Van Rompuy taglia ricerca e politica estera dall’eurobilancio

I tagli di Van Rompuy raccontano lo stato dell’Unione meglio di qualsiasi suo discorso: l’Ue è concentrata sul passato e, in un presente di crisi, riesce a guardare solo all’ombelico. Pac e Coesione sono le due rubriche storiche, che da vent’anni pesano di più sul bilancio comunitario, frenando le ambizioni europee. Sette anni fa, Tony Blair aveva cercato invano di riequilibrare le spese a favore di innovazione e competitività. L’apostolo francese del neokeynesismo ha fatto come Jacques Chirac nel 2005: François Hollande ha battagliato per mantenere i privilegi dei suoi ricchi agricoltori. La Commissione per mesi aveva predicato la crescita, ma durante il vertice si è adoperata soprattutto per difendere l’Eurocrazia: i portavoce di José Manuel Barroso circolavano in sala stampa con un grafico per dimostrare di avere meno privilegi dei funzionari britannici. Mario Monti, che voleva valorizzare gli investimenti pubblici, si è invece dedicato alla salvaguardia degli inefficienti fondi europei per Sicilia, Calabria, Puglia e Campania. Con l’aggravante che, in mancanza di risorse nazionali per co-finanziare i progetti, l’Italia non riesce a spendere i soldi, ritrovandosi così nella posizione di primo contributore netto dell’Ue. In queste condizioni, meglio andarsene a casa. Un paio di mesi di riflessione forse permetteranno ai leader di capire che l’Ue di ieri non riuscirà a sopravvivere al domani.
Nessun commento:
Posta un commento