martedì 16 ottobre 2012

Emendo ergo sum


Se i partiti vogliono migliorare la legge di stabilità, taglino le spese

La legge di stabilità finanziaria approvata dal Consiglio dei ministri, che mantiene l’obiettivo del pareggio strutturale del bilancio entro il 2013 e la connessa riduzione del rapporto debito/pil, è stata criticata anche dai partiti che sostengono il governo Monti. Soprattutto perché prevede un aumento dell’Iva di un punto dell’aliquota ordinaria e di quella intermedia che comporterà un calo del gettito pari a 3,28 miliardi, e rischia di vanificare l’effetto positivo per le famiglie della riduzione di un punto delle prime due aliquote dell’Irpef. Riduzione dell’Irpef che costerà allo stato 4,1 miliardi nel 2013 e 6,5 nel 2014 e che mira ad attenuare la progressività per i redditi bassi e medio bassi. I partiti hanno talmente protestato per l’effetto retraottivo dei tagli alle detrazioni e alle deduzioni fiscali che al ministero dell’Economia, mentre questo giornale andava in stampa, si discuteva ieri su come trovare una copertura adeguata per rinviare i tagli. Il pareggio di bilancio rimane comunque un obiettivo irrinunciabile, e dunque i partiti che continuano a protestare per l’incremento delle imposte indirette hanno soltanto un modo per correre ai ripari in Parlamento: essere più abili del governo nell’individuare risparmi di spesa.
Ieri Alberto Alesina e Francesco Giavazzi, sul Corriere della Sera, hanno fornito un utile suggerimento a chi volesse cimentarsi nell’utile operazione di riequilibrare la manovra. Hanno proposto che si corregga il testo governativo, tagliando le spese correnti, diverse da quelle sociali, onde evitare gli aggravi fiscali. Ora la legge di stabilità è in discussione in Parlamento, ove la si può emendare, sostituendo una minore spesa agli aggravi fiscali. E ciò è facilitato dal fatto che il governo è disponibile a considerare favorevolmente gli emendamenti purché mantengano invariati i saldi di bilancio. Poiché lo stesso Giavazzi nella spending review ha proposto tagli per 10 miliardi annui sugli incentivi alle imprese, i partiti che vogliono evitare l’aumento dell’Iva potrebbero dare seguito legislativo a questa proposta. Se questa potatura appare troppo drastica per gli effetti sulle imprese, potrebbero contenerla in cambio di altre limature. Oppure a ciò si possono aggiungere riduzioni fiscali del costo del lavoro per rilanciare l’offerta. E’ il Parlamento che ha il potere decisivo sul bilancio e ne è responsabile.

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