Addii

La tristezza gentile, dunque, come quando vai a chiedere mille lire a Rino, e ci hai fatto la guerra insieme, però ti rendi conto che è tardi, era tardi, lo sapevi che non dovevi andare a disturbare il Rino a quell’ora, in tempo di pace. Le donne amate si perdono, in queste canzoni, o muoiono, ammazzate da chissà chi: “So’ disgrazie, ’e chill’ambiente… voi sapete…”. E’ lì, sotto il lenzuolo bianco, la stessa bocca grande, gli stessi capelli, la stessa aria da prendere in giro – io ho detto di no, che non è vero, che non eri tu. Lui, per un bacino, sarebbe partito soldato, sarebbe andato a Como in moto, e poi tornato a piedi: per un solo bacino, roba senza risultato. E la Resistenza, affare dei padri, e già quasi dei nonni, da commemorare guardandosi dalla retorica: sei minuti all’alba, uno vorrebbe piangere perché stanno per ammazzarlo e si sente male, ma è meglio di no, entra un ufficiale e gli offre da fumare, “grazie, ma non fumo prima di mangiar…”. Brassens aveva detto: morire per delle idee, d’accordo, ma di morte lenta. Lui no, sa che per delle idee bisogna morire, e però di morte riservata. La tristezza gentile e romantica di Giovanni telegrafista, stessa storia, Alba arrivata e andata, e quell’anticipo di canzone mononota: Piripiripiripippi, Piripiripiripippi Piripiripiripiri… Era tutto un altro mondo quando arrivò Vincenzina davanti alla fabbrica, era il 1974. Allora ci si ricordò di una canzone del 1968, diceva: “Ti ricordo Amanda, la strada bagnata, mentre correvi alla fabbrica dove lavorava Manuel”. Ma era di Victor Jara, che un anno prima, nel 1973, era stato assassinato nello stadio di Santiago. Tutto un altro mondo.
Ti ho scritto in fretta questa sommaria parafrasi delle canzoni di Enzo Jannacci di cui non avevo bisogno di andare a controllare il testo, perché le so a memoria, e volevo mostrarti che non è vero che Jannacci per la sinistra eccetera. Poi la vita fu ancora molto lunga per lui e per me, e una volta quando ero in galera mi chiesero quale fosse la mia canzone preferita. Che domande, dirai. Infatti. Ma bisognava rispondere, e risposi: “Messico e nuvole”, cantata da Jannacci. Lo so che non è sua, ma era la più adatta, con tutte quelle nuvole e la faccia triste dell’America, che da giovani per noi era Veronica, e quella voce spezzata con una voglia di piangere – ma è meglio di no.
* Il riferimento è a un articolo di Maurizio Crippa scritto nel 2007, e riproposto nei giorni scorsi sul Foglio.it (http://www.ilfoglio.it/ritratti/969).
* Il riferimento è a un articolo di Maurizio Crippa scritto nel 2007, e riproposto nei giorni scorsi sul Foglio.it (http://www.ilfoglio.it/ritratti/969).
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