lunedì 8 ottobre 2012

Quel che resta (molto) da fare, di Francesco Giavazzi


IL GOVERNO E LA CAMPAGNA ELETTORALE

Vi è una sorprendente asimmetria fra l'economia tedesca e la nostra. In Germania quest'anno il reddito crescerà di circa l'1%; in Italia scenderà di oltre due punti. Ci aspetteremmo che in un'economia che soffre di scarsa domanda i prezzi scendano, o almeno non salgano. Invece l'inflazione è più alta in Italia che in Germania: 2,7% contro 1,8%. Questi dati si riferiscono ai prezzi al consumo depurati dall'effetto delle imposte indirette: cioè la differenza fra la nostra inflazione e quella tedesca non può essere attribuita all'aumento dell'Iva o di altre accise.

Il motivo per cui, nonostante la recessione, l'inflazione non scende, è la scarsa concorrenza. L'anno scorso (dati Mediobanca) il margine operativo netto in percentuale del valore aggiunto, una buona misura della redditività di un'azienda, è stato del 43% nel settore dell'energia, 33% nei servizi, 17% nell'industria manifatturiera.

Insomma, siamo un Paese in cui chi compete sui mercati internazionali continua ad ottenere grandi successi, ma con margini sempre più ridotti, che rendono problematico investire. Altre aziende, invece, protette dalla concorrenza, aumentano i prezzi e così riescono a estrarre ricche rendite dal resto dell'economia.

Queste rendite sono poi suddivise a seconda dei rapporti di forza fra gli imprenditori e i loro dipendenti: non è un caso che i sindacati più potenti si trovino proprio nei settori protetti (gli elettrici ad esempio). Avere un sindacato forte là dove non c'è polpa serve a poco. Il salario contrattuale medio (anno 2011, dati Istat) era di 32.600 euro nel settore elettrico e nelle concessionarie autostradali, 28.500 nelle aziende comunali di smaltimento rifiuti, e solo 22.700 nell'industria meccanica, dove vi sono alcune eccellenze della nostra economia.

Alle elezioni mancano sei mesi, ma solo quattro concretamente utilizzabili dal governo. Non sono pochi, e nelle condizioni in cui si trova il Paese sarebbe folle sprecarli. Questo governo tecnico non ha nulla a che fare con le elezioni, con la campagna elettorale e con il suo risultato. Se alcuni ministri, diversamente dal presidente del Consiglio, meditano di presentarsi alle elezioni dovrebbero lasciare subito il loro incarico per evitare che la campagna elettorale interferisca con l'azione del governo.

Nel presentare il suo programma alle Camere, Mario Monti disse: «Ciò che occorre fare per ricominciare a crescere è noto da tempo: provvedimenti rivolti a rendere meno ingessata l'economia, a facilitare la nascita di nuove imprese e poi indurne la crescita. L'obiezione che spesso si oppone a queste misure è che esse servono, certo, ma nel breve periodo fanno poco per la crescita. È un'obiezione dietro la quale spesso si maschera - riconosciamolo - chi queste misure non vuole, non tanto perché non hanno effetti sulla crescita nel breve, ma perché si teme che ledano gli interessi di qualcuno».


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