Adesso se po' fa'
Avremmo potuto perdere contro chiunque, ma con la Germania mai, mai, mai

Ci sarebbe voluta una Germania eccelsae non male educata a maramaldeggiare con i piccoli. Ci sarebbe voluta una Germania consapevole di non giocare contro la Grecia e un simulacro di carenaggio. Ci sarebbe voluto gioco ampio, cambi repentini di ritmo e di fronte, ci sarebbe voluto genio. Non ce l’hanno. Ozil, il tanto decantato Ozil, ha vagato in campo smarrito come un pulcino, e finalmente si è visto che Pirlo vale dieci volte tanto, che fra De Rossi e Schweinsteiger non c’è confronto possibile, infine che Riccardo Montolivo, timido e incompiuto, ha solo bisogno che qualcuno gli dia fiducia con continuità. Se è stata la più brutta Germania vista agli Europei – e da molto tempo in qua in campo internazionale – è esclusivamente per merito degli azzurri.
Il pack dei sette e mezzo, i quattro dietro più Pirlo De Rossi e Marchisio e un po’ di Montolivo, anzi degli otto e mezzo, perché di Buffon non ci si può proprio dimenticare, decisivo tanto quanto Neuer è apparso colpevole di supponenza nel primo gol di Mario Balotelli, questo blocco insomma è di acciaio temperato, regge l’urto e riparte, zigzaga nello stretto, esce palla al piede. E non spreca nulla. Presi uno ad uno non sono fenomeni, a parte Pirlo e De Rossi, ma nasce da questo collettivo un’alchimia che ha qualcosa di strabiliante: sono imbattibili di testa, reattivi nell’anticipo, si sorreggono l’uno con l’altro, ed è questa la grande bellezza del calcio. Mi duole ammetterlo, da milanista, ma questo blocco Juve fatto di bric e di brac, con recuperi vintage, è grande, ha ottima e robusta fattura: quel signore con il parrucchino o con il trapianto, non so mai, ha fatto un lavoro incommensurabile, sui piedi e nella testa, e Prandelli è stato più che mai intelligente a farlo suo. Se poi ci si aggiungono le giocate fini di Montolivo, una decina, le quattro serpentine di Cassano e finalmente un Balotelli, essenziale e straripante, quattro occasioni, due errori e due gol, davvero non ce n’è per nessuno.
Siamo e restiamo italiani però: e se non ci complichiamo la vita non siamo felici. Il risultato è bugiardo, abbiamo tirato in porta una decina di volte, sprecato quattro, cinque, palle gol: almeno due limpide di quelle che non si concedono a nessuno per definizione.
Ora siamo ebbri e felici. Anche il rigore – quello di tutti i giorni – ha altro sapore. Siamo insensibili allo spread. Aver visto i tifosi tedeschi prima ammutolirsi, poi piangere vale come vendetta postuma della lira. Non ci ha sorpreso: in Polonia e Ucraina sapevamo che sarebbe potuto accadere di tutto, essere eliminati nella fase a gironi, perdere malamente con l’Irlanda o fare una figuraccia con la Francia o l’Inghilterra. Tutto sarebbe stato nel novero del possibile e poi come si dice la palla è – vagamente –rotonda. Ma arrivare in semifinale e perdere con la Germania, questo non sarebbe mai successo: mai, mai, mai.
Gli azzurri sanno di non avere ancora fatto nulla di importante: come diceva l’Avvocato il secondo classificato è solo il primo degli ultimi. E’ questo lo spirito di tutto un popolo che considera la dignità della partecipazione una roba per snob luetici e noiosi e vuole sempre e solo vincere. Domenica contro la Spagna sarà di nuovo grande battaglia. E grande calcio contro un avversario molto più tecnico dei sopravvalutati tedeschi. Non ci sono fantasmi, tra noi e loro. Solo una vendetta piccola e tutta latina da consumare. L’ho già scritto: questa volta se po’ fa’.
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