Proprio come in Spagna: punito dagli elettori il governo socialista che ha portato al crac l’economia, al punto da richiedere il salvataggio da parte dell’Ue. Ora è possibile un bipartito di centrodestra, ma anche una "grande coalizione" di emergenza.
Dopo la Spagna, il Portogallo. Dopo Zapatero, Socrates. Anche a Lisbona, il governo socialista del carismatico quanto autoritario leader al potere da sei anni, è stato punito alle urne per il disastroso stato dell'economia e la riluttanza ad adottare tempestivamente le riforme che avrebbero evitato al Paese il ricorso a un pacchetto di aiuti di 78 milioni di euro da parte di Ue e Fmi, simile a quello concesso a Grecia e Irlanda.
Ma, forse anche per via dell'uso ormai invalso nel Paese di dargli la colpa di tutto, la sua sconfitta è stata netta: con i quattro quinti delle schede scrutinate il Psd, principale partito di opposizione guidato da Passos Coelho ha ottenuto il 40,6% dei voti, contro il 28,5% dei socialisti: alleandosi con la destra del Cds, che avrebbe l’11%, riuscirà a mettere insieme una maggioranza abbastanza confortevole.
Socrates si è assunto la responsabilità della sconfitta e si è dimesso da leader del Ps, condizione che rende possibile almeno in astratto anche l’ipotesi caldeggiata dal presidente Cavaco Silva, quella di una «grande coalizione di emergenza» tra Psd, Cds e Ps: infatti il successore di Socrates alla guida dei socialisti dovrebbe essere Antonio José Seguro, amico di Passos Coelho. Socrates aveva giocato senza scrupoli sulle paure di un Paese con la disoccupazione al 13%, la prospettiva di altri due anni di recessione e la necessità di ridurre il deficit pubblico dal 9,1% a 5,9% in un solo anno.
Se vi affidate alla destra, aveva sostenuto su tutte le piazze, dovrete rassegnarvi a una raffica indiscriminata di privatizzazioni e a un esercizio di macelleria sociale. Ma l'elettorato gli ha creduto solo in parte, perché l'alternativa, dipinta da Passos Coelho come «la tragedia greca», gli è parsa ancora peggiore; e il nuovo governo, se otterrà come ci si aspetta la fiducia, intende sottoporre il Paese a una cura drastica, un po' sul modello di quella di Cameron per la Gran Bretagna, compresa una radicale liberalizzazione di un mercato del lavoro di tipo italiano.
Le elezioni anticipate di ieri sono state indette in seguito alla bocciatura da parte del Parlamento, alla fine di marzo, del quarto piano di austerità elaborato dal governo Socrates, che voleva evitare a ogni costo il ricorso all'aiuto internazionale, con i relativi, pesanti condizionamenti che questo comporta. Nel periodo in cui è rimasto in carica Socrates è stato costretto ad inghiottire l'amaro boccone che aveva cercato di evitare: con la sua consueta spregiudicatezza lo ha però presentato al Paese come una vittoria, elencando alla tv non le misure che Ue e Fmi gli avevano imposto in cambio del prestito, ma quello che era riuscito ad evitare.
Bisogna dire subito che il governo entrante, esattamente come quello uscente, avrà margini di manovra molto limitati e rischia di trovarsi, per così dire, tra Scilla e Cariddi. Da un lato infatti, l'accordo con gli organismi internazionali - che pure ha fatto scendere di pochissimo gli elevatissimi tassi di interesse che il Tesoro è costretto ad offrire per collocare i suoi Buoni - deve essere rispettato alla lettera. Dall'altro, il Paese è fin da ora percorso da un'ondata di scioperi e di dimostrazioni. Se a questo si aggiunge che le previsioni per il 2011 e il 2012 sono state ulteriormente abbassate dagli analisti - ogni anno il Pil dovrebbe calare del 2% - il compito di Passos Coelho appare davvero improbo. Un punto a suo favore sarà il rientro del Paese nell'alveo della maggioranza di centro-destra che prevale nell’Ue e la vicinanza della Gran Bretagna, storica alleata del Portogallo. In quasi tutte le capitali si farà il tifo per lui, nel senso che se Lisbona «tiene» e riesce, eventualmente, a uscire dal tunnel, i pericoli di un effetto domino che tanto spaventano i mercati finanziari saranno sensibilmente ridotti.
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