Il dossier del governo
Il punto dopo cento giorni di governo Monti, tra consolidamento del bilancio, rigore e crescita
Il decreto sul fisco sarà esaminato oggi in Consiglio dei ministri. In attesa delle decisioni dell'esecutivo, il premier Mario Monti ha detto che "le misure di consolidamento del bilancio, il rigore e le riforme strutturali possono essere difficili da sopportare ma generano crescita". Oggi un editoriale del Foglio e gli interventi di tre rubrichisti tentano di dare consigli a Monti per il futuro dell'economia italiana.
Il governo ha diffuso un dossier sui primi tre mesi di attività e può essere scaricato qui. La prima parte del dossier "descrive e analizza le tre direttrici - rigore, equità e crescità - che hanno ispirato l'azione dell'Esecutivo; il rinnovato rapporto con l'Europa e con i cittadini. La seconda parte, incentrata sulle politiche di settore, dà conto dei provvedimenti per il Mezzogiorno, di quelli di politica estera e difesa, sicurezza e giustizia, agenda digitale,scuola,impresa e servizi pubblici locali. Le due appendici elencano rispettivamente l'attività normativa del governo e le opere infrastrutturali sbloccate dal Cipe".
Leggi dal diario di due economisti I giochi ancora aperti di Ernesto Felli e Giovanni Tria
Quando le cose vanno male, lo scaricabarile diventa l’unico gioco in città. Politici ed esperti si scambiano accuse nelle varie tribune mediatiche e la “gente”, che assiste sempre più arrabbiata, in realtà partecipa a tutti gli effetti alla pantomima dello scarico delle responsabilità. In Italia, la commedia attinge al paradosso per via della sua ennesima specificità, il governo tecnico.
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Leggi da Tre palle, un soldo Tre idee per 13 mesi di Enrico Cisnetto
Il governo Monti ha definitivamente superato la boa della possibile crisi a favore di elezioni anticipate che qualche partito poteva avere in mente, e ora ha di fronte a sé 13 mesi di lavoro. Quattrocento giorni, che si aggiungono ai 100 già consumati (positivamente), nei quali non bisognerà demordere dal lato del rigore per continuare a sanare la finanza pubblica, ma nel quale anche aprire strade nuove per il ritorno allo sviluppo.
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Il presidente Barack Obama ha presentato al Congresso un progetto di riforma della tassazione delle società che comporta la riduzione dell’aliquota normale di 7-10 punti, dal 35 per cento a un livello fra il 28 e il 25 per cento. La proposta non implica una perdita di gettito perché fa parte di una manovra complessiva che comporta un introito aggiuntivo di 250 miliardi in dieci anni; una manovra basata fondamentalmente sulla riduzione di esoneri e detrazioni fiscali non efficaci per lo sviluppo.
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