giovedì 26 luglio 2012

L’ambizioso approccio europeo del “tirare avanti”, by Janis A. Emmanouilidis


A seguito dell’intensificarsi della crisi dell’euro e delle decisioni prese all’ultimo vertice dell’UE, in particolar modo dell’impegno dei leder europei a intraprendere la strada “verso un’unione monetaria ed economica vera", è giunto il momento di chiedersi cosa succederà adesso. Indipendentemente dal risultato finale, l’attuale crisi delineerà infatti il futuro dell’integrazione europea.
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Illustration by Paul Lachine
CommentsNello scenario peggiore, la crisi del debito sovrano potrebbe provocare un’implosione dell’eurozona con effetti negativi immediati sulla stessa UE. Fortunatamente, questo scenario continua a rimanere improbabile vista la volontà da parte dei paesi UE, sia all’interno che all’esterno dell’eurozona, di evitare un enorme collasso economico, finanziario, politico e sociale che un simile contesto implicherebbe. Tuttavia, il pericolo di una disintegrazione è aumentato nel tempo, ed oggi un simile contesto non può più essere del tutto escluso.
CommentsAllo stesso tempo, sembra improbabile che gli stati membri siano pronti e in grado di fare un salto enorme verso un’ “unione di stati dell’Europa”, ovvero un vera e propria entità federale in cui i paesi dell’UE accettino di rinunciare alla propria sovranità nazionale su una scala senza precedenti.
CommentsI dati registrati sin dal 2010 suggeriscono che l’approccio del “tirare avanti” rimarrà la prassi dominante dell’UE nel futuro immediato. Ma, contrariamente al passato, le pressioni sempre più forti sull’esistenza della valuta unica e lo scrutinio costante da parte dei mercati e dei cittadini richiederà delle risposte coraggiose sul fronte delle politiche che vadano al di là del più basso comune denominatore.
CommentsMa in fin dei conti, l’ambizioso approccio del “tirare avanti” porterà, molto probabilmente, ad un livello più alto di integrazione fiscale ed economica sui generis(in particolar modo nei paesi dell’eurozona), con una sincronizzazione vincolante dei budget nazionali, un maggior coordinamento economico e, nel tempo, anche un forma limitata di mutualizzazione del debito. In altre parole, la risoluzione della crisi richiederà “più Europa”, sebbene sia impossibile prevedere il risultato finale in quanto derivante da un processo complesso mirato a conciliare posizioni divergenti e opposte sia all’interno dell’UE che tra i paesi dell’eurozona.
CommentsI leader dell’UE hanno chiesto ad Herman Van Rompuy, presidente del Consiglio europeo, di sviluppare, in collaborazione con i presidenti della Commissione europea, l’Eurogruppo e la Banca Centrale Europea, una road map per ottenere un’ “unione monetaria ed economica vera”. Il rapporto finale, previsto per dicembre 2012, dovrebbe individuare i nuovi passi da intraprendere sulla base dei trattati UE e le misure che richiedono invece eventuali modifiche ai trattati. 
CommentsVista l’urgenza della crisi, alcuni dei passi più immediati verso un livello più elevato di integrazione fiscale ed economica, non attuabili sulla base dei trattati UE attualmente in vigore, potrebbero richiedere ulteriori disposizioni intergovernative al di fuori del quadro normativo dei trattati UE. Un simile approccio non dovrebbe essere un obiettivo in sé, ma potrebbe essere un male necessario per evitare il pericolo di un’implosione dell’euro.
CommentsMa al fine di recuperare la coerenza istituzionale, la certezza legale e la responsabilità democratica, gli elementi chiave del “fiscal compact” e qualsiasi altro accordo futuro tra UE e governi dovrebbero essere incorporati quanto prima nell’insieme delle leggi fondamentali dell’UE. Il passaggio ad un’unione monetaria ed economica vera richiederà anche nuove essenziali riforme istituzionali. Questo processo non potrà limitarsi ai governi, ma dovrà coinvolgere anche il Parlamento europeo ed i parlamenti nazionali all’interno di una nuova Convenzione europea.
CommentsUn livello più elevato di integrazione economica, fiscale e politica comporterà forzatamente una modifica alle costituzioni nazionali. La ratifica di un nuovo trattato europeo e l’adattamento delle costituzioni nazionali implicheranno inevitabilmente un referendum in diversi paesi. Ma visto il rifiuto da parte degli elettori olandesi e francesi del Trattato Costituzionale dell’UE nel 2005, e la crescente frustrazione dei cittadini europei nei confronti dell’Unione e della gestione della sua crisi, il risultato sarebbe alquanto incerto. Si tratta comunque di un rischio che bisogna correre. In effetti, il pericolo di un’implosione dell’euro o di una potenziale uscita dalla valuta unica potrebbe essere un’argomentazione sufficientemente forte da “persuadere” la maggior parte degli europei a votare sì.
CommentsL’approccio ambizioso del “tirare avanti” sarà lungo, accidentato e a volte rischioso e finirà, probabilmente, per arrivare ad un punto molto diverso rispetto alle aspettative attuali. Ma prima che l’UE si imbarchi in un viaggio inevitabile ed incerto, le sue istituzioni ed i suoi stati membri (sostenuti attivamente dalla BCE!) dovrebbero tessere una rete di sicurezza in grado di proteggere l’euro e l’Unione stessa da eventuali cadute nei momenti più difficili negli anni a venire.
CommentsDopotutto, la crisi del debito continuerà molto probabilmente a creare delle pressioni immediate a livello economico, fiscale e di mercato. Inoltre, l’UE ed i suoi membri dovranno anche sempre più gestire il danno collaterale provocato dalla crisi e le sue conseguenze non intenzionali e inaspettate a livello europeo e nazionale.
CommentsQuesto danno potrebbe implicare un aumento del nazionalismo e del populismo anti-euro e anti-UE, sfide sociali sempre più grandi in diversi stati membri, un crescente “deficit democratico” sia a livello nazionale che europeo, un’atmosfera malsana tra stati membri e la mancanza di una coalizione tra leader proattiva, stabile che spinga nella stessa direzione. Tutti questi elementi potrebbero portare ad un punto morto che, nell’attuale contesto, sarebbe equivalente ad una regressione che metterebbe a rischio non solo le prospettive future di integrazione europea, ma anche i risultati del passato. 
In queste circostanze, l’approccio ambizioso del “tirare avanti” è lo scenario più probabile e più promettente. Non sarà facile e non ci sarà tempo per la compiacenza dato che l’UE rimarrà molto probabilmente ancora a lungo in una situazione di crisi. Ma è in ogni caso l’unico modo, probabilmente, per continuare a far progredire l’Europa.

1 commento:

citaREDa ha detto...

http://www.ilmanifesto.it/attualita/notizie/mricN/8146/
come analisi come le sembra?