A tre settimane dal voto, due riviste americane sintetizzano in cifre il bilancio del mandato di Barack Obama
“Cari americani, state meglio ora rispetto a quattro anni fa?”, chiedeva Ronald Reagan nelle battute finali del dibattito con l’allora presidente in carica Jimmy Carter a pochi giorni dalle elezioni che l’avrebbero portato alla Casa Bianca, nel 1980. Opinionisti, analisti, esperti di comunicazione e politici di lungo corso concordarono: quella domanda, secca e chiara, contribuì a far cambiare il vento, a proiettare Reagan verso la presidenza e a chiudere il quadriennio dell’ex governatore della Georgia diventato commander in chief dopo la breve parentesi di Gerald Ford e le macerie del Watergate. Oggi, trentadue anni dopo, il repubblicano Mitt Romney tenta di ricalcare quel copione, dicendo alla pancia dell’America profonda – quella dei blue-collar del midwest e delle migliaia di imprese costrette a chiudere – che nonostante le promesse e gli annunci, l’America del 2012 è in condizioni peggiori rispetto a quando Barack Obama è entrato alla Casa Bianca.
Ma è davvero così? Le riviste Bloomberg Businessweek ed Esquire, a poche settimane dalla notte del 6 novembre che determinerà vincitori e vinti, hanno messo in fila numeri e grafici per sintetizzare il primo mandato di Obama, confrontandolo con la situazione che si è trovato davanti appena diventato presidente.
Il bilancio difficile
Fare un bilancio del mandato di un presidente giunto alla fine del primo mandato è difficile, le note positive si alternano sempre a quelle negative. Anche per Obama è così: se la disoccupazione è tornata a ottobre al 7,8 per cento – stesse cifre del gennaio 2009 – il deficit di bilancio è aumentato del 151 per cento, passando dai 10,63 mila miliardi di dollari di quattro anni fa ai 16 di oggi, come reso noto a settembre dal Tesoro. Il pil, invece, è cresciuto del 12 per cento (era di 13,9 mila miliardi di dollari nel primo trimestre del 2009, è di 15,6 mila miliardi di dollari oggi).
La cena costa di più
Dopo un generale ribasso dei prezzi dei generi alimentari nel primo anno di mandato, con i primi segnali di ripresa dell’economia anche il costo di cibo e bevande è aumentato – l’ufficio statistiche del dipartimento del Lavoro calcola un aumento del 7 per cento dal gennaio 2009 all’agosto 2012, incidendo ancora di più sulla classe media già provata dalla più grave crisi economica dai tempi della Grande depressione.
Guantanamo è ancora aperta
Anche sul fronte della sicurezza nazionale, i critici del presidente in carica hanno buoni argomenti da usare in campagna elettorale: il 22 gennaio 2009 (due giorni dopo l’insediamento a Washington), Obama ha firmato un ordine esecutivo in cui si stabiliva che la chiusura di Guantanamo sarebbe dovuta avvenire “il più presto possibile”, e in ogni caso entro dodici mesi da quel giorno. Quasi quattro anni dopo, la base americana a Cuba è ancora aperta con i suoi 166 prigionieri (erano 242 a inizio mandato). Riguardo le missioni internazionali oltremare, a fronte del ritiro dall’Iraq (dove sono rimasti circa 200 soldati), le truppe in Afghanistan sono state quasi raddoppiate (erano 34 mila quattro anni fa, sono 67 mila oggi).
Il bilancio difficile
Fare un bilancio del mandato di un presidente giunto alla fine del primo mandato è difficile, le note positive si alternano sempre a quelle negative. Anche per Obama è così: se la disoccupazione è tornata a ottobre al 7,8 per cento – stesse cifre del gennaio 2009 – il deficit di bilancio è aumentato del 151 per cento, passando dai 10,63 mila miliardi di dollari di quattro anni fa ai 16 di oggi, come reso noto a settembre dal Tesoro. Il pil, invece, è cresciuto del 12 per cento (era di 13,9 mila miliardi di dollari nel primo trimestre del 2009, è di 15,6 mila miliardi di dollari oggi).
La cena costa di più
Dopo un generale ribasso dei prezzi dei generi alimentari nel primo anno di mandato, con i primi segnali di ripresa dell’economia anche il costo di cibo e bevande è aumentato – l’ufficio statistiche del dipartimento del Lavoro calcola un aumento del 7 per cento dal gennaio 2009 all’agosto 2012, incidendo ancora di più sulla classe media già provata dalla più grave crisi economica dai tempi della Grande depressione.
Guantanamo è ancora aperta
Anche sul fronte della sicurezza nazionale, i critici del presidente in carica hanno buoni argomenti da usare in campagna elettorale: il 22 gennaio 2009 (due giorni dopo l’insediamento a Washington), Obama ha firmato un ordine esecutivo in cui si stabiliva che la chiusura di Guantanamo sarebbe dovuta avvenire “il più presto possibile”, e in ogni caso entro dodici mesi da quel giorno. Quasi quattro anni dopo, la base americana a Cuba è ancora aperta con i suoi 166 prigionieri (erano 242 a inizio mandato). Riguardo le missioni internazionali oltremare, a fronte del ritiro dall’Iraq (dove sono rimasti circa 200 soldati), le truppe in Afghanistan sono state quasi raddoppiate (erano 34 mila quattro anni fa, sono 67 mila oggi).
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