martedì 1 maggio 2012

Monti attacca Alfano e impugna la scure sulla spesa pubblica, di Michele Arnese


Taglio dunque cresco


Il governo chiama Enrico Bondi, Amato e Giavazzi. Il Pdl frena sulla sicurezza, il Pd su welfare e scuola


Mario Monti impugna la scure sulla spesa pubblica e critica Angelino Alfano: il premier ha espresso “sdegno” per chi si candida a guidare il paese e propone “una compensazione fra crediti e debiti” nei confronti dello stato; un’idea lanciata dal segretario del Pdl in un’intervista al quotidiano Il Gazzettino. Anche ieri sera i partiti della maggioranza hanno invitato alla cautela: il Pdl ha chiesto di non intervenire ulteriormente sulla sicurezza, il Pd ha consigliato di non intaccare il welfare e la scuola. Comunque il processo della spending review promessa dall’esecutivo Monti è stato delineato, con un decreto e una direttiva. Ieri il ministro per i Rapporti con il Parlamento, l’economista Piero Giarda, ha illustrato il rapporto sulla spending review prima in consiglio dei ministri e poi in una conferenza stampa: non solo quello che il governo ha già deciso per ridurre la spesa ma anche le linee guida per limarla ulteriormente e incisivamente. Obiettivi a medio termine, ma anche a breve: per il 2012 si punta a risparmi per circa 4 miliardi di euro.
Garanti dell’operazione saranno altri tecnici: oltre all’ex commissario di Parmalat, e risanatore di lunga esperienza, Enrico Bondi, che si occuperà della razionalizzazione degli acquisti di beni e servizi, Monti ha chiamato il bocconiano ed editorialista del Corriere della Sera, Francesco Giavazzi, che sorveglierà gli incentivi alle imprese, e l’ex premier e ministro del Tesoro, Giuliano Amato, che vigilerà sui costi della politica e dei sindacati.
Bene una cabina di regia, ma per realizzare la spending review bisogna farla. Dice proprio così, senza nessuna ironia, Franco Masera, senior advisor di Kpmg, colosso della consulenza strategica per imprese, enti e stato.


“Sembra un paradosso – aggiunge Masera in una conversazione con il Foglio – ma storicamente nel nostro paese i diversi tentativi di riordino della spesa pubblica, dopo una prima fase di marketing politico e di creazione di consenso, si sono scontrati sempre con la difficoltà di tradurre le policy in azione”. Ma è proprio nel passaggio “dalle linee guida all’ingegneria organizzativa”, che si determina il cambiamento in “realtà complesse e stratificate come le Pubbliche amministrazioni”. Questo richiede un “approccio persistente, ossessivo, quasi maniacale se vuole produrre davvero risultati reali”. Beninteso, dice Masera: “Non sono possibili interventi di carattere miracolistico. La revisione della spesa pubblica è un’operazione che dispiega i suoi effetti positivi nel medio periodo”. Una spending review ordinaria (intervenendo solo sulla razionalizzazione dei processi d’acquisto) anche “nella sostanziale invarianza in termini monetari può consentire interventi sulla spesa corrente con benefici nell’ordine di 15-20 miliardi di risparmi annuali pari al 3-5 per cento delle spese di funzionamento”.


Ben più incisiva sarebbe una “spending review analitica e innovativa, che determini vere discontinuità e reingegnerizzazione profonda dei meccanismi di funzionamento della macchina pubblica”. Questa revisione di secondo tipo, secondo Masera, “può conseguire risparmi anche nell’ordine di 60-80 miliardi pari al 15/20 per cento della spesa corrente”. Quello che viene sottostimato è un elemento fondamentale: “La spending review rappresenta l’occasione non solo per ottenere risparmi di spesa, ma anche per migliorare processi e dunque in definitiva per migliorare la qualità dei servizi resi al cittadino”. Comunque per impostare “un grande progetto di review dei processi di carattere innovativo e che non soffra troppo dei vincoli di procedure esistenti spesso anacronistiche, occorre combinare in modo creativo alcuni fattori. Primo: capillarità dell’analisi e dell’azione e una forte indipendenza e “freschezza” di pensiero. Secondo: modifica del “protocollo standard di comunicazione” tra cittadini/imprese e Pubblica amministrazione.


I vantaggi di questa “rivoluzione digitale” nella PA sono diversi, e tra queste c’è anche una “forte riduzione” (fino al 50 per cento, stima Masera) “del fabbisogno di impiegati pubblici nella fase di raccolta dell’istanza del cittadino/dell’impresa”. Inoltre “occorre attivare un’importante operazione di incentivazione al part time nella Pubblica amministrazione”. Il senior advisor di Kpmg pensa a una remunerazione del 65-60 per cento a fronte di una prestazione pari al 50 cento rispetto agli standard attuali. Per usare il gergo dei consulenti strategici, “occorre conseguire spazi di creazione di valore che derivano dalla riduzione del fabbisogno di impiegati pubblici a fronte delle innovazioni di processo”.

http://www.ilfoglio.it/soloqui/13257

1 commento:

citaREDa ha detto...

sarai tanto contenta di ricevere un suo commento sull'articolo del foglio...;D la ringrazio