I ragazzacci inglesi che vogliono la crescita sfidano l’austerità e Cameron con l’ormone definitivo
Sono geniali, i ragazzacci del Centre for Policy Studies, il mitico centro studi fondato dalla Thatcher a metà degli anni Settanta. Hanno trovato la parola magica per rovesciare la sobrietà, l’austerità, il rigore, quel grigiore che ha eliminato tutti i bling bling dalla scena. Adrenalina. Un ormone contro tutti, un ormone che il sistema rilascia quando s’emoziona, soprattutto quando ha paura, quando deve decidere se combattere o fuggire. Con il paper “Adrenalin Now”, Ryan Bourne, capo economista del think tank, dice al governo britannico: l’ossessione per i conti ci sepellirà tutti, inventati un taglio delle tasse targettizzato e finalmente torneremo a godercela.
A Londra è così iniziata un’adrenalinica “tax war”, con al centro il cancelliere George Osborne, che è il grande custode dell’austerità e che oggi prende schiaffi da chiunque, con tanto di accuse di ipocrisia: tu, re dei goderecci ricchi e viziati, ci infliggi terribili pene d’austerità. Non si fa che parlare di diseguaglianze, guerra di classe, c’è persino la Royal Bank of Scotland che ha perdite colossali perché ha voluto comunque elargire bonus generosi, a testimonianza di un sistema che vuol far pagare la crisi soltanto ai più deboli. E Osborne è lì in mezzo, a prendere ceffoni.
L’ultimo è arrivato un paio di giorni fa, quando sono usciti i risultati dell’innalzamento dell’aliquota per le fasce più alte di reddito, manovra che Osborne non ha nemmeno deciso, era un’eredità del governo laburista, ma che ha comunque confermato. L’aliquota è aumentata, ma le entrate sono diminuite del 5 per cento rispetto a prima. Può essere che i ricchi abbiano fatto magheggi non riferibili per evitare maggiori tasse – anzi, è per forza così, i ricchi sono sempre cattivi – ma il risultato non cambia: sono entrati meno soldi (chi glielo dice a Warren Buffett, alla sua segretaria, a Obama?). Gli adrenalinici si sono scatenati: tagliate le tasse, fateci vedere che volete crescere e consumare e spendere e sorridere. Il direttore dello Spectator, magazine cameroniano, tira in mezzo Kennedy, che fa molto Camelot e bella vita, ricordando il discorso in cui l’ex presidente americano sosteneva che un deficit causato dalle troppe spese è segno di sclerosi, ma uno causato da un taglio delle tasse è transitorio, perché l’economia andrà verso una fase di maggiore crescita.
Osborne odia i critici, fa calcoli, studia, s’accorge che non si sa mai niente, nessuno sa niente, mille teorie e centomila effetti empirici diversi. Moody’s lo fa impazzire, gli dice di continuare con il programma della riduzione del debito ma poi avverte che, con questa (de)crescita, la tripla A se la può scordare. La maggiore tassazione nel Regno Unito è stata un fiasco, ma l’U. S. Budget Watch, progetto del comitato bipartisan che si occupa di responsabilità fiscale, ieri sentenziava: se si tagliano le tasse come vogliono i repubblicani, il nostro debito diventerà un mostro. Osborne ha già tagliuzzato un pochino le imposte alle imprese, che cosa deve fare di più? Dovrà decidere, entro breve, a marzo c’è il budget. Combatti o fuggi, l’ultimatum dell’adrenalina.
A Londra è così iniziata un’adrenalinica “tax war”, con al centro il cancelliere George Osborne, che è il grande custode dell’austerità e che oggi prende schiaffi da chiunque, con tanto di accuse di ipocrisia: tu, re dei goderecci ricchi e viziati, ci infliggi terribili pene d’austerità. Non si fa che parlare di diseguaglianze, guerra di classe, c’è persino la Royal Bank of Scotland che ha perdite colossali perché ha voluto comunque elargire bonus generosi, a testimonianza di un sistema che vuol far pagare la crisi soltanto ai più deboli. E Osborne è lì in mezzo, a prendere ceffoni.
L’ultimo è arrivato un paio di giorni fa, quando sono usciti i risultati dell’innalzamento dell’aliquota per le fasce più alte di reddito, manovra che Osborne non ha nemmeno deciso, era un’eredità del governo laburista, ma che ha comunque confermato. L’aliquota è aumentata, ma le entrate sono diminuite del 5 per cento rispetto a prima. Può essere che i ricchi abbiano fatto magheggi non riferibili per evitare maggiori tasse – anzi, è per forza così, i ricchi sono sempre cattivi – ma il risultato non cambia: sono entrati meno soldi (chi glielo dice a Warren Buffett, alla sua segretaria, a Obama?). Gli adrenalinici si sono scatenati: tagliate le tasse, fateci vedere che volete crescere e consumare e spendere e sorridere. Il direttore dello Spectator, magazine cameroniano, tira in mezzo Kennedy, che fa molto Camelot e bella vita, ricordando il discorso in cui l’ex presidente americano sosteneva che un deficit causato dalle troppe spese è segno di sclerosi, ma uno causato da un taglio delle tasse è transitorio, perché l’economia andrà verso una fase di maggiore crescita.
Osborne odia i critici, fa calcoli, studia, s’accorge che non si sa mai niente, nessuno sa niente, mille teorie e centomila effetti empirici diversi. Moody’s lo fa impazzire, gli dice di continuare con il programma della riduzione del debito ma poi avverte che, con questa (de)crescita, la tripla A se la può scordare. La maggiore tassazione nel Regno Unito è stata un fiasco, ma l’U. S. Budget Watch, progetto del comitato bipartisan che si occupa di responsabilità fiscale, ieri sentenziava: se si tagliano le tasse come vogliono i repubblicani, il nostro debito diventerà un mostro. Osborne ha già tagliuzzato un pochino le imposte alle imprese, che cosa deve fare di più? Dovrà decidere, entro breve, a marzo c’è il budget. Combatti o fuggi, l’ultimatum dell’adrenalina.
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