giovedì 26 gennaio 2012

Scozia, un piano per il referendum sognando l'indipendenza da Londra, di Enrico Franceschini


REGNO UNITO

L'annuncio da Alex Salmond, leader dello Scottish National Party: consultazione nell'autunno del 2014. Ma per ora i sondaggi indicano che solo il 38 per cento dei 4 milioni di abitanti della Scozia è favorevole a uscire dal Regno Unito. E la battaglia si fa politica

LONDRA  -  Più che a Braveheart somiglia al commissario Basettoni, il corpulento, pacioccone e spesso inconcludente poliziotto dei fumetti di Topolino. Ma dietro l'aspetto mite e inoffensivo Alex Salmond nasconde una mente brillante e una determinazione di ferro, e oggi ha mostrato l'una e l'altra annunciando ufficialmente a Edimburgo il piano per un referendum sull'indipendenza della Scozia dalla Gran Bretagna. Parlando ai deputati nell'aula del parlamento regionale, situato nello storico castello di Holyrood, il primo ministro del governo autonomo scozzese ha confermato l'intenzione di indire la consultazione popolare "nell'autunno 2014", a dispetto delle pressioni del premier britannico David Cameron per convocarla prima. Quindi Salmond ha rivelato quale sarà il quesito sulla scheda: "Siete d'accordo che la Scozia dovrebbe essere un paese indipendente?", una domanda breve, chiara e diretta. Infine ha lanciato una specie di sondaggio nazionale (nel senso di nazione scozzese, s'intende) per decidere altre questioni: se debba esserci spazio per una seconda domanda, per esempio riguardo all'ipotesi di rimanere parte del Regno Unito ma con ancora maggiori poteri di autonomia, specie in campo economico e fiscale; e se al referendum possano partecipare, come lui auspica, i giovani dai 16 anni in su.

Il suo discorso era previsto e anche la sostanza non porta sorprese. Ma si tratta ugualmente del via nella campagna per il referendum, ovvero del primo colpo sparato (politicamente) nella guerra d'indipendenza. "Questa
sarà la decisione più importante presa dal popolo scozzese negli ultimi trecento anni", ha detto Salmond. Ma sono due le date evocate dal referendum: trecento anni fa la Scozia perse l'indipendenza e settecento anni or sono la conquistò in una cruciale battaglia contro l'Inghilterra. Il settecentesimo anniversario di quella battaglia dovrebbe coincidere proprio con la data prevista per il referendum, l'autunno 2014: per questo il premier vuole indirlo tra poco più di due anni, dicono i suoi avversari, per la stessa ragione Londra preme per farlo prima, nel timore che gli umori nazionalisti saranno al massimo in occasione delle celebrazioni sull'epopea di Braveheart e di re Robert the Bruce.

Per ora i sondaggi indicano che solo il 38 per cento dei 4 milioni di abitanti della Scozia è favorevole a uscire dal Regno Unito: la maggior parte sembra contenta di godere della devolution (governo e parlamento autonomi a Edimburgo) sancita da un referendum e in accordo con il governo britannico di Tony Blair oltre dieci anni fa. Ma Salmond, nel discorso di stamane, ha ricordato che due anni or sono gli elettori scozzesi hanno dato la maggioranza assoluta dei seggi nel parlamento di Edimburgo a un partito pro-indipendenza, lo Scottish National Party, di cui egli è il leader. E' dunque convinto che, quando la questione sarà stata ampiamente discussa, i "sì" all'indipendenza otterrano la maggioranza anche nel referendum. "La nostra nazione ha grandi risorse naturali (produce petrolio per 9 miliardi di sterline l'anno, ndr.), ottime università, un grande potenziale umano", si è entusiasmato il premier nel suo discorso, " e sono del parere che una Scozia indipendente potrà essere ancora più ricca e più equa". Ha quindi ricordato che il movimento per l'autodeterminazione dei popoli è cresciuto in tutto il mondo negli ultimi decenni: "L'Onu aveva 50 paesi membri alla sua fondazione nel 1945, ne ha quasi 200 oggi. E gli ultimi 10 paesi che si sono uniti all'Unione Europea hanno quasi tutti ottenuto l'indipendenza soltanto negli anni '90. La Scozia è piccola, ma è più grande di sei di quei dieci paesi".

Il novello Braveheart non ha risposto a tutti gli interrogativi su come sarebbe una Scozia del futuro: che monetà avrebbe, la sterlina o l'euro? Avrebbe le proprie forze armate? Erediterebbe parte del debito della Gran Bretagna? Ma ha concluso: "Vogliamo avere un'unione sociale alla pari con le altre parti di queste isole. Continueremo ad avere Sua Maestà la regina Elisabetta come capo di stato (tanto ce l'hanno anche il Canada e l'Australia, ndr.). Ma non avremo i nostri giovani uomini e donne mandati a morire in guerre illegali come l'Iraq e non avremo più armi nucleari basate sul suolo scozzese". Quasi nello stesso momento, a Londra, David Cameron si faceva beffe di Salmond al parlamento di Westminster. Ma non molti prendevano sul serio il mite secessionista scozzese quando entrò in politica, e nemmeno quando è diventato premier del governo autonomo nel 2005, e neppure quando lo è ridiventato ottenendo la maggioranza assoluta cinque anni più tardi. L'Highlander che somiglia al commissario Basettoni ha sempre smentito le previsioni. Ci riuscirà anche stavolta?

 http://www.repubblica.it/esteri/2012/01/25/news/scozia_referendum-28763026/

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