lunedì 9 gennaio 2012

Svolta necessaria nostalgie inutili, di Ernesto Galli Della Loggia

MODI DI GOVERNO E RUOLO DEI PARTITI

È una sensazione diffusa che nella politica italiana dopo Monti — sempre che il suo governo concluda con successo il compito che si è assegnato — nulla sarà più come prima. Ma per quale ragione? E che cosa più precisamente potrebbe cambiare? E quale significato dunque potrebbe avere la novità da lui rappresentata nella vicenda italiana?
Il punto è che per rappresentare effettivamente tale novità, e insieme per avere successo, il premier deve adottare un modo nuovo di governare. È questa, mi pare, la condizione cruciale, di cui forse egli e i suoi ministri ancora faticano a rendersi conto. Un modo nuovo di governare significa evitare le snervanti trattative, le infinite mediazioni, le mezze misure. Significa mostrare capacità di decisione, prontezza, non lasciare marcire i problemi, scegliere donne e uomini nuovi (non gli eterni pur ottimi consiglieri di Stato, non gli eterni pur ottimi alti burocrati, «gabinettisti» in servizio permanente effettivo). Significa insomma prender sul serio «l’emergenza » — cioè la vera ragion d’essere e la vera legittimazione di questo governo — per farne uno strumento di rinnovamento dell’azione e quindi dell’immagine dell’esecutivo.
Se Monti riuscisse in tutto ciò, egli segnerebbe un punto di non ritorno. La maggioranza dell’opinione pubblica italiana, infatti, non sarebbe più disposta a ripiombare nel passato, a essere governata come è stata governata fino al novembre dell’anno scorso. Non sarebbe più disposta, in particolare, a sopportare governi di coalizione: governi fisiologicamente divisi sulle cose da fare, lottizzati in feudi partitici, intimiditi dai sindacati e dalle lobby di ogni genere, vittime sempre di veti incrociati. Come per l’appunto sono stati più o meno tutti i governi della seconda Repubblica (ma anche la prima non scherzava). Non sarebbe più disposta, infine, a essere governata da un personale politico da decenni inamovibile, logorato, popolato di mezze calzette.
I partiti italiani si trovano di fatto presi in una tenaglia: non possono decentemente augurarsi che il governo Monti fallisca, ma d’altro canto il suo successo segna l’inevitabile tramonto della loro forma attuale. È dunque incominciata per essi una corsa contro il tempo. Sono chiamati a cambiare il proprio modo d’essere, i criteri di scelta dei propri esponenti e dei propri rappresentanti nelle assemblee politiche. Ma soprattutto sono chiamati a cambiare il modo di governo del Paese: più precisamente le regole che presiedono alla sua formazione e al suo funzionamento. In altre parole, la legge elettorale da un lato e dall’altro le prerogative dell’esecutivo e del suo capo, cioè gli articoli della Costituzione che regolano tale materia.
Con Mario Monti gli italiani hanno già in qualche modo iniziato a prendere confidenza con una leadership di tipo nuovo, democratica ma forte, che mira diritto allo scopo. Un’analoga indicazione, verso lo stesso tipo di leadership, viene da tempo dall’azione innovativa e dalla figura popolarissima del presidente Napolitano. Si tratta ora di dare a tale nuovo modo di governo forma stabile e regole conformi. Da qui alla primavera dell’anno prossimo questo deve essere il compito dei partiti. Tutto il resto equivale solo a una perdita di tempo e ad aria fritta e il Paese, c’è da giurarci, questa volta non sarebbe un giudice clemente.


http://www.corriere.it/editoriali/12_gennaio_09/galli-della-loggia-svolta-necessaria_8066358a-3a87-11e1-8a43-34573d1838c1.shtml 

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