giovedì 21 giugno 2012

Uno studio del Fondo monetario internazionale bacchetta Berlino


Bollettino della crisi

Uno studio del Fondo monetario internazionale bacchetta Berlino.Secondo un report appena pubblicato dal Fmi, le riforme strutturali devono essere accompagnate da una politica monetaria espansiva. Per far convergere la competitività tra paesi del nord Europa e paesi del sud, l’Europa settentrionale dovrà accettare più inflazione.

Peggiorano ancora le condizioni dell’industria italiana. L’Istat ha certificato cali su base annua per il fatturato, ad aprile in diminuzione del 4,1 per cento, e per gli ordini, con un tonfo del 12,3 per cento. A confronto con lo scorso anno a perdere terreno è soprattutto il mercato interno, mentre almeno su base mensile a sostenere i risultati è l’export.
Borse europee in positivo e spread in calo dopo le notizie dalla Grecia. Ieri Milano ha chiuso a più 2,13 per cento, Madrid a più 1,53, Francoforte a più 0,45, Parigi a più 0,28. Anche lo spread tra Btp italiani e Bund tedeschi, considerati più sicuri dagli investitori, è sceso a 415 punti, mentre quello tra Bonos spagnoli e Bund è calato a 515 punti. A influenzare positivamente i listini è stata la nomina ufficiale del premier greco, Antonis Samaras, leader dei conservatori di Nuova democrazia. Quello di Atene sarà un esecutivo sostenuto da una Grande coalizione con socialisti e sinistra moderata. Il paese intende combattere “una grande battaglia” al summit europeo del 28 e 29 giugno per ottenere “la revisione” del piano di rigore concordato con la Troika Ue-Bce-Fmi, ha detto Evangelos Venizelos, leader dei socialisti ed ex ministro delle Finanze.

In Europa ci s’ingegna (e si litiga) su come contenere lo spread. 
Merkel apre a Monti. “Paracetamolo finanziario”, così il portavoce del commissario Ue Olli Rehn ha bollato l’idea lanciata al G20 dal governo italiano di far intervenire il nuovo Fondo salva stati (Esm) per comprare titoli di stato dei paesi in difficoltà e contenere i rendimenti. La Commissione ha specificato poi che qualsiasi intervento dei Fondi anti crisi a sostegno degli stati presuppone “condizionalità”. “L’Italia ha lanciato un’idea che merita di essere considerata, ne parleremo a Roma”, ha detto invece il presidente francese, François Hollande, rimandando al vertice di domani a Palazzo Chigi. La cancelliera tedesca, Angela Merkel, ha detto: “Non ci sono piani concreti, ma c’è la possibilità teorica che si comprino nel mercato secondario titoli di stato nella cornice delle condizioni previste dal trattato dell’Efsf (Fondo temporaneo salva stati)”. Il quotidiano inglese Telegraph aveva scritto che “i leader europei erano pronti ad annunciare un accordo da 600 miliardi di sterline (745 miliardi di euro) per il salvataggio di Italia e Spagna”. “Per l’Italia il tema bailout non si pone proprio – ha detto Monti – Può darsi che l’equivoco sia nato perché si sta riflettendo sui modi in cui la stabilizzazione finanziaria possa essere realizzata con modalità che possano permettere di incoraggiare la virtù”.

La Fed prosegue con il Twist e i tassi bassissimi. E si dice pronta a fare di più. Ieri gli investitori attendevano anche le decisioni della Banca centrale americana, auspicando una politica monetaria ancora più espansiva. La Fed, dopo la chiusura delle Borse europee, non ha annunciato un terzo round di Quantitative easing (immissione di liquidità), ma ha comunicato che intende continuare a fornire il massimo stimolo possibile all’economia. La Fed ha lasciato invariati i tassi tra lo 0 e lo 0,25 per cento, e ha reso noto che il costo del denaro rimarrà su valori eccezionalmente bassi almeno fino alla fine del 2014. E’ stata inoltre estesa l’operazione Twist: gli acquisti di bond continueranno fino a fine anno per un controvalore nel secondo semestre del 2012 di 267 miliardi di dollari. Anche nella Bank of England, secondo i verbali dell’ultima riunione pubblicati ieri, cresce la fronda favorevole a un incremento del piano di Quantitative easing.

Per Berlusconi “non è una bestemmia” l’ipotesi di abbandonare l’euro. “La Germania si deve convincere che la Bce deve fare la banca di garanzia”, ha detto l’ex premier. Altrimenti, visto l’andamento della bilancia dei pagamenti di Italia e Germania, tornare alla valuta nazionale non sarebbe un tabù.
Nel grafico: L’EUROZONA PERDE TERRENO RISPETTO AI PAESI ANGLOSASSONI. Secondo i dati elaborati dal Fmi, è dagli anni 80 che il pil pro capite dell’Eurozona (dei paesi nordici come di quelli mediterranei) continua a perdere terreno rispetto al pil pro capite di Stati Uniti e Regno Unito.

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