giovedì 28 giugno 2012

Gli alibi (facili) che non aiutano, di Alberto Alesina

NOI E BERLINO

I padri fondatori del progetto europeo negli anni Cinquanta avevano ben chiari i rischi dei conflitti intraeuropei di cui purtroppo la nostra storia è ricca. La loro visione era improntata dalla volontà assai nobile di evitarne altri. In questi giorni l'Europa sta rischiando di perdere qualcosa di ben più importante della moneta unica: la cooperazione economica, se non addirittura una cooperazione politica pacifica. Il livore antitedesco che si respira nel Sud Europa e in Francia è molto pericoloso, stucchevole e in gran parte infondato.

Quali sarebbero le colpe dei tedeschi? Primo: non essere stati più generosi con la Grecia e altri Paesi in difficoltà. Sicuramente i leader europei (tutti, non solo i tedeschi) hanno fatto un gran pasticcio con la Grecia creando poi contagio, ma è troppo facile essere generosi con i soldi degli altri. Cosa direbbero gli italiani se il loro governo proponesse loro un raddoppio dell'Imu per aiutare Grecia, Portogallo e le banche spagnole e irlandesi? Secondo: i tedeschi si sono arricchiti con le esportazioni ai Paesi mediterranei. E allora? Se i tedeschi sono più produttivi e hanno costi del lavoro per unità di prodotto piu bassi cosa dovrebbero fare: lavorare meno e peggio per aiutarci? È una colpa produrre Audi e Bmw che tutti vogliono?

I tedeschi erano i malati d'Europa negli anni Novanta. Hanno fatto riforme del mercato del lavoro difficili e hanno mantenuto un rigore salariale ferreo per dieci anni. Ora ne godono i benefici: ne hanno tutto il diritto. Terzo: i tedeschi si sono avvantaggiati da un euro «basso» rispetto al livello di un ipotetico marco. A parte il fatto che quasi la metà delle esportazioni tedesche sono all'interno dell'aera euro, i Paesi mediterranei hanno guadagnato anche loro dall'euro e più della Germania. Per esempio i tassi di interesse sui loro debiti non sarebbero stati così bassi perché si era eliminato il rischio svalutazione di dracma, lira e pesetas. Se questi Paesi invece di seguire politiche prudenti si sono buttati a capofitto a prendere a prestito in modo insostenibile o come nel caso dell'Italia si sono «addormentati» e non hanno fatto nulla è unicamente colpa loro.

Quarto: i tedeschi dovrebbero consumare di più sia a livello privato che pubblico. Un'altra chimera. La Germania ha un debito pubblico dell'80 per cento del Pil, non sono certo stati delle irragionevoli «formiche», né hanno fatto aggiustamenti fiscali draconiani. E comunque pensare che un paio di punti di spesa pubblica tedesca risolvano i nostri problemi è pura illusione senza alcun fondamento macroeconomico. Quinto: le colpe delle banche tedesche. Certamente, ne hanno tante, soprattutto quelle che si sono buttate a testa bassa nel marasma del subprime americano. Ma tanti sbagli hanno fatto anche le banche spagnole, greche, irlandesi e francesi. La bolla edilizia finanziata dalle banche spagnole è stata un disastro colossale.

È comprensibile quindi che la Signora Merkel rifiuti gli eurobond, e che sia sospettosa di altri schemi fiscali che finirebbero per far pagare il conto ai tedeschi. Dovrebbe essere però più aperta nel breve periodo su garanzie europee alle banche, questo sì. L'unico modo per convincerla a essere più accondiscendente è di fare riforme strutturali decise, incisive e veloci, senza se e senza ma. In cambio dell'unione bancaria che riduca i tassi che le imprese pagano e di una qualche forma di «socializzazione» del debito, i Paesi come il nostro dovrebbero legarsi le mani con programmi di riforme accettate, condivise e, sì, controllate dall'Unione Europea. Se questo significa perdita di sovranità nei confronti della Germania, così sia. Dovevamo pensarci prima.

Insomma, le promesse non bastano più e gli attacchi sguaiati contro la Germania di giornali, economisti e politici francesi e mediterranei sono controproducenti. I tedeschi si irrigidiranno ancora di più perdendo entusiasmo per il progetto europeo. E questo sarebbe un vero disastro. Se il progetto Euro dovese fallire non sarà certo una responsabilità dei tedeschi.


http://www.corriere.it/editoriali/12_giugno_27/alesina-gli-alibi-facili-che-non-aiutano_9bbd012a-c019-11e1-931f-9ffeafa6de3c.shtml

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