Non sappiamo se come Lord Jim anche il comandante Francesco Schettino
dovrà correre tutta la sua vita, da un posto all’altro, fra la vergogna e
il rimpianto, per sfuggire ai suoi demoni.
Anche nel romanzo di Joseph Conrad, il primo ufficiale era scappato su
una scialuppa dalla sua nave in tempesta. Processato e degradato, fu
costretto a scappare con la sua ignominia senza riuscire a perdonarsi il
suo errore, trovando riscatto solo alla fine in una terra lontana.
L’eroismo serve nei film, o nei libri. Francesco Schettino dev’essere
costretto ad affrontare altri fantasmi, cercando fra i rimorsi di un
errore. Ma come per Lord Jim, ormai niente sarà più come prima.
E’ che ci sono errori che cambiano la vita. L’errore dell’uomo ha sempre
qualcosa di imponderabile in sé, qualcosa che resta difficile da
giudicare, come il peccato: una paura, un sentimento, a volte solo un
pensiero, che ne determina l’azione. In fondo, che cos’è l’errore se non
un peccato. Sono le conseguenze che ne classificano la gravità. Ecco,
la fuga e l’atto di viltà, hanno una accezione più grave di tutti gli
altri, semplicemente perché appartengono anche a noi, alle nostre
fragilità e alle nostre miserie, e noi sappiamo bene quanto dobbiamo
combattere ogni giorno per superarle. La viltà di un altro ci
indebolisce. Ma la viltà di chi comanda ci umilia, ha qualcosa in sé che
non è spiegabile se non con il rifiuto e lo spregio. Il generale
Giacomo Zanussi raccontava così in un suo diario la fuga del Re e degli
Alti Comandi da Roma, dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943: «Sono
passate le sei. Qualche soldato, fermo sui marciapiedi, davanti agli
edifici del Ministero della Guerra e dello Stato Maggiore, saluta. Ma
gli altri, i più, restano come sono, berretto di traverso, viso torvo,
mani in tasca. Annusano la fuga dei capi». Quel peccato costò la vita di
1300 soldati e cittadini anonimi, mentre una fila vociante di 250
ufficiali con le loro famiglie si riversava disordinatamente sulla tolda
della corvetta Baionetta nel porto di Pescara, fra insulti preghiere e
spintoni, per scappare a Brindisi.
Come si vede, c’è sempre, nella diversità delle azioni, una diversità
ancora più evidente di comportamento. Non è solo la dignità del
coraggio, o la vergogna della fuga. Il commissario di bordo Manrico
Giampedroni risponde quasi sorridendo, sdraiato su un lettino, con la
mano e il braccio fasciato e la gamba ingessata, che lui ha fatto quello
che doveva fare, mica di più. «Quello era il mio compito», dice. «Credo
che anche il comandante abbia fatto il suo». E’ il senso del dovere,
quello che ti eleva, la fatica di fare il tuo compito ogni giorno e
tutti i giorni. Non è così semplice come sembra. Molti di noi ci
riescono. Ma sono i migliori. Perché non devi sbagliare. L’ammiraglio
Persano, nel 1866, perse la battaglia di Lissa contro Wilhelm von
Tegetthoff, il comandante austriaco che parlava in veneto ai suoi
marinai, che erano tutti triestini, istriani, dalmati e veneziani.
Ritornò in Italia annunciando una grande vittoria, fino a quando non
vennero pubblicati i bollettini della battaglia: gli italiani,
nonostante una flotta numericamente superiore, si erano ritirati con due
navi corazzate affondate e 620 morti, contro i soli 38 degli austriaci,
che non avevano perso alcuna unità. Il proprio compito bisogna farlo
sino alla fine. Nessuno riuscì a capire l’enorme e inutile bugia
raccontata dall’ammiraglio. Ma certo, per commettere un errore del
genere, tutti pensarono che doveva averne nascosto uno più grande.
Quello più grande commesso da Francesco Schettino, non possiamo
giudicarlo. Tocca agli altri farlo. Come quei soldati che vedevano
correre via la Fiat 2800 grigioverde con il re e il generale Puntoni,
anche a noi non resta che guardare. E lui non l’abbiamo visto fra i
volti dolenti dei turisti disperati e di tutti quelli che adesso stanno
lottando contro il mare e contro il tempo per salvare l’ultima vita. Lì
c’erano solo gli uomini di tutti i giorni, quelli che accettano il
compito della vita. Fino in fondo.
http://lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/gEditoriali.asp?ID_blog=25&ID_articolo=9657
"Après Nous le déluge!" LUIGI XV; http://ideas.repec.org/f/pma1570.html; http://papers.ssrn.com/sol3/cf_dev/AbsByAuth.cfm?per_id=1590874; https://www.researchgate.net/profile/Cosimo_Magazzino/; uniroma3.academia.edu/CosimoMagazzino; http://scienzepolitiche.uniroma3.it/cmagazzino/
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