Ha un fascino tutto suo la definizione inglese con cui George Osborne si gioca il futuro politico suo, del suo partito e del suo paese. L’“autumn statement” con cui il cancelliere dello scacchiere britannico definirà i prossimi passi del piano economico è un condensato di ideologia politica ed economica senza pari nel Vecchio continente (più banalmente si tratta del “Pre-Budget Report”, ma l’autunno di questi tempi è significativo). Secondo tutti gli analisti, con questo annuncio Osborne farà capire di che pasta è fatta, se vede tutto come un gioco politico, come sostiene il Financial Times, o se ha anche una prospettiva economica d’ampio respiro, come si auguranoi “Cameroons” come Tim Montgomerie. Quel che è stato fatto finora non ha funzionato granché se anche la Gran Bretagna, secondo l’Ocse, sarà tecnicamente in recessione dall’anno prossimo, come i brutti anatroccoli del sud Europa.
L’enfasi di Osborne sarà su occupazione e crescita, con un piano contro la disoccupazione giovanile, il sostegno alle imprese più piccole e un addolcimento delle politiche ai danni delle middle class (i tagli): cinque miliardi di sterline di tagli da investire in crescita per salvare il paese. La domanda senza risposta è sempre la solita: funzionerà? Per l’Economist la recessione è inevitabile, mentre la guerra sociale è già pronta a scoppiare fin da mercoledìcon un megasciopero antiausterità. In mezzo ci sono giochetti da coalizione: i Lib-Dem che vogliono fare la parte dei buoni, i conservatori che non ci stanno a finire di nuovo con l’etichetta di “nasty party”. Ma senza crescita economica, i Lib-dem avranno poco di cui vantarsi alle urne, e lo stesso vale per Osborne che, pur non avendo alcun patto della granita da violare, si sente già il successore naturale del premier, David Cameron. Sul Labour e gli scioperi e l’opposizione basta leggere Boris Johnson, sindaco di Londra, che sulla successione a Cameron ha qualcosa da dire pure lui (anche se da ultimo i cuori di Tankbattono per il fratello di Boris, Jo, che per anni ha curato la Lex Column del Financial Times, e che è sposato con Amelia Gentleman, una coppia da tenere d’occhio – anche se da ultimo le vicende tra fratelli nel Regno Unito non sono finite benissimo).
L’enfasi di Osborne sarà su occupazione e crescita, con un piano contro la disoccupazione giovanile, il sostegno alle imprese più piccole e un addolcimento delle politiche ai danni delle middle class (i tagli): cinque miliardi di sterline di tagli da investire in crescita per salvare il paese. La domanda senza risposta è sempre la solita: funzionerà? Per l’Economist la recessione è inevitabile, mentre la guerra sociale è già pronta a scoppiare fin da mercoledìcon un megasciopero antiausterità. In mezzo ci sono giochetti da coalizione: i Lib-Dem che vogliono fare la parte dei buoni, i conservatori che non ci stanno a finire di nuovo con l’etichetta di “nasty party”. Ma senza crescita economica, i Lib-dem avranno poco di cui vantarsi alle urne, e lo stesso vale per Osborne che, pur non avendo alcun patto della granita da violare, si sente già il successore naturale del premier, David Cameron. Sul Labour e gli scioperi e l’opposizione basta leggere Boris Johnson, sindaco di Londra, che sulla successione a Cameron ha qualcosa da dire pure lui (anche se da ultimo i cuori di Tankbattono per il fratello di Boris, Jo, che per anni ha curato la Lex Column del Financial Times, e che è sposato con Amelia Gentleman, una coppia da tenere d’occhio – anche se da ultimo le vicende tra fratelli nel Regno Unito non sono finite benissimo).
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