venerdì 15 luglio 2011

Il treno da non (ri)perdere

I mercati ci hanno costretto a una manovra migliore. Ora crescere

La manovra di finanza pubblica è migliorata, sia per l’impatto globale sia per la qualità delle singole misure. E nelle ultime ore pare migliorata anche la strategia di comunicazione del ministero dell’Economia e del governo. I tagli delle spese assistenziali per 15 miliardi a valere sul 2014 vengono inseriti da subito nella manovra e a essi si aggiungono altri 5 miliardi di riduzioni delle agevolazioni fiscali per tenere conto del probabile aumento dell’onere per interessi sul debito pubblico. Ciò viene garantito mediante una clausola di salvaguardia, per cui le agevolazioni saranno tagliate del 20 per cento se non si attuerà la delega al taglio delle spese assistenziali.

Dal punto di vista della qualità, vi è la correzione del bollo sui depositi di titoli: l’aumento non si applica sino a 50 mila euro, e al di sopra viene graduato sulla base degli importi. Per le pensioni fra 1.600 e 2.300 euro c’è la rivalutazione del 70 per cento per l’inflazione, solo al di sopra di questa soglia non c’è rivalutazione. Saranno premiati i comuni virtuosi e saranno riviste le norme sugli ammortamenti delle concessionarie di beni pubblici. I minori introiti vengono recuperati soprattutto facendo partire dal 2013 l’innalzamento dell’età pensionabile, poi grazie a un contributo di solidarietà per le pensioni sopra i 90 mila euro, e reintroducendo i ticket sulle visite mediche. Il ministero dell’Economia ha spiegato che la manovra, tenendo conto degli effetti strutturali delle misure che entrano in vigore con il tempo, vale 3 miliardi nel 2011, 6 nel 2012, 25 nel 2013 e 45 nel 2014.

Tutti questi mutamenti, di fatto abbastanza positivi, sono avvenuti con rapidità ed efficienza – almeno finora, visto che oggi la manovra passa alla Camera dei deputati – soltanto perché i mercati hanno messo sotto pressione il nostro debito con operazioni speculative, certo discutibili, ma che segnalano un malessere. Senza questa pressione ci sarebbe stato il solito tira e molla. Occorre ribadire, dunque, che è bene che il debito pubblico sia esposto ai giudizi del mercato, anche se ciò non esclude che vadano ritoccate le regole che riguardano le agenzie di rating. Resta il fatto che i mercati sono preoccupati non tanto dal nostro deficit di bilancio, contenuto, ma dalle nostre prospettive di crescita, troppo magre. E’ su questo che governo e Parlamento non possono di nuovo sbagliare i tempi per l’intervento.

http://www.ilfoglio.it/soloqui/9674

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