mercoledì 23 novembre 2011

Quattro ingredienti per la stabilità, di Franco Bruni

Gli incontri europei di Monti riprendono, dopo il cambio di governo, il dialogo con gli organi comunitari sull'aggiustamento dell'economia italiana. L'Europa considera credibile che il nuovo clima politico del nostro Paese renda l'aggiustamento più incisivo. Ma l'opportunità di Monti è anche quella di contribuire a disincagliare il governo economico comunitario da una leadership franco-tedesca che non è efficace, perché Merkel e Sarkozy vanno poco d'accordo e puntellano con la visibilità europea le rispettive debolezze politiche nei loro Paesi.

Il duplice fine di questi giorni europei si adatta alla duplice veste del primo ministro di uno dei Paesi membri che deve fare un maggior sforzo di aggiustamento, il quale è anche una persona che da tempo ha la reputazione e l'esperienza di un protagonista delle istituzioni comunitarie e della loro evoluzione. Ed è duplice anche lo sforzo perché l'Europa riprenda stabilità e crescita: quello dei singoli Paesi membri «per riordinare la propria casa» e l'azione dell'Ue che li stimola e li aiuta.

Sul riordino della casa italiana il governo farà presto sapere le sue prime mosse. Su quello che deve fare l'Ue il dibattito è intenso e controverso. Ma ora è tempo di concluderlo: non si può più improvvisare per tamponare le urgenze della crisi. Lo si è fatto troppo, bisticciando e ottenendo risultati opachi e precari, puniti dai mercati. Ora la guerra all' emergenza va combattuta facendo convergere l'Unione su buone decisioni di lungo periodo. Vanno distribuiti con chiarezza compiti e responsabilità per mantenere la stabilità finanziaria in Europa. In presenza di decisioni politiche nitide e credibili i mercati sono disposti a una tregua, sono disposti a concedere il tempo perché esse vengano realizzate, compreso il tempo necessario per eventuali modifiche dei Trattati.

Passi importanti sono già stati fatti: abbiamo nuove autorità di vigilanza finanziaria comunitarie, ma vanno potenziate; abbiamo nuove regole per disciplinare le finanze pubbliche e altri aspetti delle macroeconomie dei Paesi membri, ma per applicarle davvero occorre prima domare l'emergenza. E' il momento di concentrarsi su decisioni durature per ottenere la stabilità finanziaria in un' area dove ci sono rischi di illiquidità e insolvenza anche per i titoli di Stato.

Credo che la ricetta abbia quattro ingredienti, tutti indispensabili in certe dosi. Il primo è l'autodisciplina e l'aggiustamento finanziario delle singole economie nazionali, coordinate con forza dal centro dell' Ue. Ma occorre tempo per aggiustare gli squilibri in modo duraturo, strutturale, socialmente e politicamente sopportabile. Poiché i mercati sono spesso impazienti, ci vuole allora il secondo ingrediente: va dato tempo agli aggiustamenti fornendo finanziamenti comunitari. Che devono essere di due tipi, ben distinti: supporto di breve termine da parte della Bce e di medio-lungo termine da parte di un meccanismo comunitario che veda l'impegno congiunto e solidale di un ammontare adeguato di fondi da parte dei governi nazionali. Chi vuole che sia la sola Bce ad assicurare supporti illimitati, anche oltre il breve termine, sta proponendo di sconvolgere la costituzione monetaria dell'eurozona. E' sperabile che l'intervento di Monti possa indebolire queste posizioni.

Finanziare gli squilibri, a breve e a medio termine, non significa abolire la disciplina con cui i mercati speculano contro i Paesi squilibrati. Significa anzi esaltare la funzione dei mercati, evitando che si esprimano in modi violenti e controproducenti. Quanto all'impegno solidale di fondi governativi a medio-lungo termine, esso può assumere forme tecniche diverse, comprese le varie possibili versioni dei cosiddetti eurobond. Ma quel che conta è la sostanza politica dell'impegno solidale a finanziare, in misura limitata ma sopportando i rischi che ne derivano, gli aggiustamenti graduali dei Paesi in difficoltà, per la semplice ragione che il loro buon fine è interesse collettivo dell'Europa. L'introduzione esplicita del principio di una pur limitata solidarietà finanziaria europea è quindi il terzo ingrediente della ricetta: vanno convinti soprattutto i tedeschi e Monti può aiutare.

Il quarto ingrediente è la disponibilità, in caso di insufficienza dei tre ingredienti precedenti, di una procedura per gestire il «fallimento» dei governi indebitati in modo insostenibile e incorreggibile, cioè per ristrutturare il loro debito pubblico mettendo una parte del costo dell'aggiustamento dei Paesi in difficoltà a carico di chi ha investito nei loro titoli. L'ammettere che ci possano essere dei fallimenti governativi, ben gestiti e controllati, stimola la disciplina finanziaria e crea meno panico che l'insistere nel negarlo di fronte alla diffusissima convinzione che il parziale fallimento è a volte inevitabile. Questo ingrediente è già stato, in linea di principio, approvato dal Consiglio europeo in luglio. Ciononostante, è difficile da introdurre nella ricetta, perché porta con sé anche la necessità di rivedere le procedure di insolvenza delle banche, che detengono molti titoli governativi, e perché fra i nemici di questo ingrediente c'è stata a lungo la Bce. Ma dobbiamo augurarci che i prossimi colloqui europei riprendano il tema. Le regole per il «default controllato» dei debitori sovrani servono anche a difendere l'indipendenza della Bce evitando che, per escludere del tutto il rischio di insolvenza dei governi, essa venga obbligata a sostituirsi a loro come debitore di ultima istanza.



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