lunedì 13 giugno 2011

Una cura per il fallimento fiscale?, di Kenneth Rogoff

Sarebbe utile se più paesi istituissero dei consigli indipendenti per la consulenza fiscale allo scopo di infondere una maggior obiettività nel dibattito legato ai bilanci nazionali? Bernie Madoff, truffatore ora in carcere, ha dichiarato recentemente che “tutto il governo è uno schema di Ponzi” esprimendo il pensiero della maggior parte dell’opinione pubblica riguardo alla politica fiscale.

Forse si tratta semplicemente della pura illusione di un uomo che morirà in prigione a seguito del crollo, nel 2008, del suo schema piramidale record di 50 miliardi di dollari. A mio avviso, il posto di Madoff, decisamente poco invidiabile, nel guinness dei primati rimarrà per diverso tempo. In ogni caso, in un contesto in cui diversi tra i più importanti governi a livello mondiale si trovano ad affrontare una combinazione letale di debito convenzionale insostenibile, di obblighi senza precedenti nei confronti dei pensionati in età avanzata e di un ribasso della crescita, ci si chiede effettivamente quale sia il piano fiscale.

In nuovo articolo intitolato “A Decade of Debt” (Un decennio di debiti, ndt), dimostro, assieme a Carmen M. Reinhart, che il debito pubblico statunitense, federale, statale e locale, ha superato la percentuale record del 120% del PIL raggiunta alla fine della Seconda Guerra Mondiale.

Il Giappone, ovviamente, si trova in una condizione ben peggiore, con un debito pubblico pari al 200% del PIL. Se da un lato questa percentuale è in parte compensata dalle riserve di valuta straniera, dall’altro il paese si trova a dover affrontare ingenti costi per la ricostruzione che si vanno ad aggiungere al problema del deprimente trend demografico. Anche i livelli di debito di altri paesi ricchi si aggirano pericolosamente intorno ad un picco annuale pari al 150%, nonostante il relativo contesto di pace in gran parte del mondo.

Non c‘è una via d’uscita facile. Per il momento i tassi di interesse mondiali stanno contenendo i costi del servizio del debito, ma mentre i livelli di debito possono diminuire solo gradualmente in lunghi periodi di tempo, i tassi di interesse reali (allineati all’inflazione) possono aumentare in tempi molto più rapidi anche nei paesi ricchi. Le crisi del debito tendono a comparire all’improvviso, colpendo i paesi con traiettorie di debito che non ammettono margini di errore o avversità non pianificate.

L’impatto più diretto ed immediato legato al mantenimento di una politica fiscale indipendente è dato da un miglior controllo della spesa che crea un contrappunto alla crescita economica statale “panglossiana” e alle prospettive di profitto. In teoria, un consiglio di consulenza indipendente e rispettato potrebbe persino costringere i governi a riconoscere i costi nascosti delle garanzie statali e delle operazioni non a debito.

E’ giunta l’ora di prendere in considerazione dei nuovi approcci. Ovviamente, nessun cambiamento di entità minore riuscirà ad eliminare il pregiudizio nei confronti della spesa in disavanzo, persino nei sistemi politici più moderni. Così come nessun cambiamento di minore entità riuscirà a prevenire il rischio di un debito futuro o di una crisi inflazionistica. Molti paesi necessitano di riforme radicali per rendere i sistemi di tassazione più efficienti e gli schemi di previdenza sociale – compresi gli schemi pensionistici- più realistici.

La comparsa recente dei consigli di consulenza fiscale è un inizio di carattere istituzionale promettente. Una serie di paesi, tra cui Danimarca, Paesi Bassi, Stati Uniti e Belgio, dispone da lungo tempo di agenzie fiscali, come il “Congressional Budget Office” (CBO) degli Stati Uniti. Ma se da un lato queste istituzioni si sono rivelate estremamente utili, dall’altro sono generalmente molto limitate. Il CBO, ad esempio, è libero di pubblicare proiezioni fiscali a lungo termine basate sulle sue migliori stime di crescita, ma è obbligato in gran parte ad accettare “aggiustamenti” futuri al valore nominale politicamente poco plausibili, neutralizzando in parte l’efficacia potenziale di qualsiasi critica relativa alle politiche di deficit.

Per aumentare la credibilità, una serie di governi si sta muovendo cautamente verso la creazione di consigli fiscali dotati di maggior indipendenza, spesso usando le banche centrali come modello. Questo nuovo sistema all’avanguardia comprende i consigli della Svezia, del Regno Unito, della Slovenia e del Canada.

Le competenze del consiglio fiscale svedese sono particolarmente ampie in quanto comprendono non solo una funzione di previsione, ma anche di identificazione delle ragioni e delle eventuali conseguenze legate alla politica governativa. In teoria, un consiglio fiscale indipendente avrebbe potuto fornire un aiuto inestimabile durante la crisi finanziaria. Negli Stati Uniti, un’agenzia di questo tipo avrebbe potuto valutare i costi ed i benefici dei piani di salvataggio aiutando, probabilmente, a porre fine alla paralisi congressuale e dando ai contribuenti la prospettiva di un rischio positivo.

Non ci si può aspettare, almeno per il momento, che queste nuove istituzioni finanziarie diventino importanti o potenti come le banche centrali. C’è ancora troppo consenso nei confronti della politica monetaria rispetto alla politica fiscale che è, a sua volta, molto più complessa e multi sfaccettata. Tuttavia, il principio di base sembra essere un passo importante verso una sanità fiscale.

Ovviamente, indipendentemente dalla loro efficienza, i consigli fiscali di per sé non sono sufficienti. Ogni generazione continuerà a voler poter dire: “Mio nipote sarà due o tre volte più ricco di me, quindi chi se ne frega se si devono pagare dei debiti”. Inoltre, il ciclo politico porta a pregiudizi molto forti soprattutto quando i leader tentano di abbellire le prospettive della salute economica e della prosperità aumentando le spese visibili al costo di debiti nascosti e della riduzione di investimenti a lungo termine.

Per resistere a queste pressioni, i consigli fiscali dovranno subire dei controlli periodici da parte delle agenzie internazionali, come il Fondo Monetario Internazionale, sia per proteggere la loro indipendenza che per promuovere la loro affidabilità.

A dire il vero, Bernie Madoff potrebbe anche avere ragione così come potrebbe risultare che la sua intenzione non era necessariamente quella di replicare il più grande schema di Ponzi. Tuttavia, una trasparenza maggiore ed una valutazione più sistematica ed indipendente delle politiche governative potrebbe essere un passo utile per risolvere l’enigma perpetuo dei livelli sproporzionati di deficit. Si tratta indubbiamente di una delle idee più innovative e promettenti emerse da uno scenario politico alquanto sterile.


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