Stati Uniti. Il suo orientamento non è New Labour e lui non ha nulla a che fare con il Tony Blair dei tempi migliori, quello capace di seppellire per più di dieci anni il conservatore britannico. I suoi programmi non ricordano (neppure vagamente) le politiche del Clinton delle origini, prima che l’onda repubblicana capitanata da Newt Gingrich prendesse il controllo del Congresso. La Francia di Hollande vuole essere amica degli operai (che però al primo turno hanno votato soprattutto la destra di Marine Le Pen ) e cerca voti più a sinistra che al centro moderato. E’ un’idea antica, superata dalla storia e dalla realtà. Sembra quasi che per il candidato socialista il Muro di Berlino non sia mai crollato, tant’è che ha sentito l’esigenza di sventolare la bandiera rossa in occasione del 1° maggio, venendo per questo subito invitato da Sarkozy a prendere in mano il tricolore blu bianco rosso, simbolo della libertà e della lotta contro la tirannia). Hollande ci ha provato, ma come in un sinistro presagio, la bandiera che teneva in mano si è afflosciata su se stessa. “E’ colpa del vento contrario”, si è affrettato a precisare l’ex compagno di Ségolène Royal. D’altronde, “lo spirito di Mitterrand forse è qui con noi”, ha tenuto a precisare davanti alla folla di Tolosa, aprendo le braccia e alzando lo sguardo al cielo, quasi che il presidente diventato mito per la sinistra fosse lì a benedire (laicamente) l’incoronazione di colui che ama presentarsi in tv dicendo “moi président” (riprendendo anche in questo caso un vecchio detto di Mitterrand).


L’obiettivo è anche quello di avvicinare Rue Solférino al popolo, al mondo del lavoro e delle fabbriche. Nell’ultimo quarto di secolo, il Partito socialista si è imborghesito, diventando troppo intellettuale per il blocco operaio con le sue rivendicazioni sociali. Dalle miniere del nord, il bacino elettorale della sinistra si è spostato nelle grandi metropoli, prima fra tutte Parigi. Oggi Hollande cerca di tornare al passato: se Sarkozy parla a Place de la Concorde e al Trocadéro (con sullo sfondo la Tour Eiffel), lui sceglie il bosco di Vincennes, la periferia di Bordeaux e la piccola piazza del Muncipio di Tolosa perché “lo stadio ci sarebbe costato troppo”. E’ la rinascita della vecchia gauche, quella post-sessantottina che spopolava negli anni Settanta e Ottanta. E’ un ritorno al passato, ai tempi in cui Michel Platinivinceva tre Palloni d’oro consecutivi e Sophie Marceau e Pierre Cosso facevano sognare con la loro interpretazione nel Tempo delle Mele 1 e 2. E’ l’epoca in cui Parigi accoglieva terroristi stranieri, vendeva Mirage alla Libia di Gheddafi e si vantava di essere uscita dalla Nato. Hollande, sempre per tentare di seguire le orme di Mitterrand, ha già detto che in caso di vittoria ritirerà “entro la fine del 2012” tutti i soldati dall’Afghanistan . Un atteggiamento che ha costretto anche Nicolas Sarkozy a rivedere la propria strategia, smentendo se stesso e le promesse fatte cinque anni fa. Nel 2007 sembrava rappresentare il volto della nuova destra europea, moderna, pragmatica e forte. Oggi alterna ammiccamenti all’estrema destra (che lo portò alla vittoria su Royal) a momenti di grigiore tipici del suo predecessore, Jacques Chirac. Anche con Sarkozy, sembra di essere tornati agli anni Ottanta.

http://www.ilfoglio.it/soloqui/13295

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