mercoledì 11 gennaio 2012

Le tre priorità nelle liberalizzazioni

L’urgenza di aprire i mercati del lavoro, dei servizi locali e delle reti

I sindacati nazionali dei tassisti hanno indetto uno sciopero generale per il prossimo 23 gennaio. I tassisti, riuniti a Bologna, hanno annunciato delle "azioni di lotta da intraprendere a fronte della mancata convocazione del governo, nei prossimi giorni, per contrastare i provvedimenti annunciati in tema di liberalizzazione del settore".

L’attuazione di sostanziose liberalizzazioni costituisce un test di credibilità di grande importanza. Infatti la prospettiva della nostra crescita nel medio e lungo termine è condizionata dal grado di flessibilità e quindi di competitività dell’economia. Inoltre la capacità del nostro paese di ridurre il rapporto fra debito pubblico e prodotto interno lordo (pil) nei tempi previsti dal “Fiscal compact”, il nuovo Patto fiscale europeo ancora in fieri, dipende dal tasso di crescita del Pil. Dunque le liberalizzazioni vanno valutate in modo sistemico, per il loro impatto sulla crescita, quindi per la loro capacità di suscitare nuova domanda interna tramite nuovi investimenti e occupazione, e per la loro capacità di generare una maggiore produttività tramite un miglior utilizzo dei fattori produttivi di capitale e lavoro.

Ma la valutazione delle liberalizzazioni
è anche di tipo sistemico per gli effetti a breve termine e dell’azione di rottura che condiziona la voglia di investire in Italia. Ciò dipende dal fatto di poter innescare un meccanismo virtuoso di auto-alimentazione di questo processo. Pertanto bisogna dare la precedenza alle liberalizzazioni di maggior impatto, che aprono un varco politico e psicologico per le altre e danno luogo al salto di qualità.
Dunque occorre partire da quelle fondamentali, cioè dalla  triade del mercato del lavoro, delle imprese dei servizi pubblici locali e delle grandi reti infrastrutturali nazionali: ferrovie, gas, banda larga e autostrade. Lo sblocco della libertà di licenziamento con la limitazione dell’articolo 18  alla tutela dei diritti civili, soprattutto tramite la contrattazione aziendale, accresce la produttività della manodopera.

La libertà di gestione dei servizi pubblici locali
e la smobilitazione della manomorta delle imprese pubbliche comunali, provinciali  e regionali è destinata a mettere in moto riorganizzazioni societarie e investimenti, con rilevanti economie di scala. La libertà di accesso alle reti apre la via a una miriade di iniziative bloccate dagli attuali monopoli. Bisogna affrontare la situazione di petto e spalancare il portone principale all’economia di concorrenza. Le agende ci sono e devono essere tradotte in provvedimenti: con una legge annuale sulla concorrenza e pure con decreti ad hoc. Il resto verrà da sé.

http://www.ilfoglio.it/soloqui/11875

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