
Sorprendono le analogie col giorno d’oggi. Sotto la scure di Mercier cadono i tribunali, “teatro della licenza e della follia” mentre i loro impiegati “muoiono di noia” e di nullafacenza. Per Mercier i processi sono inutili perché “chiariti e giudicati sin dal loro nascere”: se un uomo è colpevole vorrà essere condannato, se è innocente sarà necessariamente assolto, se è reo di omicidio l’esecuzione capitale avverrà seduta stante. Seguono gli ospedali: basta chiuderli perché tutti i malati guariscano, non più avvelenati dalle pozioni di medici incompetenti. Molte malattie dipendono dal lusso, che genera mollezza e infiacchimento: basta impoverire la popolazione perché tutti si sentano meglio. Invece di accorpare le province Mercier elimina i corpi intermedi, i parlamentini che fanno da tramite fra decreti regi e legislazione locale; il Re torna a vivere in mezzo ai cittadini comuni mentre Versailles cade in rovina; a nobili e prelati viene tolta la carrozza, antesignana dell’auto blu. Pezzi storici di demanio statale come il Cabinet du Roi o le Tuileries vengono riattati a scopi più redditizi. Crudeli tagli si abbattono sull’istruzione: niente più latino e greco nei licei e rubinetti chiusi per l’università, “una vecchia zitella che parla una lingua morta spacciandola per nuova, fresca e affascinante”. La Sorbona riceve fondi per la ricerca a patto che le facoltà umanistiche vengano utilizzate come teatro anatomico per sezionare i cadaveri.
In un eccesso di zelo Mercier ribattezza i ponti di Parigi, riordina i sensi unici, abroga il Papato, trasforma i servizi segreti in vigili urbani, costringe gli autori di brutti libri a girare mascherati finché non ne scrivono uno bello, cambia gli impianti di illuminazione stradale e già che c’è taglia anche l’editoria: spariscono Saffo, Aristofane, Lucrezio, Catullo; Ovidio e Orazio vengono epurati, Seneca ridotto a un quarto, Montaigne a un agile libretto mentre non c’è più traccia di Pascal. Solo Rousseau resiste in edizione integrale.
In compenso viene imposta un’aliquota unica al 2 per cento, talmente bassa che i contribuenti fanno la fila per versare spontaneamente le tasse all’erario; non contenti, sovente lasciano ben più del dovuto così che i conti dello stato siano sempre in attivo. Tutto va bene dunque, salvo un dettaglio: perché la spending review vada a regime bisogna armarsi di pazienza, e infatti la visione di Mercier s’intitola “L’anno 2440”. Quando il suo ideatore può vederne gli effetti è costretto a mordersi il labbro: “Ho settecento anni ormai, e tutte le persone che conoscevo sono morte”.
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