martedì 10 luglio 2012

I tagli di Monti e le origini di certe reazioni pavloviane, di Vito Tanzi


La vera macelleria sociale


Meno spesa. Gli investitori spiegano perché quella di Monti è “la” riforma

Secondo le ultime statistiche pubblicate dal Fondo monetario internazionale nel rapporto “Fiscal monitor” dell’aprile scorso, l’Italia è ora al quinto posto, tra i 59 paesi piu sviluppati al mondo, per il livello di spesa pubblica in relazione al pil. Nel 2012 la spesa pubblica in Italia sarà infatti pari al 50,7 per cento di tutta la ricchezza prodotta all’interno dei confini. I quattro paesi che spendono più dell’Italia – Austria, Danimarca, Finlandia e Francia – sono paesi in cui i governi spendono meglio; sono anche paesi che hanno meno problemi finanziari rispetto a quelli che fronteggia oggi l’Italia per via del suo debito pubblico, e che fino a ora sono riusciti a coprire i loro debiti a tassi di interesse molto più bassi di quanto non facciamo noi.
L’Italia continua a pagare tassi di interesse molto alti per finanziare il suo debito pubblico. Lo spread con i Bund tedeschi, che si era ridotto considerevolmente negli ultimi mesi con la venuta del governo Monti, è cominciato a risalire e ancora ieri ha raggiunto un livello peoccupante (480 punti). La ragione di questo aumento è ovvia: quelli che prestano  soldi all’Italia, comprando i buoni pubblici, continuano ad avere dubbi sul percorso futuro della spesa pubblica e della pressione fiscale. Le due variabili si dovrebbero ridurre, e la spesa pubblica più della pressione fiscale. Senza questa riduzione, non ci sarà un miglioramento nella situazione economica e finanziaria. Le promesse che sono state fatte finora rischiano di rimanere promesse. I creditori vorrebbero invece vedere riforme concrete che possano creare una realtà vicina alle promesse, quantomeno per il medio termine. Eppure c’è incertezza su cosa succederà dopo il governo Monti, e soprattutto rimane il pericolo che le brutte abitudini del passato possano ritornare in auge. Alla luce di tutto ciò, le critiche da parte di alcuni politici e di altri personaggi istituzionalmente importanti alle azioni del governo Monti sicuramente non aiutano e sfiorano l’irresponsabilità.
Il passo iniziale del governo tecnico, cercare di ridurre l’indebitamento netto con un aumento delle tasse che potevano essere introdotte rapidamente, era necessario in quel momento a causa della situazione critica che stava attraversando l’Italia, ma non poteva essere una soluzione permanente o efficiente. Doveva subito essere accompagnata da riforme dirette a ridurre, e rendere più efficiente, la spesa pubblica. Fino a ora, e a dispetto dell’aumento delle tasse, aumento criticato da varie parti, è difficile ancora identificare uno scenario che assicurerebbe, a quelli che comprano i buoni pubblici, che il pericolo di non essere ripagati sia sparito. Coloro che ancora aspettano che la soluzione al problema dello spread verrà da fuori probabilmente rimarranno delusi. La soluzione deve venire principalmente dall’interno del paese e soprattutto dalla riduzione dell’insopportabile spesa pubblica. Allo stesso tempo il governo deve continuare a fare riforme che rendono sia la spesa pubblica che l’economia più efficienti ed  eque.

La soluzione della crisi non verrà dall’estero
In un articolo che pubblicai sul Foglio lo scorso aprile, scrissi che sarebbe difficile ridurre la spesa pubblica in maniera significativa e renderla piu efficiente senza cambiare l’architettura del settore pubblico italiano. Ci volevano tagli profondi. Sono contento che il governo Monti sembra che abbia condiviso questa posizione e che abbia cominciato seriamente a proporre di cambiare l’architettura arcaica di quel sistema. Com’era prevedibile, ci sono già minacce di scioperi e critiche di “macelleria sociale”. Ascoltando queste minacce, commenti e critiche, è inevitabile chiedersi se coloro che lanciano queste critiche si rendano conto del danno che apportano all’Italia. Alcune delle reazioni contro la spending review sono decisamente pavloviane e dimostrano un’ignoranza totale di come funzionano le economie moderne. Spero che Monti ignori queste critiche e vada avanti, perché la spending review, se fatta con determinazione, sarà la più importante delle riforme di questo governo.

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