Cosa avremmo visto se Ibra e Sheva avessero giocato insieme
GRUPPO D
UCRAINA-SVEZIA 2-1. Reti: Ibrahimovic (S) 7’ st, Shevchenko (U) 10’ st e 17’ st
UCRAINA-SVEZIA 2-1. Reti: Ibrahimovic (S) 7’ st, Shevchenko (U) 10’ st e 17’ st

E’ Ibra che apre lo score a inizio del secondo tempo, conclude con il piatto del piede un’azione insistita con cambio di fronte. Farà altri assist, sul finale sbaglierà di un niente altre conclusioni, tirerà una botta spaventosa che obbliga il portiere ucraino a parare con le due mani tenute di taglio come un pallavolista. Insomma ce l’ha messa tutta, pressoché da solo, gli altri si impegnano per carità ma ‘gna fanno. Così vincono i gialli, in onore e in memoria del padre spirituale di Sheva e del Ct Blokhin, l’immenso colonnello Lobanoski, fondatore della scuola del nome, che li faceva giocare nel fango e nella neve per forgiarne il corpo e il carattere. Al 7’ l’Ucraina pareggia: cross teso dalla destra, Andriy Shevchenko vola con il corpo ad arco sopra Mellberg che pure è armadio di un metro e novanta. Elevazione è bestiale, palla imprendibile. Al 17' si ripete d’astuzia e precisione. Corner da sinistra, lui sbuca da dietro Ibra e spizza di nuca. Ibrahimovic ha il torto di essersi fatto sorprendere ma non può marcare l’uomo o rincorrerlo come farebbe un difensore: il vero errore è di Mellberg, è lui a guardia del palo ma è fuori posizione quel tanto che basta a far passare la palla. L’Olimpico di Kiev, un catino da ottantamila spettatori e un fior di stadio, è tutto un riflesso di giallo. Donne belle fanno festa. La febbre degli Europei ha contagiato anche la nazione triste.
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